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ANALISI A BRIGLIA SCIOLTA: Roma 1-2 Milan

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Tempo di lettura: 5 minuti

Una partita dalle mille emozioni, dai mille episodi, tra due squadre che non mollano. Potrebbe essere questa la sintesi migliore di questo Roma – Milan andato in scena domenica sera. Si sono viste due squadre certamente diverse, ma con la stessa voglia di aggrapparsi alla speranza del risultato, e allo stesso tempo di ribellione alle avversità che una gara può portarti.

LA SOLITA PERSONALITÀ DEL MILAN

I rossoneri sono la capolista, assieme al Napoli, ma soprattutto si sentono capolista. Lo stesso Pioli nel post partita ha dichiarato che fino allo scorso anno in questi big match si aveva la convinzione di vincere solo facendo una grandissima prestazione, quasi come si andasse alla ricerca di un miracolo. Adesso questa è la sensazione che provano i suoi avversari. Il Milan già nel suo assetto, sia con che senza palla, dimostra consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. I rossoneri iniziano con un pressing altissimo, uomo contro uomo, che mette in difficoltà la Roma. I giallorossi hanno cercato di saltare la pressione alzando la palla su Abraham, che però non l’ha mai tenuta su. Pioli ha impostato la gara con una costruzione a tre, in quella che è la classica salida lavolpiana, con uno dei mediani ad abbassarsi in mezzo ai centrali che si aprono. In questo modo Theo e Calabria possono stare larghissimi, mentre Krunic, Saelemaekers, Leao e Ibrhaimovic possono dividersi le zone centrali dell’attacco con continui interscambi di posizione. Il Milan occupa cosi tutti i corridoi offensivi, costringendo la Roma ad abbassarsi e a subire il palleggio avversario. È proprio da questa situazione che nasce la punizione del vantaggio. Con Theo che stringe e lascia la fascia a Leao che parte in slalom con tutta la sua qualità e la sua potenza fisica, e viene steso. Solo due lampi in verticale della Roma mettono spavento ad un Milan che è padrone del campo. E questi strappi non possono che venire da Pellegrini e Zaniolo.

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L’ANIMA DELLA ROMA

Il 7 ed il 22. Sono loro il cervello ed il cuore della Roma. Mourinho infatti cerca sempre di metterli in connessione. In questo caso lo fa alzando tantissimo Vina in costruzione, per portare Mkhitaryan a suo agio nel centro sinistra, con Pellegrini nel mezzo spazio di destra vicino a Zaniolo. Da questo legame covalente che li lega ne nasce una sgroppata di Karsdorp, azionata da una verticalizzazione di Pellegrini, e ricamata da un velo di Zanioloche manda a vuoto Theo. A quel punto l’olandese va fino in fondo e mette in mezzo, per una doppia occasione, entrambe le volte murata, che rimarrà anche l’unico vero pericolo del primo tempo. Mourinho si ribella subito a questa prima frazione attendista e faticosa della sua squadra, che si è vista dominare tatticamente dal Milan. E inserisce il giovane Felix per uno spento Mkhitaryan. Ma la mossa principale è cambiare assetto tattico e passare ad un 1-3-4-3, con Pellegrini di fianco a Veretout, e Cristante in mezzo ai centrali. Una situazione che permette alla squadra di poter essere più alta per andare a pressare con più ordine in avanti, senza farsi abbassare dal palleggio rossonero. A questo punto diventa importante sfruttare Ibrahimovic, che sempre più spesso viene cercato da Kjaer con una palla verticale, per approfittare della difesa molto alta della Roma, che si ribella al brutto primo tempo…e non molla.

”E questo è il motivo per cui non mollo/ Anche se sto con i nervi a pezzi fatto fino al midollo/ Non crollo mi stringono per il collo/ Stanno strangolandomi impedendomi il decollo” (Non crollo, Fabri Fibra)

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SLIDING DOORS

La prima sliding door è al minuto 52. Kessie viene attirato da Pellegrini, Tomori non se la sente di uscire fino a metacampo su Zaniolo, che allora può ricevere il laser pass di Mancini e puntare palla al piede. Palla allargata a destra per Karsdorp, che mette in mezzo a rimorchio per Abraham che viene murato da un Kjaer che in quel momento inizia la sua difesa del castello, che lo porterà a 2 tiri respinti e ben 8 spazzate. Bennacer vince un contrasto con Pellegrini, scarica su Kessie, e Theo può accendere il motore facendosi dalla sua area fino a quella avversaria per imbucare su Ibra che va giù sul contatto con Ibanez, lento a seguire il taglio dello svedese alle spalle di Cristante. Con il nuovo assetto della Roma, il Milan non riesce più ad uscire alto in pressione, e concede campo sperando in quelle transizioni mortifere che la contraddistinguono, quando Theo e Leao possono infiammare la fascia sinistra. Nel tentativo di resistere all’aggressione immediata della squadra di Mourinho, subito dopo aver perso palla, arriva la seconda sliding door con Krunic che perde palla e il Milan che rimane in dieci. Da questo momento in poi inizia un assedio totale dei padroni di casa, con i rossoneri che, come contro l’Atletico Madrid, quando rimangono in dieci smettono di giocare e passano ad una difesa ad oltranza, che difficilmente può reggere per la mezz’ora che manca. Anche i dati dimostrano che la partita della squadra di Pioli finisce in quel momento.

Roma Milan xG

(Foto: Understat.com)

Il rigore segnato da Kessie è l’ultima emozione che il Milan regala a questa partita. A quel punto Mourinho va per il tutti dentro. E proprio da questo assedio se ne esce con il gol che accorcia le distanze e accende le speranze, con ben otto giocatori in area milanista. Zaniolo, il primo per xG della sua squadra con 0.36, e Pellegrini, leader tecnico con 4 passaggi chiave, guidano l’assalto, ma il fortino di Pioli tiene…e non crolla

”E questo è il motivo per cui non mollo/ Anche se sto con i nervi a pezzi fatto fino al midollo/ Non crollo mi stringono per il collo/ Stanno strangolandomi impedendomi il decollo” (Non crollo, Fabri Fibra)

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CONCLUSIONI

Una partita a due facce. La prima dominata dal Milan per 60 minuti, la seconda comandata in lungo e in largo dalla Roma e la sua voglia di ribellarsi a tutto e a tutti, con il generale Mourinho in prima linea con i suoi ragazzi. Non sempre può bastare questa mentalità battagliera che la squadra mette in campo, ma l’inizio del percorso del portoghese fa capire che questo gruppo può contare su una spavalderia ed un coraggio, che possono fare da base per qualcosa di importante. Adesso la squadra si aggrappa ancora troppo alle folate nevrili dei suoi singoli, una ribellione continua alla partita che fa vivere le partite della Roma come se si fosse sempre in uno scenario epico, con gli aedi pronti a cantare delle gesta dei prodi combattenti giallorossi.

Specialmente in questi big match sembra vadano sempre a caccia di quel miracolo di cui parlava Pioli, che al Milan non serve più, perché ha imparato a dominare gli avversari, a imporre la sua tecnica in campo, e anche a soffrire. Sapendo sia andare di fioretto che di sciabola. A questa partita sono mancate solo due cose: un diluvio torrenziale per regalarci un secondo tempo biblico, e un poeta a raccontare la battaglia di due squadre che non hanno mai intenzione di mollare, proprio come canta Fabri Fibra.

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