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ROSSETTO E CAMPIONATO – Doppia mandata

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In linea di massima, nella vita conviene sempre tenere le porte aperte, o quantomeno socchiuse: si potrebbe dover ripassare dallo stesso punto, quando dall’altro lato sai già cosa ti aspetta. Certo, sempre meglio essere decisi, non avere il dubbio seppur legittimo di una vista sconosciuta. Con la stessa decisione, in alcuni casi è meglio serrarle le porte.

Il tempo delle mele per Gigio Donnarumma è finito tempo fa. Nonostante sia praticamente figlio del nuovo millennio, ha avuto ben poco tempo per sentirsi tale. A ventidue anni difenderà i pali della Nazionale Italiana tra poco più di ventiquattro ore, dopo aver mostrato i muscoli nel corso dell’intera spedizione europea, con in testa solo la vista di un trofeo che per una volta potrebbe unire tutti i colori del nostro campionato. Gigio ha probabilmente sofferto agli sfottò che si è ingiustamente tirato addosso per diversi errori, taluni decisivi, nel corso della sua lunga carriera in maglia rossonera.

Ha dell’incredibile dover definire lunga la carriera di un ventiduenne, quando per la maggior parte dei ventiduenni a questo mondo la carriera non è ancora cominciata. Ma Gianluigi ha bruciato le tappe, pare che per lui sia pronta e lastricata d’oro la strada verso Parigi. Sono cose che capitano quando il sangue ribolle di talento. Gira da giorni la storia di ragazzino laureato in fisica a undici anni, più o meno l’età in cui ognuno di noi sta ancora per decidere tra Diabolik e Dylan Dog – stava, perdonate la boomerata.

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Ma l’anagrafe è solo una velleità burocratica, una necessità sociale. Che volete che ne sappia l’anagrafe di Gianluigi Buffon, anni quarantatré, un contratto firmato di fresco con il Parma del presidente a stelle e strisce Kyle Krause. Uno che a quanto pare ha fatto breccia nel cuore dell’ex portiere bianconero, che voleva una sfida che lo appassionasse. Metti la squadra che ti ha battezzato, peraltro l’unica con cui hai vinto un torneo di livello europeo. Metti il mix di tranquillità e adrenalina che solo il tentativo di poter riportare un club del genere nella massima serie può darti.

Metti che hai quarantatré anni, e cosa importa se hai giocato con il figlio di un tuo ex compagno ai tempi proprio del Parma. Smettere, ma per quale motivo mai sulla Terra, se ciò che fai ti rende vivo. Scommettere ancora una volta su sé stessi, la Buffon Academy, il paradiso terrestre per ogni bambino desideroso di imparare a volare tra i pali. Andare a scuola col borsone, “Mi alleno alla scuola calcio di Buffon”, ma cosa ve ne fate della consolle se il videogioco più bello del mondo lo vivete ogni giorno.

Il bello delle porte aperte è che puoi anche non dover scegliere tu. Certe cose non si governano, non si gestiscono, non hanno la pretesa di sapere di dover accadere. Certe cose succedono e basta. Kasper Schmeichel ha annullato Raheem Sterling, ha preso il volo davanti a Harry Maguire nella seconda semifinale europea, ed ha impresso nella memoria di tutti noi quella che per chi ama questo ruolo è la parata perfetta. Contro l’Inghilterra, il portiere danese ha fatto credere un po’ a tutti che quello in porta fosse in realtà suo padre, Peter.

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Uno che gli Europei li ha vinti, e che dell’Europa non si è fatto mancare nemmeno la Champions League portata a casa con il Manchester United, cruccio che probabilmente resterà sempre nel profondo dell’animo di Gigi Buffon. Kasper Schmeichel non si giocherà la finalissima di Wembley contro l’Italia, ma porterà per sempre con sé la sua personale sfida al giornalismo anglosassone, quello per il quale it’s coming home. Bastano poche parole e un sorriso splendente al portiere danese per mettere puntini pesanti quanto macigni.

Sfidarsi da soli non è affatto semplice, qualunque sia l’età, lo status sociale, qualunque sia la ragione per cui abbiamo bisogno di dimostrare a noi stessi che quella porta è tempo di attraversarla. Donnarumma ha domani stesso la sua occasione per dire al mondo, semmai non ne fossimo già abbastanza a conoscenza, che la carta d’identità è solo un voluttuario orpello per burocrati. Del resto Buffon lo ha già fatto, probabilmente non ne ha mai nemmeno avuta una di carta d’identità.

Kasper Schmeichel tornerà a difendere la porta del Leicester City, i suoi sforzi a nulla sono valsi contro la compagine di Gareth Southgate. Ma dopo quella vissuta con il Leicester di Mister Ranieri, avrà un’altra splendida storia da raccontare ai suoi bambini: di quando agli inglesi è servito il chiavistello per scardinare la sua porta.

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