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CALCIO E STORIA – Stan Cullis: l’uomo che “inventò” la Champions

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Tempo di lettura: 4 minuti

A Newton fu sufficiente una mela caduta sulla testa per scoprire la gravità, a Galileo un lampadario nel duomo di Pisa per ideare la legge del pendolo.

A Stan Cullis bastò una sola partita di calcio per la Champions.

La partita in questione fu quella giocata nel 1954 tra il Wolverampton e la Honved di Puskas nello stadio degli inglesi, il Moulineux, che portava il nome di un mercante che, nel 1700, comprò la terra sulla quale secoli dopo venne costruita la tana dei lupi.

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Era quello, l’anno in cui il calcio inglese, per la prima volta, attraversò una crisi di autostima.

Gli inglesi infatti, dopo aver inventato il football, dopo averlo fatto conoscere a mezzo mondo con i marinai che trasformavano ogni banchina d’attracco in un campo di calcio e dopo aver concesso solo partite amichevoli alle formazioni al di là della Manica, vennero sonoramente battuti dagli ungheresi.

La nazionale inglese fu sconfitta due volte in pochi mesi dall’Ungheria: prima a Londra, con un netto 6-3, e poi a Budapest, con un roboante 7-1.

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Mai e poi mai avrebbero pensato di perdere la loro leggendaria imbattibilità in un modo così netto.

L’occasione per cercare di “vendicarsi” si presentò alla fine del 1954, con una partita tra la squadra del Wolverhampton e la Honved dei campioni magiari che formavano l’ossatura della nazionale danubiana.

Il Wolverhampton aveva conquistato il suo primo titolo nazionale nel 1953 ed aveva un gioco innovativo grazie al suo allenatore Stan Cullis, che aveva introdotto schemi moderni e più offensivi.

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Cullis era stato una delle colonne dei Wolves negli anni Trenta, formazione con la quale sfiorò senza mai conquistarlo il titolo di campione di Inghilterra.

Era un ragazzo tutto d’un pezzo, Stan, una di quelle persone con la schiena dritta, che passò alla storia per essersi rifiutato di fare il saluto nazista davanti a Hitler nel 1938, in occasione della partita tra Germania e Inghilterra.

Quel rifiuto, unico tra i suoi compagni di squadra, costò al giovane Cullis la possibilità di giocare perchè fu mandato in tribuna per punizione.

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Non meno forte e carismatico come allenatore, trasferì la sua grinta e la sua voglia di non arrendersi mai ai giocatori che allenava.

Cosi, riuscì da allenatore a vincere quel titolo che gli era sfuggito da giocatore.

Una squadra e una società moderna quella dei Wolves.

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Fu una delle prime infatti, a dotare il proprio stadio di un impianto di illuminazione per le partite in notturna e per celebrare tale innovazione organizzò una serie di amichevoli prestigiose.

Quando, verso la fine del 1954, i dirigenti del Wolverhampton invitarono la Honved per giocare sotto i riflettori del Molineux, tutta l’Inghilterra guardò a quella partita come una nuova possibilità di restituire lustro al calcio inglese.

Accorsero più di cinquantamila spettatori allo stadio e l’intera nazione, quella sera, accese la radio per ascoltare la diretta della partita.

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L’inizio fu subito durissimo.

Dopo appena quindici minuti la Honved era già avanti due a zero, grazie alle reti di Kocsis e Machos.

Il Wolverhampton si buttò in avanti generosamente ma non riuscì a segnare.

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Alla fine del primo tempo un vento gelido sferzava il viso e l’animo dei tifosi sugli spalti.

Tutti erano già rassegnati a dover assistere all’ennesima sconfitta al cospetto dei giocatori ungheresi.

Tutti, forse, tranne uno, l’indomito Stan, che negli spogliatoi radunò i giocatori attorno a sé e pronunciò le parole giuste che portarono i suoi lupi a compiere una delle più grandi imprese della storia del calcio.

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Passarono solo cinque minuti del secondo tempo e il Wolverhampton riuscì subito ad accorciare le distanze grazie ad un calcio di rigore di Hancocks.

Il capitano e attaccante Wright suonò la carica e il resto della ripresa fu un susseguirsi di azioni in attacco.

In una di queste Swinbourne riuscì a trovare la rete del 2-2.

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Il Molineux divenne una bolgia.

Dopo pochi minuti, Wright crossò nuovamente per Swinbourne che calciò verso la porta la palla, che fu seguita da centomila occhi mentre toccava la rete.

Era il goal del 3-2.

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Un boato festante partì dal Molineux e si diffuse in tutte le case degli inglesi che seguivano la partita alla radio.

Il Wolverhampton aveva sconfitto la Honved, la squadra più forte dell’epoca e in un certo senso la squadra inglese si sentiva sul tetto del mondo, come titolarono i giornali inglesi.

Il Wolver di Stan Cullis Campione del mondo.

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La cosa fu ripresa da un giornalista francese dell’Equipe, Hanot, che trasse spunto da quella partita per sollecitare l’organizzazione di un torneo europeo tra le squadre più forti.

Quel torneo divenne realtà nel 1955 e fu chiamato “coppa dei campioni”.

E tutto questo, grazie all’impresa di Stan Cullis e dei suoi lupi.

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