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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Man on the Moon

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Il 20 luglio è una data storicamente importante. Nel 1969 Buzz Aldrin e Neil Armstrong portarono l’Apollo 11 sul suolo lunare. Non sono passati poi così tanti anni, solo cinquantuno. E c’è ancora chi non crede, chi mette in dubbio che l’allunaggio si sia realizzato davvero.

C’è qualcuno che ci spera in realtà, che trae piacere dal supporre che nessun uomo sia mai stato sulla Luna. Ed è incredibile come questa Serie A sia una versione in scala molto ridotta di quell’avventura stellare andata in scena ormai mezzo secolo fa.

Diciamo che il nostro shuttle è partito. Il 20 luglio 2020 vede protagonista la Lazio sull’erbetta verde dell’Allianz Stadium, ospite della Juventus di Mister Sarri. Al match ci arriviamo traballanti: è la definizione corretta, per chi sta costruendo un razzo spaziale, ma che si ritrova ancora a dover utilizzare il Vinavil per chiudere quei buchi che potrebbero depressurizzare la cabina interna.

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Anche se in realtà di pressione ne abbiamo a camion interi, a partire dalla formazione che Mister Sarri decide di mandare in campo: la difesa dolorante trova il suo perno in Matthijs de Ligt, e nella sua spalla fasciata e sotto ghiaccio. Cuadrado e Alex Sandro sulle fasce, e la sorpresa a centrocampo: Bentancur in cabina di regia, affiancato da Aaron Ramsey e Adrien Rabiot, oggi più sorprendente di un pesce su Marte.

In attacco non c’è molto spazio per altro: con Bernardeschi squalificato, la strada per Douglas Costa è spianata, a dare man forte a Cristiano e Paulo Dybala. L’argentino partiva dalla panchina, per un mal di schiena a detta di Sarri: il titolare è Higuain. Ma il fato ha voluto che il Pipita avesse qualche problema durante l’allenamento. Non consapevoli del pregresso, i primi complottisti sono proprio i tifosi della Juve, i quali ad una prima lettura della formazione si sono lanciati nel campionato di sputo del veleno: come si fa a lasciare Dybala in panchina? Dalle mie parti si dice che “parla semp chi s’adda sta zitto”.

Inzaghi arriva a Torino con la squadra letteralmente decimata, senza Correa, Lucas Leiva, Luis Alberto e Radu, e con un annoiato Jordan Lukaku in tribuna. La panchina laziale è ricca di ragazzi provenienti dalla primavera, ma il match comincia senza alcuna remora dal punto di vista del coraggio. Una lunga fase di studio, un primo brivido per la Lazio su un colpo di testa di Alex Sandro che si stampa sul palo.

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Pali grandi protagonisti di giornata: memorabile davvero quello colpito da Immobile su un brutto errore di Bentancur, a cui nulla si può dire, se non che la stanchezza colpisce anche i migliori.

Con Immobile, c’è uno dei due momenti di défaillance delle coronarie della sottoscritta, nonché il primo tentativo di apertura champagne da parte del resto d’Italia. A proposito di champagne: c’è un francesino in mezzo al campo che ha tentato di rimettere in sesto un’intera stagione totalmente sottotono, prendendo nuovamente il pallone in autonomia e cercando di rifare quanto già fatto col Milan, cavalcando l’intera fascia e tentando di mettere il pallone alle spalle di Strakosha.

Scusami Adrien, sono l’esatto esempio del tifoso juventino sbagliato: maledettamente e fastidiosamente impaziente. Ma grazie per avermi insegnato che la pazienza porta dei frutti, e che se tu sei quello delle ultime giornate, il nostro centrocampo ha già qualcosina da cui ripartire.

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Chi non ha mai e poi mai pazienza è Cristiano Ronaldo: esce dagli spogliatoi con la felpa addosso a ventotto goal segnati in questa stagione. Cerca, con la suola della scarpa, di metter dentro un pallone trattenuto a stento dal portiere biancoceleste, con Lazzari che salva a millimetri dalla porta.

Poi c’è Bastos, che allarga le braccia beccando il pallone in area di rigore, azione che necessita comunque del consulto al VAR. Poca pazienza quella di Cristiano di arrivare a trenta stasera. Il ventinovesimo lo stampa in basso a destra, imparabile per Strakosha.

Uno a zero, per adesso. Perché poi Luiz Felipe perde ingenuamente un pallone sotto la pressione dello stesso CR7 e di Dybala, che s’invola verso la porta e che potrebbe mettere anche il suo sigillo su questo match in cui ha sciorinato momenti di calcio meraviglioso dal suo repertorio tecnico, quel repertorio che ogni giorno mi fa pregare che sia il giorno giusto per vedere le foto del rinnovo di contratto del Diez. Ma l’egoismo non è caratteristica di questo ragazzo, e allora lascia che sia di nuovo il Portoghese a timbrare cartellino. Trenta. Trenta goal in Serie A in questa stagione.

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Due a zero, e animi juventini in fibrillazione. Non che il due a zero abbia portato fortuna ultimamente. In genere è il punto di svolta per la partita dei nostri avversari. E rischia di esserlo ancora, con Bonucci che colpisce Immobile nel tentativo di togliergli la palla in area di rigore. Immobile davanti a Szczesny non sbaglia, raggiungendo proprio CR7 con i trenta goal per stagione, e onestamente comincio a non sentirmi bene nemmeno io.

Devo di nuovo ringraziare Tek se oggi stiamo parlando di una vittoria. Il portierone polacco allarga le mani quanto più può su una punizione meravigliosa di Milinkovic Savic (per il quale a Torino e nel mio cuore ci sarà sempre spazio). Devo di nuovo ringraziarlo se questo shuttle è finalmente partito.

Tocca tenere dentro l’ansia della partenza, le prediche sui calendari provenienti da chi ormai, per quanto mi riguarda, non ha più tanto diritto di fregiarsi di quanto vinto con la casacca bianconera. Perché non mi interessa se determinate parole fossero rivolte alla dirigenza nerazzurra piuttosto che a chi era in campo stasera. Le parole pesano, a volte molto più dei fatti.

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Pesa il desiderio di tutta l’Italia colorata, come amano definirsi i non tifosi e non simpatizzanti juventini, di vedere i ragazzi di Sarri crollare davanti alla Lazio. Di non vedere mai partire questa spedizione, che semmai dovesse davvero riuscire lo farebbe per la nona volta consecutiva. E in barba a chi ci vede complotti, lamentele, panchine lunghe, panchine corte, siamo partiti eccome. Ora sta a noi riuscire a camminarci davvero, sulla Luna.

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