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REPORT – Watford mitologico: un’alce e una fenice dal cuore italiano
Siamo passati dalla leggenda al mito, come spesso accade nelle narrazioni. Perché il calcio è anche questo: narrazione. Narrare, riassumere, ricordare sono tutti tasselli di una sola parola: la Storia. Storia, però, intesa in tanti modi; una storia può essere un racconto; la storia può essere l’insieme di vicende del passato che noi ricordiamo oggi. La storia è qualcosa che segna inevitabilmente un’epoca e non può che essere ricordata.
Con il secondo episodio di REPORT siamo qui per parlare del Watford che nelle ultime partite sta mettendo alle spalle questa prima metà per ripartire da zero.
QUALCOSA È CAMBIATO
Sicuramente qualcosa è cambiato. Il dato è oggettivo e lo testimoniano semplicemente gli ultimi cinque incontri. Nelle ultime cinque partite il Watford non ne ha persa una, allontanandosi dalla zona retrocessione. Il grande lavoro svolto dall’allenatore è sicuramente da lodare. Ma, esattamente, quale allenatore? Perché nel corso di questo 2019/2020 non ancora terminato gli Hornets hanno cambiato ben 4 tecnici – uno di cui però ha svolto il ruolo di traghettatore. La stagione è iniziata nelle mani di Javi Gracia. Ma gli scarsi risultati ottenuti dal tecnico spagnolo, hanno portato la società a concentrarsi su una vecchia conoscenza: Quique Flores. Dopo l’avventura nell’anno 2015-2016, Sanchez è stato richiamato per guidare la squadra fino al termine della stagione e fuoriuscire dalla zona retrocessione. Ma così non è stato. E mentre veniva stabilito il successore di Quique, Hayden Mullins ha tenuto in mano la panchina del Watford fino alla chiamata di Nigel Pearson.
DA GRACIA A QUIQUE FLORES
Il modulo messo in campo da Javi Gracia conta una difesa a 4 con tre linee da due. Un 4-2-2-2 sostanzialmente, che ruotava anche intorno al 4-3-1-2. Ma il primo approccio tattico del mister spagnolo si rivela un fallimento. Un solo punto in quattro gare che porta la società alla clamorosa decisione di esonerarlo. Nell’ultimo match, però, in cui ottiene l’unico punto guadagnato fino a quel momento l’idea messa in mostra fino ad allora viene stravolta. I gialloneri si presentano al cospetto del Newcastle con un 3-4-2-1 che porta per la prima volta i suoi frutti in campionato. Ma la rigidità della società non permette al tecnico di continuare il suo percorso. Così subentra Quique Flores che del lavoro di Gracia riprende soltanto l’attaccante lì davanti. Un unico uomo a sostegno del centravanti e un modulo che gira tra il 4-4-1-1 e il 4-2-3-1 a seconda delle fasi di gioco. Un inizio niente male se consideriamo l’esordio: un pareggio con l’Arsenal. Seguito però da un disastroso 8-0 contro il Manchester City di Guardiola che si rivela fatale. Da quel momento, l’unica vittoria sarà fuori casa l’8 novembre 2019 contro il Norwich. Seguita tra l’altro da altre quattro sconfitte ed un pareggio.
E ALLA FINE ARRIVA PEARSON
In una di quelle quattro sconfitte appare già il nome di Nigel Pearson, l’attuale coach. È da lui che riparte il Watford ed è anche grazie a lui che si è risvegliato l’essere mitologico che protegge la società. L’unica sua colpa è quella di essergli capitato come esordio la partita contro la squadra più forte e più in forma del campionato. Ma tutto ciò che viene dopo è decisamente positivo. Zero sconfitte nelle ultime cinque ed il merito è solamente suo, considerato che la squadra è praticamente la stessa. La vittoria contro il Manchester United è servita come trampolino di lancio per permettere al morale della squadra di risollevarsi alla grande. La prossima sfida sarà con il Tottenham e con molta probabilità, anzi quasi sicuramente, rivedremo il 4-2-3-1 proposto finora. Con Deeney a fare da punta, Deulofeu, Doucouré ed Ismaila Sarr a supporto del numero 9.
IL CUORE ITALIANO DEL WATFORD
Ma il cuore italiano del Watford resta una delle “storie” più belle da raccontare. E non ci riferiamo solo al fatto che Walter Mazzarri ha allenato questa squadra tempo fa, ma proprio al cuore del club: la proprietà. Dal 2012 gli Hornets sono passati in mano ai Pozzo che decisero proprio di partire da Gianfranco Zola prima e Giuseppe Sannino poi; prima di ripescare Walter Mazzarri nel 2016. Giampaolo Pozzo è lo stesso presidente dell’Udinese: ecco spiegato dunque anche i vari affari tra i due club durante gli anni. Come ad esempio Okaka, o per essere più attuali Ignacio Pussetto. Per non dimenticare la presenza del difensore marocchino, naturalizzato italiano, Adam Masina. Ma oltre all’Italia pura, c’è anche chi – proprio come Pussetto – ci ha solo giocato in Italia; e l’ha portata poi nella sua esperienza in Premier. Primo fra tutti è Gerard Deulofeu che ha frequentato per pochi mesi il massimo campionato italiano. Dall’Everton passò in prestito al Milan per poi ritornare al Barça e finire nel 2018 al Watford a titolo definitivo. Come dimenticarsi poi di Nathaniel Chalobah, il giovanissimo talento ex Chelsea che passò per un anno in prestito al Napoli. Ed infine prima Zeegelaar, che la scorsa stagione passò in prestito all’Udinese; e poi Roberto Pereyra. Uno che ha tanto da condividere con l’Italia. Dalla sua esperienza all’Udinese, al suo passaggio alla Juventus fino al trasferimento al Watford. E in queste ultime tre avventure, l’Italia è sempre stata presente. Perché molta della Storia nasce da noi, dall’Italia, da questa penisola che ha ancora tanto da raccontare.