Angolo del tifoso
ANGOLO MILAN – Vince un Milan brutto

Il Milan ce l’ha messa tutta per non vincere questa partita e ci stava quasi riuscendo. Per mezz’ora Provedel è sembrato la reincarnazione di Dino Zoff, Buffon e Lev Yashin, tutti e tre nello stesso corpo. Nella stessa notte.
Poi, chissà grazie all’intervento di quale divinità a noi ancora sconosciuta, ha ceduto. Ha prevalso l’istinto di sopravvivenza. E Okafor è riuscito a far partire un tiro forse un filo troppo centrale, ma abbastanza forte da andare oltre il guanto dell’estremo difensore della Lazio che, anche in questo caso, era riuscito a intercettare il lancio.
È stata una sofferenza. Tanta fatica per vincere. E tanta fatica a esultare, dopo aver disputato una delle più brutte partite della stagione. Ma, da questo punto di vista, ormai zero sorprese, non ci si meraviglia più.
Ci sono state tante brutte partite e tante altre ce ne saranno. Poche certezze nella vita da milanista di inizio Terzo Millennio, ma solide, incrollabili. La Lazio parte forte e giocherà bene per tutta la partita.
Sempre aggressiva sul portatore di palla, sempre pronta a chiudere le linee di passaggio e questo manda subito in tilt il palleggio lento, compassato e prevedibile dei rossoneri, salvati ancora dai cambi della Provvidenza, da quelli che, una volta, la stampa poco indulgente definiva “i panchinari”.
Beh, quest’anno cominciano a essere tanti i punti portati alla causa dai “panchinari”, che dimostrano di non subire la tensione di una partita che non si sblocca. E anzi hanno il guizzo finale che sarà poi quello decisivo. Anche perchè ,quando la serata comincia storta, quasi sempre finisce peggio.
Se Bennacer e Adli sono in seria difficoltà, il Milan è in seria difficoltà. Se poi aggiungiamo un mood generale degli altri sempre troppo imprecisi e prevedibili, abbiamo un’immagine abbastanza nitida del calvario che noi milanisti siamo condannati ad attraversare ogni maledetta domenica. Senza avere il lusso di un Al Pacino in panchina a dannarsi l’anima, davanti ad una squadra mai padrona nemmeno di se stessa. Florenzi non vede uscire Maignan, diretto a prendere il pallone in area e glielo passa con un tiro forte. Maignan, sorpreso, va a ribattere la palla in scivolata e nello slancio, dopo due metri, finisce per travolgere Castellanos.
L’arbitro e il VAR giudicano l’episodio un normale scontro di gioco, niente rigore, ma per un minuto il terrore che potesse materializzarsi l’ennesimo penalty regalato all’avversario, il dodicesimo, dall’ennesima inaccettabile svista difensiva, è stata davvero tanta.
La scena di Florenzi che non vede uscire Maignan dai pali dovrebbe spiegare bene il livello di leggerezza e superficialità che si vede nelle partite del Milan, anche nei big match. Ed è così da troppo tempo per non pensare a qualcosa oramai di strutturale.
Un susseguirsi episodi talmente irreali e incredibili, da sembrare un carosello di Charlie Chaplin o Buster Keaton. E la mitragliata finale di cartellini rossi, sventagliata da Di Bello, che ha ridotto i padroni di casa in otto, aveva proprio l’aria di chiudere coi fuochi d’artificio, una serata davvero lunare.
I romani sulla via del ritorno pensano alla sfida contro il Bayern Monaco e i milanisti a quella contro lo Slavia Praga. Due impegni ben diversi. A ciascuno il suo.
(Foto: Depositphotos)