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Il tifoso e il diritto alla critica, a Napoli c’è un dilemma

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De Laurentiis Napoli
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Da settimane, ormai, si sentono in radio e si leggono sui social voci e parole di tifosi del Napoli che biasimano i loro compagni di fede azzurra perché, pare, le critiche rivolte alla gestione societaria del post scudetto sarebbero la prova provata del fatto che chi critica non ami la maglia, o la ami solo quando vince.

Su questo punto, io esco pazzo.

Come si può accusare chi è legittimamente arrabbiato con De Laurentiis per aver sbagliato tutto lo “sbagliabile” non solo nel dopo scudetto, ma anche fino a Napoli-Empoli del 12 novembre?

Ma davvero un tifoso, cioè una persona affetta da quella passione violenta che è il tifo, può serenamente e razionalmente accettare non un errore, ma cinque mesi e mezzo di “sciocchezze”?

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Davvero un tifoso può accettare con serenità il fatto che, dopo anni di storie sulla necessità di avere casse floride per poter programmare bene gli acquisti, si lascino passare 6 mesi (da febbraio a luglio) per mettere sotto contratto il sostituto di Kim e lo si faccia puntando solo a risparmiare?

Allora a cosa servono i conti in ordine?
A cosa serviva il portafogli gonfio?
Qua a nessuno frega nulla se Adl campa con il Napoli come mai avrebbe potuto fare con il cinema: anzi, personalmente ne sono contento perché a me fa piacere se un’altra persona sta bene.

Il punto è che non si può pretendere che il tifoso sia felice se un presidente deliberatamente pensa a tenersi i soldi in saccoccia e, al tempo stesso, assiste passivamente al depotenziamento tecnico della rosa.

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Certo, Adl aveva tutto il diritto di scommettere su Natan come aveva scommesso su Kvaratskhelia e su Kim: nel momento in cui la scommessa va male, però, nessuno deve osare rivolgere critiche a quanti lo attaccano per la scommessa persa, così come lo avevano elogiato per quelle vinte.

Anche perché il dubbio che viene a me è un altro: non è che coloro i quali biasimano gli arrabbiati commettono l’errore di identificare la maglia azzurra con il logo della Filmauro? In tal caso, il problema sono loro, non gli altri.

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