Approfondimenti
NUMERO 14 – Quella maledetta domenica

Genova, 21 Febbraio 1989. E’ la prima giornata del girone di ritorno, allo stadio Marassi si gioca Sampdoria – Torino. I granata sono andati in vantaggio con una rete del giovane fantasista Zago. Sembra il preludio ad una domenica di gloria per il ragazzo, invece si tramuta in un giorno maledetto. C’è uno spiovente in area, Zago affronta lo spagnolo Munoz in un duello aereo. La ricaduta è letale per entrambi: il centrocampista doriano rimane privo di sensi, Zago urla per il dolore. Il ginocchio si è piegato in modo innaturale, il legamento e la capsula articolare sono saltati. I tempi di recupero da questo infortunio sono stimati in un anno e mezzo.
Golden Boy
Una diagnosi impietosa per un ventenne in piena ascesa. Alvise Zago, trequartista classe 1969, è passato, nel giro di pochi attimi, dagli inni dei tifosi all’anonimato delle corsie d’ospedale. E’ costretto a trascinarsi per mesi sulle stampelle, dopo la doverosa operazione, in una serie infinita di esercizi di rieducazione che dovrebbero restituirlo al calcio giocato. Anche la squadra risente della sua assenza. Dopo un mercato estivo caratterizzato da dolorose cessioni in nome del bilancio la società ha chiesto al tecnico Radice di fare di necessità virtù. Che, tradotto in termini realistici, è un chiaro invito a trovare dei validi sostituti dei partenti nei giovani provenienti dal vivaio. Che, per fortuna dell’allenatore, è il migliore d’Italia. Non c’è stagione, infatti, che la florida “cantera” del Torino di Sergio Vatta, non porti a casa qualche trofeo. Sfoggiando un gioco spettacolare, tra l’altro, e con diversi talenti che si mettono in mostra. Zago è il miglior cucciolo dell’ultima nidiata, ha contribuito da protagonista alla conquista di uno scudetto e di una coppa Italia. Radice, dopo averlo osservato per tutto il ritiro, non ha dubbi nel lanciarlo titolare sin dalla prima giornata di campionato. La carta d’identità non conta, Zago è già pronto per giocare con i grandi, è già maturo per indossare la maglia numero 10 dell’immenso Valentino Mazzola.
Senza paura
Una simile responsabilità non sembra fargli tremare le ginocchia. Anzi, lo esalta. E’ un centrocampista dai piedi raffinati, sa sempre trovare il compagno meglio piazzato e non disdegna la conclusione in prima persona. Di piede ed anche di testa, nonostante non abbia un fisico ciclopico. Si fa notare per disinvoltura ed intraprendenza sin dal debutto alla prima giornata. I granata vengono sconfitti in casa dalla Sampdoria, l’ex Dossena firma una velenosa marcatura ma lui gioca con la sicurezza di un veterano. Il burbero Radice stravede per lui e sa di poterci fare pieno affidamento. Del resto non ha molta scelta: i nuovi arrivi non sono all’altezza di chi è partito, gli altri ragazzi del vivaio sono ancora acerbi. Zago è l’unico che abbia idee e personalità a centrocampo, è naturale affidargli le chiavi del gioco, i compagni lo accettano di buon grado come leader.
Anche in azzurro
Arriva presto anche il battesimo del gol. Ottava giornata, match contro il Verona al Comunale di Torino. I granata sono in svantaggio ma rimedia Zago con un imperioso colpo di testa su cross dello slavo Skoro. Una corsa frenetica sotto la curva Maratona immortala la nascita di un rapporto simbiotico tra la tifoseria granata e il loro nuovo idolo. Il ragazzo cresciuto al Filadelfia è diventato grande, sarà una colonna della squadra. La società veglia sulla sua crescita, Radice lo guida alternando il bastone alla carota, anche a livello di Nazionale ci si accorge di lui. Viene convocato dall’Under 21 e totalizzerà in totale 3 presenze.
Girone di ritorno
Purtroppo la sua evoluzione non va di pari passo con quella della squadra. Anzi, il Torino passa di sconfitta in sconfitta fino a toccare il fondo della classifica. Radice viene esonerato, al suo posto la vecchia gloria granata Claudio Sala. La situazione non cambia granchè e, alla prima giornata del girone di ritorno, la gara contro la Sampdoria è già una sorta di ultima spiaggia. Zago è nell’undici titolare e fa, come sempre, la sua parte con un gran gol. Dopo due minuti si compie il suo Destino con quel tremendo infortunio. Quella maledetta domenica sarà anche l’ultima a vederlo in campo, almeno nella sua versione scintillante. Al suo ritorno dall’infortunio non sarà più lo stesso giocatore di prima e, dopo alcune faticose annate in cadetteria, deciderà di appendere gli scarpini al chiodo.
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