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CALCIO E STORIA – ARPAD WEISZ, l’allenatore che inventò il calcio

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Tempo di lettura: 3 minuti

Quella che vi sto per raccontare è la triste storia di uno dei personaggi troppo presto dimenticati del calcio italiano e la cui fine nulla a che vedere con lo sport e con il calcio.

Parlo di Arpad Weisz.

Arpad fu un calciatore ungherese nato da genitori ebrei che giocò negli anni Venti in Italia con le maglie di Alessandria e Inter.

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Era un attaccante molto veloce, la classica punta laterale o tornante di sinistra, come la definiremmo oggi.

Purtroppo, a causa di un brutto infortunio, fu costretto al lasciare il calcio giocato troppo presto, ma il giovane Arpad non volle abbandonare la sua passione e decise di diventare allenatore.

Dopo un breve apprendistato in Uruguay, ritorno’ in Italia nel 1925, dapprima in Piemonte, dove ricoprì l’incarico di allenatore in seconda nella sua amata Alessandria, e successivamente nell’Inter.

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Dopo un paio di campionati, guido’ l’Inter alla conquista dello scudetto nel 1930, diventando, a 34 anni, il più giovane allenatore di sempre ad aver vinto il massimo campionato italiano.

Arpad Weisz fu il primo ad introdurre nel calcio alcune innovazioni come la dieta per i calciatori, la preparazione fisica effettuata col ritiro e i carichi di lavoro.

Inventò il “sistema” , un modo di giocare che segnò il calcio italiano negli anni ’40 e ’50.

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Le sue idee e le sue teorie furono scritte, insieme a quelle di Vittorio Pozzo,  in un libro-manuale, intitolato “il Giuoco del calcio“.

Dopo l’Inter, Arpad fu chiamato ad allenare il Bologna, con cui vinse il campionato, nel 1936 , utilizzando soli 14 giocatori, stabilendo un altro record tutt’oggi imbattuto e diventando il primo allenatore a vincere lo scudetto con due squadre diverse.

Guidò il Bologna alla vittoria del campionato anche nel 1937.

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Tuttavia, nel 1938, la vita di Arpad fu sconvolta dall’approvazione delle leggi razziali che lo obbligarono a lasciare l’Italia e a rifugiarsi in Olanda, nella cittadina di Dordrechtsche.

Qui divenne l’allenatore della modesta squadra di calcio locale e passò alla storia riuscendo a battere squadre blasonate come l’Ajax e il Feyenoord.

Le mutate condizioni politiche, purtroppo, segnarono ulteriormente la carriera di allenatore di Arpad, oltre che la vita sua e della sua famiglia.

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Il presidente del Dordrechtsche fu costretto a licenziarlo, su pressioni da parte dei soldati tedeschi che, nel 1942, avevano occupato l’Olanda.

Successivamente, fu arrestato insieme alla moglie e ai figli e deportato ad Auschwitz.

Nel campo di Auschwitz, la moglie e i figli furono uccisi nella camera a gas, mentre Arpad venne condotto ai lavori forzati.

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Dopo oltre un anno, morì nello stesso campo nella camera a gas il 31 gennaio del 1944.

La vita di Arpad, contrassegnata da vittorie, primati e idee innovative che cambiarono tutto il calcio mondiale, conobbe una sola sconfitta.

Non una sconfitta sportiva, ma una sconfitta umana, causata dalla cecità e dall’odio degli uomini.

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Anche in questa settimana, dove si celebra il giorno della memoria dell’olocausto del popolo ebraico, quello di Arpad costituisce un ricordo e un insegnamento da tramandare alle future generazioni.

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