Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Napule é… un dolce ricordo d’un’assenza presente
La mancanza non si può reggere, può solo avvertirsi.
Capita così che Napoli – Roma del 29 novembre 2020 racconti una serie talmente numerosa e fitta di cose da rappresentare un pentagramma capace di suonare dolci melodie ad orecchie di platee ansimanti.
Le coincidenze, è scritto infatti da qualche parte, sono il sussurro che tradisce il legame tra il possibile e l’inevitabile.
Succede, dunque, che la prima in campionato D.M. (dopo Maradona) certifichi un insieme di interessanti circostanze.
Prima tra tutte quella che, arrivati ormai al quarto giorno senza Resurrezione, Diego Armando da Villa Fiorito sia stato “solo” (si fa per dire) extraterrestre, campionissimo, sommo interprete ed artista, genio e lampada d’Aladino, oltre che tanto altro che non basterà una vita a raccontare.
Il transito ormai compiuto dal pianeta blu al cielo azzurro (non a caso) del grande 10 argentino è, infatti, coinciso con una prestazione maiuscola d’un Napoli versione albiceleste che ha evidenziato, in più occasioni, alla presenza silente del Maestro dai riccioli neri, determinazione e coraggio, qualità e orgoglio.
Diego Armando Maradona c’era, senza dubbio, all’inizio, nel minuto – emozionato ed emozionante – di raccoglimento.
C’era su quella punizione che Lorenzo Insigne ha mandato in porta appena dopo la mezz’ora, dal lato opposto, (quasi) come facevi Lui.
C’era, ancora, in quel sinistro rasoterra indirizzato da uno spagnolo fino a quel momento assente nell’angolino dove nessuno sarebbe potuto arrivare.
C’era, infine, in quello slalom – fortunato ma bello – d’un mancino che merita sempre più spazio.
Col viso sorridente e la maglia azzurra tatuata come seconda pelle, Diego Armando Maradona ha visto Zielinski e Demme spadroneggiare a centrocampo, Di Lorenzo ritornare ad essere un terzino capace e Manolas ringhiare addosso a chiunque s’avvicinasse a tiro.
Durante Napoli – Roma, dunque, l’unica assente è stata la squadra giallorossa, mai pericolosa e surclassata sin dall’inizio.
C’è stata, invece, eccome la squadra di Gattuso, alla quale serviva davvero una super-serata così.
“La misura dell’amore”, ha scritto Roberto Vecchioni, “sta nella sua costanza”.
Perché la tenacia ha un valore supremo e chi fa proprio della costanza la sua parola d’ordine, può tagliare – in vita – tutti i traguardi.
Nella notte in cui il San Paolo è già diventato lo stadio Diego Armando Maradona, dunque, il 4-0 rifilato alla Roma s’è sviluppato attraverso il dolce ricordo d’un’assenza più che mai presente.
Diventino queste immagini una stella polare, faro illuminante l’incerto incedere che a volte pare far perdere la direzione.
Il Napoli ha 18 punti ed una partita in meno, ma può essere molto di più di quel che è stato sino ad oggi.
Lo sanno coloro che sono scesi in campo, lo sa chi urla dalla panchina ed a volte s’arrabbia, lo sa chi li guarda da casa non potendo farlo allo stadio, lo sa – soprattutto – Chi mercoledì scorso ha lasciato questo mondo per andare nell’Altro.
E se per ogni desiderio c’è una speranza, quella di ogni tifoso azzurro è tutto tranne che nascosta e misteriosa. L’inizio e la fine si chiamano Diego Armando Maradona.
Con Lui sulla terra e nel rettangolo verde Napoli ha gonfiato il petto e dettato legge, con Lui in cielo… può accadere di tutto.
Basta solo sudare la maglia e cominciare a crederci.
Come faceva Lui.
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