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ZONA CESARINI – Buon Viaggio “Piccolo” Ennio

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Anni 30. Roma, Trastevere. Il piccolo Ennio scorrazza per il rione, nei vicoli, con l’amichetto Sergio. Li immaginiamo scalzi, come si conveniva all’epoca, in un rione molto popolare, molto povero. Solo pochi anni prima, i piemontesi alzavano gli argini sul lungotevere, fino a quel momento vero e proprio demone di una classe disagiata che, alla prima piena, devastava case e botteghe.

Li immaginiamo girare tra i vetturini, i selciaroli e i vermaroli per la pesca al fiume, mentre i bottegai urlano in “tresteverino” e all’imbrunire prendono un bicchiere di vino all’osteriola o dar “Ciriola” che ha allestito a bar un barcone sul fiume. Avranno si e no fatto in tempo ad incontrare Albertone che, più grande, scappava da Via San Cosimato perchè, tirata giù la sua casa, ci costruivano il Palazzo del Vicariato.

Chissà le marachelle in calzoncini sulla scalinata di Viale Glorioso, con i “ragazzacci” de Trastevere. Chissà le partitelle a calcio in strada, col pallone fatto di panni avvoltolati. Chissà se hanno incrociato le strade con “Capoccione”, “Caghetta” e “Balilla”, mentre a Vicolo del Cinque si faceva la “borsa nera” per sbarcare il lunario.

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Immaginiamo Ennio e Sergio a seguire con lo sguardo la “Madonna Fiumarola”, traghettata e poi issata a Santa Maria in Trastevere, da Don Pizzi, durante la Festa de Noantri, quando ancora era una vera festività rionale ma anche cittadina.

Il piccolo Ennio e Sergio si incontrano in terza elementare, possiamo solo immaginare la loro infanzia. Sappiamo per certo che Ennio rimarrà minuto, mentre Sergio crescerà (ed ingrasserà). Sappiamo per certo che erano due romani al 100% con tutti gli elementi classici della romanità: l’ironia, il distacco, il senso della vita. Avevano avuto una vita parallela ed erano in qualche modo entrambi impossessati dal demone dell’arte: Ennio da quello per la musica e Sergio per il cinema.

Ci racconta Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna: “Galeotto fu l’incontro per la colonna sonora di ‘Per un pugno di dollari’ nel 64 perché da lì nacque il sodalizio. Leone era stonato, però aveva in mente come doveva essere la colonna sonora. L’incontro tra i due, non cercato,  fu voluto dai produttori. Morricone era un giovane compositore molto legato alla musica moderna dei grandi sperimentatori della fine degli anni Cinquanta. Aveva in mente una musica molto cerebrale. Leone invece pensava a qualcosa di assolutamente popolare e ad una traduzione degli elementi della cultura popolare all’interno di una nuova rappresentazione del west”. Fu l’apoteosi.

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Non sto qui a ripercorrere la magia della carriera del maestro Morricone, mi vergognerei, ma il suo approccio “popolare” ad un’arte così alta come la musica classica rimane unico nel suo genere. All’ariosità delle sue opere, maestose per definizione, unisce una componente unica: il “piccolo”, inteso come il piccolo suono, il piccolo rumore, suoni di frusta, fischi, la tromba e la chitarra elettrica. La Trilogia del Dollaro senza la musica del Maestro non sarebbe la stessa, protagonista tanto quanto (se non di più) Clint Eastwood.

Ricordo anni fa un suo concerto gratuito a Piazza del Popolo. Non avevo mai assistito ad un concerto di musica “classica” e, mai come quella volta, mi sentii avvolgere e vibrare, perdermi totalmente in quel mondo, emozione mai più provata.

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Ho fatto in tempo, lo scorso anno, a portare la mia mamma a Caracalla, per la sua ultima, meravigliosa, tournèe. Guardavo questo piccolo novantenne fare avanti e indietro sul palco decine di volte, leggermente claudicante scendendo dal proscenio e incredibilmente energico con la bacchetta in mano.

Ok Morricone, ma non siamo off topic rispetto al nostro contenitore sportivo? No, perchè Ennio Morricone, come l’amico Sergio, era romanista fino all’osso, e parlando della sua Roma disse: “E’ una squadra con un carattere internazionale, ma che sentimentalmente è racchiusa nei propri rioni. E’ aperta al popolo e comunque ha la capacità di essere globale. E per questo, lascia molto spazio alla fantasia“. Se ci si pensa, sembra parli della sua musica, che è un’opera d’arte, una poesia, chissà.

Ciao Ennio, grazie di tutto. E non essere severo con gli angeli: non se la caveranno più con qualche giro di lira o due arpeggi celestiali. La pacchia è finita, cherubini belli. O magari già te li avrà stressati Sergio, convincendoli che “quando un angelo con la lira incontra un angelo con l’arpa, quello con la lira è un angelo morto”.

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