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ZONA CESARINI – Candela, Voilà, doppio passo e se ne va

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È il 4 Luglio del 1998. Sul campo verde del Saint Denis di Parigi si avvicina sul dischetto Gigi Di Biagio, da Testaccio. Dopo gli errori di Lizarasu e Albertini, è suo il compito di pareggiare i conti ai calci di rigore tra Francia e Italia. Gigi tira e la traversa, ancora oggi, trema. Francia avanti e prossimo team Campione del Mondo nei patri confini. Nulla di nuovo, per l’Italia, ma qualcosa, mentre guardo il povero Gigi accasciato per terra, succede: mentre tutta la Francia festeggia, una figura dalla panchina avversaria si avvicina, gli poggia una mano sulla spalla e, per un minuto o forse meno, si siede accanto a lui.

Loro di spalle seduti sono una poetica immagine di sport che mi farà amare ancor di più quella figura, Vincent Candela.

Nasce a Bedarieux nel 1973, Vincent, e dopo gli inizi al Tolosa approda al Guingamp dove vince una Coppa Intertoto e si fa notare dalla Roma, approdandovi da semisconosciuto nel Gennaio 1997.

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Terzino sinistro in costante crescita, diventa pedina fondamentale nel calcio offensivo zemaniano per la classe nei dribbling e la potenza del tiro.

Praticamente in accordo con l’Inter nell’estate 1999, per disaccordi sul contratto, organizza addirittura un brindisi dopo l’ultima partita casalinga, per salutare i giornalisti e lo staff romano ma, quando arriva Capello, di fatto, lo prende per il colletto e lo trattiene a Roma, facendolo diventare fondamentale per lo straordinario scudetto giallorosso e uno dei più forti terzini d’Europa per un biennio almeno, insieme al suo dirimpettaio Cafù.

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Integratosi a livello epidermico con Roma, rimane a viverci a fine carriera.

È stato da subito uno dei miei giocatori preferiti, per tecnica e simpatia, tanto da conservare la maglia 32 nel mio armadio come un cimelio.

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Ma fu quel giorno in Nazionale che vidi l’uomo e, nel calcio, oltre che ai campioni, mi sono sempre legato agli “uomini” (sperando di non generare battute omofobe). Campione in difesa e in attacco, tecnica sopraffina e carattere “bonaccione”, un vero e proprio “Civis Romanus”, come lo definiranno i tifosi al suo addio al calcio, allo Stadio Olimpico.

Ora devo confessare che ho riguardato filmati e cercato immagini per giorni, per ritrovare quella foto di Vincent e Gigi seduti, quindi a volte temo di essermela sognata ma, anche fosse, è così bella che me la tengo in mente.

E comunque, a riprova dell’uomo Candela, vi riporto, più o meno precisamente, alcune parole durante un’intervista radiofonica, qualche tempo fa:

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“Eravamo nello spogliatoio. Sulla panca c’erano Marco (Del Vecchio), Francesco (Totti) e Vincenzo (Montella). Erano tristissimi per la sconfitta, ovviamente. Loro sono miei amici e quindi io sto là a fare battute, a scherzare, per tirarli su. Dopo dieci minuti, Marco mi guarda e mi fa: “A Vincè! Hai rotto il cazzo! Hai vinto l’Europeo, vai a festeggiare nel tuo spogliatoio!” “

Uomini… lo diciamo sempre. Ollellè… Ollallà…

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