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SERIE A

Milan, Pioli: “KO per demerito nostro”

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Stefano Pioli, allenatore del Milan, ha commentato ai microfoni di DAZN la sconfitta subita per 2-1 al San Siro contro il Genoa. Di seguito le parole del tecnico dei rossoneri raccolte e riportate da TMW:

 “Giocare senza pubblico non è calcio, ma valeva per noi quanto per i nostri avversari. Avevamo una grande opportunità per valutare le nostre qualità, ma non ci siamo riusciti. Non abbiamo vinto questa gara per demeriti nostri”.

Cosa ha detto alla squadra prima di entrare in campo?
“Non dobbiamo avere alibi e giustificazioni, né per le porte chiuse e né per le difficoltà societarie. Abbiamo lavorato bene, dovevamo essere più attenti e determinati. Su ventidue tiri fatti, abbiamo centrato solo tre volte la porta: i demeriti sono nostri, serve più determinazione. Poi ci siamo trovati sotto di due gol, il calcio è questo. A Milanello noi abbiamo lavorato bene”.

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L’imprecisione sotto porta rientra nella sfera mentale?
“Difficile dire che non abbia funzionato qualcosa con numeri del genere, non è stato l’aspetto tecnico-tattico ad averci penalizzato. Oggi potevamo sistemare la nostra classifica e non ci siamo riusciti. Giocare in un San Siro vuoto è surreale, ma non ha inciso nella prestazione”.

Giornali dicono che il Milan avrebbe preso Rangnick a dicembre.
“Ho letto, ma devo restare concentrato sul lavoro. Il futuro si vedrà, in questo momento capisco le domande ma non ne parlerò più. Devo far finire il campionato al Milan nel modo migliore”.

Leao per stare più vicino a Ibrahimovic?
“Il fatto che Ibra si sia abbassato tanto è successo nel primo tempo, nella ripresa Leao doveva stare più vicino allo svedese. Ma non è sempre ha preso la posizione adatta”.

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Avete sofferto sulla fascia destra?
“Credo sia dettato anche dal fatto del subire il primo gol così. È mancata attenzione e intensità, potevamo difendere meglio ma ci sono stati due episodi in cui siamo stati ingenui”.

I calciatori come l’hanno vissuta?
“Le responsabilità sono nostre, alibi e giustificazioni non esistono. Ma era la terza partita che avremmo dovuto disputare, rimasta in bilico fino all’ultimo: è inevitabile che nella testa dei giocatori qualcosa accade. Il Paese sta vivendo qualcosa di anormale, ma credo ci siano persone più competenti di me per prendere determinate decisioni”.

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