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Para siempre

Para siempre. Ppe sempe. L’avrebbe detto così lui; l’hanno detto così, loro. No: anche pensandoci, non sovviene alcun rapporto viscerale, sinaptico, embrionale, paragonabile a quello tra Maradona e la Città. Genetica incrociata, la loro, dagli eccessi e dallo splendore. Napoli ha avuto la sua personalissima reincarnazione, esclusivissimi apostoli di un Salvatore diverso rispetto al sacro quotidiano. E chi dice che si vive una volta, sbaglia: Napoli, per anni, ha vissuto ogni domenica.
Si è detto che la grandezza di Maradona sta nel fatto che tutti sanno chi è Maradona, anche quelli che non hanno mai guardato una partita di calcio. Limpida descrizione di un fenomeno, nell’accezione letterale del termine: un fatto suscettibile di osservazione diretta o indiretta. Chiunque, ovunque, quandunque. Cristallizzazione di un accadimento a cui non si può sottrarre ammirazione; vivida disamina dell’essere, del divenire e dell’ascendere ai picchi più alti dell’antropocentrismo. Fulgido esempio di qualcosa che è, è stato e sarà; al di fuori, il nulla. Che va detto, va scritto, va pianto e va riso. E chi dice che si muore prima o poi, si sbaglia: a volte, si può vivere para siempre.
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