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Milan-Juventus, domani la novantesima volta di una classicissima

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Juventus Kalulu Thiago Motta
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Un tempo l’avremmo definita una partita di cartello, mentre oggi ci limitiamo a dire che si tratta di uno scontro diretto dal valore sempre speciale. Milan-Juventus è blasone, storia, tradizione, titoli e campioni che sono passati negli anni nelle due squadre. Oggi il valore del nostro campionato si è probabilmente ridimensionato rispetto alle sfide che mettevano di fronte Inzaghi e Del Piero oppure Seedorf e Nedved, tanto per rendere l’idea.

Ciononostante questo match non è mai banale. Non lo è ancor di più dal 2012, anno del famoso gol-non gol di Muntari, e non lo è perché molto semplicemente è la rivalità più antica del nostro calcio. Quello di domani infatti sarà il novantesimo Milan-Juve, con la prima gara che fu giocata nel 1901 vinta dai rossoneri per 3-2.

Come ci arriva il Milan

I padroni di casa arrivano al big match di domani con un ritardo in classifica che, complice la partita in meno, li vede distaccati dal sestetto che li precede. Fonseca è stato spesso nel mirino in questi primi mesi di Milan, ma ha saputo dimostrare che la squadre risponde presente e lo fa soprattutto nelle partite che contano. Bernabeu docet.

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Un Milan a due facce come forse a tratti avevamo imparato a conoscerlo anche negli ultimi tempi della gestione Pioli. Latitante in fase difensiva ma straripante in quella offensiva. Esempio emblematico è Theo Hernandez. Un calciatore che definirlo terzino sarebbe riduttivo e anacronistico per il calcio moderno. Il francese con le sue incursioni può sempre essere l’arma in più per i rossoneri ma al contempo sa come far arrabbiare tifosi e allenatori per la sua poca applicazione in fase difensiva.

Il Diavolo viene infatti da un 3-3 a Cagliari dove la prestazione di Theo è stata a dir poco disastrosa. Tema su cui è tornato anche Fonseca in conferenza stampa. “Ho parlato con lui e onestamente non penso sia una questione di stanchezza mentale. Non voglio commentare quello che ha detto Deschamps. Theo è un grandissimo calciatore, per me è il terzino sinistro più forte al mondo. Credo che il suo periodo sia dovuto a una questione di adattamento, sta imparando cose che sono importanti. L’ho ritrovato più concentrato e motivato che mai“.

E che dire dell’altro calciatore con il quale il mondo Milan vive un rapporto di amore e odio: Rafa Leao. Il portoghese è stato spesso lasciato in panchina in virtù di un cambio di mentalità che, secondo Fonseca, deve scattare nella sua testa. Rafa però si sta riprendendo la leadership tecnica della squadra e lo sta facendo a suon di prestazioni.

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Prima in casa del Real poi in Sardegna dove ha rifilato due reti al Cagliari di Nicola. Ora un nuovo crush test. “Capisco quello che ha detto Leao. Penso che lui voglia dire che deve essere più decisivo”, ha detto Fonseca ai giornalisti. E vedremo se domani confermerà i progressi, lanciando un messaggio a tutti, se stesso compreso.

I pensieri di Motta

In casa Juve gli umori si può dire che siano diversi, così come i pensieri di Thiago Motta. I bianconeri arrivano alla sfida di San Siro con una ritrovata solidità difensiva e con una vittoria nel derby con cui avevano salutato il campionato prima della sosta. Una pausa che però è stata amara perché ha restituito un Vlahovic affaticato (out domani) e un Cabal che ha di fatto terminato la stagione per l’infortunio al ginocchio.

Proprio il serbo aveva lanciato qualche frecciata dal ritiro della propria Nazionale, sostenendo di trovarsi meglio con una punta affianco che lo sgravasse da un lavoro difensivo che a volte gli provoca mancanza di lucidità sotto porta. Tema su cui Motta ha risposto nella conferenza pre gara.

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Tutti i miei calciatori, sanno cosa dobbiamo fare e so che lo faranno, sia in fase difensiva che offensiva. Su questo siamo tutti d’accordo: è un obbligo, non un’opzione. Abbiamo parlato e ci siamo trovati d’accordo, questa è la cosa importante. Qua corriamo tutti, attacchiamo e difendiamo insieme. Ho grande fiducia nei miei giocatori, compreso Dusan“.

In altre parole nessun caso Vlahovic ma l’ex viola deve mettersi a disposizione. D’altra parte nel calcio moderno si attacca in 11 e ci si difende in 11, come più volte ribadito nella filosofia di calcio mottiana. Stando al campo invece l’allenatore bianconero non avrà grossi grattacapi di formazione, se non altro per l’assenza degli uomini. Weah guiderà l’attacco nel tempio che fu di papà George.

Una sfida, quella fra Milan e Juve, che per certi versi parla americano. Dalla proprietà rossonera a Pulisic, passando per Mckennie e appunto Weah. La metamorfosi dell’ex Lille è un punto che al momento Motta ha intenzione di sfruttare a pieno. Le prestazioni altalenanti e appesantite della prima stagione sono infatti un ricordo e i 3 gol nelle ultime 4 gare lo dimostrano.

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Un fiuto del gol che papà George ha avuto così tanto da conquistarsi il Pallone d’Oro e che suo figlio Timothy può, almeno per una notte, ricalcare sulla stessa erba che fu del liberiano.

Un po’ di storia

Dal 7-1 del 1950 con un Nordhal scatenato alla rete fantasma di Muntari nel 2012. La classicissima Milan-Juventus ha regalato momenti epici o comunque degni di entrare negli annali. Colui che dà il nome allo stadio in cui si giocherà domani, Giuseppe Meazza, debuttò proprio in un Milan-Juve, precisamente quello del 1941. Preistoria.

Ma questa super sfida del nostro calcio non è stata decisa soltanto dai campioni, Nel 1975 fu infatti decretata a tavolino in favore del Milan dopo che un petardo colpì Anastasi uscito poi in barella. Motivo scatenante fu un rigore assegnato ai rossoneri ma in realtà fuori area, giusto per ricordarci che le polemiche arbitrali a volte l’hanno fatta da padrone.

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Infine come dimenticare le sfide di coppa. Una su tutte, quella della finale di Champions del 2003 che vide trionfare il Diavolo ai rigori dopo il penalty decisivo di Shevchenko, che consegnò ai rossoneri la sesta coppa dalle grandi orecchie della loro storia.

Un match fatto anche di ex come Kalulu, passato ai bianconeri di cui è divenuto perno difensivo, oppure Morata che dopo aver vestito due volte la maglia bianconera è passato quest’estate a guidare l’attacco del Milan. Proprio il club a cui nel 2016 “tolse” la possibilità di agguantare la Coppa Italia grazie ad un suo gol nei tempi supplementari. Corsi e ricorsi storici o più semplicemente Milan-Juventus, un classico.

(Foto:DepositPhotos)

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