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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – La capolista se ne va

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E’ attribuita al popolo indù una verità che meriterebbe d’essere scolpita nel cuore e nella testa di ognuno e che recita che “Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell’essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri”.

Il precetto, di per sé rivoluzionario e salvifico, è adattabile alla storia dell’uomo da quando esiste, qualunque sia la latitudine e la longitudine in cui si è avuta la fortuna (o sfortuna, in certi casi) di nascere. Si perdoni, dunque, se in una stagione già memorabile, detta verità assoluta compaia commentando una partita di calcio.

Perché è ormai non più un mistero che il Napoli 2022/2023, ingranaggio perfetto e connubio di strapotere fisico, tecnico e tattico, stia – di giornata in giornata – giocando per migliorare se stesso, incurante dell’avversario di turno e della ubicazione del rettangolo verde nel quale entrare per dipingere calcio.

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Contro l’Empoli, ad esempio, la squadra di Spalletti ha affrontato e superato due situazioni tutte nuove, vale a dire gol facili facili (addirittura “brutti”) e parte del match in inferiorità numerica, a causa della grave superficialità di Mario Rui.

La doppia segnatura procurata – senza sorprese – dai due fenomeni davanti, ha infatti regalato un prosieguo tutto in controllo e senza rischi, neppure quando si è giocato con l’uomo in meno.

Ciò perché gli azzurri scendono in campo, abitualmente, con quattro o cinque giocatori in più, tanta e tale è la capacità di Kim, Lobotka, Kvaratskhelia,  Osimhen e Spalletti di prendere in mano i momenti decisivi di ogni contesa.

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Pare, per questo, non avere limiti il collettivo che sta dominando sin dall’inizio la stagione e che – a ciclo continuo – sembra di altra categoria ed impegnato a cimentarsi in altro sport.

I 65 punti in classifica dopo ventiquattro apparizioni meritano compiacimento, complimenti ed applausi ed hanno i volti felici di tutti gli azzurri che quotidianamente si impegnano alla ricerca di una perfezione che è quasi raggiunta ogni qualvolta Kim interviene in anticipo sull’avversario o interrompe un’azione offensiva, Rrahmani dona serenità a tutto il reparto inseguendo ogni cosa che si muove, Lobotka recupera palla e costruisce a getto continuo idee di gioco e trame offensive, Anguissa blocca chiunque transiti dalle sue parti, Kvaratskhelia accarezza il pallone come si fa con un figlio al quale si chiede di realizzare i propri sogni e Osimhen dà sfoggio di dominio fisico accompagnato a sfavillanti capacità tecniche e inimitabili doti balistiche.

Senza tacere degli altri, perché il sogno si alimenta grazie al fatto che si rema tutti nella stessa direzione, quella del riscatto di un popolo che già versa lacrime di gioia al pensiero di quel che potrebbe essere a primavera inoltrata.

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Per tanti anni, troppi anni, il Napoli è venuto meno nei momenti topici, quelli decisivi in cui bisognava fare il salto di qualità e, puntualmente, si incappava in un momento no, quello in cui si potevano perdere punti contro chiunque.

Se ciò quest’anno ad oggi non è accaduto, il merito non può che essere del cambio di mentalità dato da un allenatore di qualità, oltre che di un parco giocatori assetato di successo ed affamato di gloria imperitura.

La qualità principale del genio probabilmente non è la perfezione, ma la capacità di essere originali e creare nuovi confini, diverse prospettive, sentieri sconosciuti da esplorare puntando con gli occhi l’orizzonte e desiderando di andare oltre, dove sino ad oggi non si è mai arrivati.

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E’ un altro sabato sera di felicità, è stato un febbraio di grande qualità, si apre un marzo che potrà cominciare a scrivere parole di definitività.

Intanto, con spalle larghe, petto in fuori e sguardo fiero, la capolista se ne va.

Ed è un privilegio poterne ammirare il cammino.

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