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ANGOLO NAPOLI – Rabbia, orgoglio ed alterna bellezza

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La vittoria dell’Atalanta ottenuta di sabato sera aveva obbligato il Napoli ai tre punti per mantenere la testa della classifica.

Gli azzurri di Spalletti hanno però avuto di fronte nei primi venti minuti un Bologna molto corto ed assai aggressivo sulle prime palle con buone figure soprattutto per Cambiaso, Dominguez e Lukumi.

Via via, però, una serie di combinazioni esaltanti della squadra di casa, costruite con giocate di prima e verticalizzazioni improvvise quasi a memoria avevano quasi dato l’impressione che per il vantaggio fosse solo questione di tempo.

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Crescita progressiva, continua e perpetua da parte del Napoli, fabbrica continua di limpide occasioni da gol conseguenza di splendide costruzioni dipendenti dal centrocampo e da un super-Kvaratskhelia.

Il primo gol realizzato, però, è a sorpresa del Bologna sull’unico posizionamento errato degli azzurri, punito da una bella e veloce giocata rossoblù.

Pareggio rocambolesco, fortunato, ma fondamentale sullo scadere del primo tempo. Uno-due al contrario, poi, ad inizio ripresa, con Lozano e Barrow (con la grave complicità di Meret) che hanno portato il match subito sul 2-2.

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Fase centrale del secondo tempo, poi, un po’ confusa, con inerzia interrotta dalla voglia matta di Victor Osimhen di diventare nuovamente decisivo sull’ennesimo assist del vivace esterno georgiano.

E’ grazie alla cattiveria agonistica ed all’atteggiamento positivo dell’attaccante nigeriano che gli azzurri mantengono la testa della classifica vincendo una partita ostica contro l’undici allenato da quel Thiago Motta che, dalle parti di Fuorigrotta, non regala mai pomeriggi semplici.

La bellezza, si sa, non è solo nel viso, ma spesso traspare nella testa e dalla luce del cuore. La squadra di Luciano Spalletti ha tirato in porta contro il Bologna ben trenta volte, praticamente in media ogni tre minuti. Ha sfoggiato rabbia ed orgoglio ed ha costruito per larghi tratti giocate ed occasioni di rara beltà.

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La difficoltà del match, da ricondursi al carattere degli avversari, ma anche alla grave disattenzione del portiere azzurro, dà ancora maggiore significato alla decima vittoria consecutiva ed ai tre punti conquistati in casa al Maradona.

Fernando Pessoa amava chiamare “bellezza” tutto ciò che, a suo dire, gli generava e regalava piacere. In assoluta sintonia con lui, dunque, devono battersi le mani con forza ed è necessario stropicciarsi gli occhi nei confronti delle giocate rapide a due tocchi di Lobotka, degli anticipi poderosi di un muro coreano divenuto già padrone in difesa, della presenza tecnica e tattica che spesso è dominio evidente sulle fasce di Di Lorenzo e Mario Rui, del lucido cinismo di Hirving Lozano, della forza mentale e solida di Piotr Zielinski e, soprattutto, dello strapotere condito da fantasia infinita e qualità illimitata di Kvicha Kvaratskhelia.

E’ stata una vittoria sofferta, ma nonostante questo bella come le altre ed entusiasmante al pari di quelle che l’hanno preceduta. Tre punti ottenuti grazie ai “sostituti”: Juan Jesus, in campo molto bene al posto di Rrhamani, Lozano ed Osimhen, “titolari del secondo tempo”.

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Mancano cinque gare in campionato prima della sosta mondiale e, tra queste, ci saranno soprattutto le due trasferte con Roma ed Atalanta. La prima domenica prossima, occasione vera e decisiva per confermare quel che di buono si è detto, fatto e dimostrato finora.

Le prime dieci partite hanno detto che il Napoli può stare davanti a tutti e rimanerci con merito, nonostante i suoi difetti, alcuni dei quali evidenziati anche contro il team rossoblù nel tardo pomeriggio di domenica.

Meglio così, almeno per il momento.

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D’altronde, per qualcuno, “l’assenza di difetti nella bellezza è di per sé un difetto”.

Bisogna, per questo, accontentarsi. Anche perché sono di più i momenti in cui gli azzurri regalano abbacinante splendore, ineguagliabile spettacolo e smisurata volontà di fare un gol in più degli avversari.

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