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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – Il Martello di Thor sulla Roma

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Se prendiamo l’ipotesi sassone sull’etimologia del nome Udine (ve n’è anche una latina ma dubbia), trattasi di omaggio ad Odino, re degli Dei scandinavi, padre di Thor (sì, Thor è una divinità prima che un Avengers, capre!), Dio del tuono dal potente martello. E dal martello all’inc-Udine è un attimo (ed ecco spazzato via il colto incipit storico).

Ma di sassone i friulani hanno anche l’incredibile fisicità, caratteristica principale dei bianconeri quest’anno.

La Roma si presenta alla “Dacia Arena” con possibilità di allungo, visto che le altre sei sorelle (o sorellastre, mai si dica che si abbia tutti lo stesso padre) si affrontano tra loro. Occasione, seppur prematura, più unica che rara, sarebbe poco romanista approfittarne.

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Lo sa bene Karsdorp che si leva subito il dente dando, al quinto minuto, di petto al portiere un cross dalla destra: lo intuisce Udogie, lo intuiscono i tifosi, lo intuisco io dalla settimana prima… non lo capisce lui, ma soprattutto nessuno dei compagni che avrebbero dovuto avvertirlo. 1 a 0.

Come con la Juve, la Roma crolla subito mentalmente. Non che i friulani spingano alla morte, ma con calma e qualità tengono sempre palla, rintuzzano qualsiasi goffo tentativo di spingersi avanti e ripartono. Il dramma del primo tempo non è tanto lo svantaggio, ma l’incapacità di reagire e gli incredibili errori sui singoli passaggi di tutti giallorossi.

Si chiude la prima frazione con un solo tentativo di Dybala che si inserisce bene in area, ma para Silvestri.

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Cambiano alcuni interpreti ma non lo spartito. Udinese in controllo, Roma evanescente. Al minuto 56 Samardzic prova da fuori area e Rui Patricio copre lo slot “papera” del girone di andata, fregato dal rimbalzo, 2 a 0.

Mancini coglie un palo su angolo e la Roma finisce qui. L’Udinese, pur giocando meglio, non aveva condotto una partita aggressiva, ma a quel punto si esalta e condanna la Roma ad un umiliante 4 a 0 (bel diagonale di Pereyra e contropiede da polli finalizzato da Lovric) e troppo bene è andata.

Inutile parlare dei singoli. Tolti i due errori individuali che chiudono il match, le prestazioni vanno dall’insufficiente al tremebondo. In una serata dove anche Smalling ha sfarfallato, salviamo solo l’impegno di Dybala (non la prestazione).

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Sicuramente ci sono problemi tattici già evidenziati, come la lenta agonia della coppia Cristante-Matic, ma prestazioni del genere sono figlie della testa, di una personalità ancora lungi dall’essere formata. La Roma, ogni anno, compie sempre gli stessi errori, le stesse amnesie. E’ sempre la Roma a portare gli interpreti nel suo mondo e raramente il contrario.

Di positivo poco o niente. Considerato che da un ventennio i giallorossi sottopongono noi e loro ad almeno un’umiliazione cocente sconfitta a stagione, se una sarà ce la siamo levata al 4 settembre.

Non eravamo fenomeni con dieci punti in testa, non siamo morti alla quinta giornata, però agghiacciante che questa squadra ancora vada nel pallone senza reagire, prima mentalmente che tecnicamente.

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Già sono partiti quelli che attaccano il mercato. Fate pace col cervello, quest’anno poche scuse: proprietà e DS hanno fatto una squadra competitiva, se non lo sarà (ma lo sarà) le colpe saranno tutte di giocatori e allenatore, pochi alibi.

Il Martello di Thor, brandito con vigore e maestria dal “John Cena” piemontese Sottil, si abbatte sulla Roma, sfruttiamone l’energia sprigionata per ripartire a razzo, che cominciano le coppe.

 

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