Approfondimenti
NUMERO 14 – La paga di Giuda

Milano, primavera 1982. Il campionato di calcio si è concluso con un leggero anticipo per lasciare spazio al Mondiale di Spagna. E, classifica alla mano, c’è un verdetto che ha del clamoroso: il Milan, piazzatosi mestamente al quattordicesimo posto, è retrocesso in serie B.
Il transfuga ingrato
Una stagione da dimenticare per il club rossonero. Iniziata tra mille difficoltà, con l’allenatore Radice impegnato a gestire un organico mal assemblato. Proseguita ancora peggio tra defezioni per malattia (il libero Baresi costretto fuori per quattro mesi) e avvicendamenti in panchina (l’allenatore della primavera Galbiati subentra a Radice). E conclusa con il declassamento nella serie cadetta, il secondo nella storia del club, il primo per demeriti sportivi. Il neo presidente Farina, padrone della società da Gennaio, ha il compito di ricostruire la squadra. Impresa che appare proibitiva, dato che la complicata situazione suggerisce ai giocatori che è meglio cambiare aria. Il primo che chiede di essere ceduto è lo stopper Fulvio Collovati. E’ una richiesta che suscita scalpore. Per tutta una serie di motivi: di origine friulana, classe 1957, è un prodotto del vivaio; ha fatto tutta la trafila fino alla prima squadra; ha vinto da titolare lo scudetto della stella accanto a Rivera; da sei mesi indossa la fascia di capitano al posto di Aldo Maldera. E’ un punto di forza della squadra, un fiore all’occhiello per la società, dato anche il suo status di titolare della Nazionale che andrà ai Mondiali. Ma, intanto, ha deciso di lasciare e la destinazione che ha scelto è la peggiore possibile, da ogni punto di vista. Incurante delle reazioni dell’ambiente, ha deciso di passare dall’altra parte dei Navigli e indossare la maglia dell’Inter. La stampa conia per lui il soprannome di “transfuga ingrato”.
Ritorno dalla Spagna
Non è stata una decisione facile, al pari della stagione appena trascorsa. Collovati ha fatto del suo meglio per onorare i gradi di capitano ma si è trovato in una situazione più grande di lui. La società rossonera in bilico tra vecchia e nuova gestione, l’esonero dell’allenatore, i risultati che non arrivavano mai e la contestazione dei sempre più inferociti tifosi. Che sono arrivati al punto da colpirlo con un sasso durante una partita a Como. Ormai la misura era colma e un litigio con il vicepresidente Rivera lo ha portato alla drastica decisione. Non sarà più un simbolo dei rossoneri, a differenza del compagno di reparto Baresi, che sceglie di legarsi per sempre al club, ereditando anche la sua fascia. I due si ritrovano anche nel gruppo azzurro dei Mondiali e rientrano a Milano da campioni del Mondo, pronti a sfidarsi nelle sfide stracittadine. Anche se, per queste rimpatriate, dovranno aspettare una stagione, dato che il Diavolo, condannato al purgatorio della serie cadetta, è obbligato a un campionato di transizione prima di rientrare tra le 16 squadre del campionato di Serie A, il posto che gli compete.
L’appuntamento con il Destino
I tifosi del Milan non l’hanno dimenticato, non hanno dimenticato. Sin dal primo Derby disputato da avversario la curva rossonera gli ha riservato cori ingiuriosi e striscioni polemici. Si allude ad una sua fuga per denaro, gli si rimprovera di aver scelto i nerazzurri per ripicca. E’ un livore dettato anche dai rimpianti, certo. Collovati, difensore tecnico ed elegante, ha confermato anche in Spagna di essere un top player nel suo ruolo. Con lui al centro della difesa, a fare coppia con Baresi, il Milan disporrebbe della miglior retroguardia del campionato. E, invece, il Diavolo langue nell’aurea mediocritas del centro classifica mentre lo stopper nerazzurro non riesce a togliersi le soddisfazioni che merita con il suo nuovo club. La sua bacheca personale, dopo il trionfo al Mondiale, rimane malinconicamente priva di titoli. Dopo la prime due deludenti stagioni all’Inter il nuovo campionato si presenta carico di promesse. C’è già un nuovo Derby in programma, quello del 28 Ottobre 1984, il giorno in cui il Destino presenta il conto all’ex capitano dei Milan.
Il colpo di testa di Attila
Sembra una stracittadina come tante altre, anzi persino più facile. Il Diavolo si presenta con una squadra modesta, senza personalità di rilievo. Il loro centravanti, l’avversario diretto di Collovati, è un lungagnone inglese di nome Mark Hateley. Un anonimo mestierante, specie se paragonato ai vari Zico e Maradona. I rossoneri l’hanno scovato nella terza divisione inglese, dove il ragazzo si è fatto notare a suon di marcature. Il fisico e il coraggio non gli fanno difetto ma ha una tecnica di base decisamente rozza. Non è un avversario cosi temibile, un campione del mondo come Collovati non avrà problemi. La partita si mette subito bene per la sua squadra che va in vantaggio con una rete del centravanti Altobelli. Il Milan riesce poi a trovare il pareggio con Di Bartolomei. All’inizio della ripresa il risultato era in parità e pareva che il Derby fosse destinato ad andare in archivio su questo risultato. La prestanza fisica di Hateley e il suo furore agonistico non avevano creato particolari problemi a Collovati. Almeno fino al diciottesimo del secondo tempo: il libero Baresi fa un lancio per Virdis che va sul fondo e crossa. Al centro dell’area, all’altezza del dischetto del rigore il centravanti britannico si produce in uno stacco imperioso mentre Collovati, preso in contro tempo, non riesce ad opporsi. Hateley compie una torsione del collo e incorna verso la rete con potenza, sovrastando nettamente il suo diretto avversario. Il portiere nerazzurro Zenga non può farci nulla, la palla è nell’angolino. E’ rete, Hateley ha segnato il gol della vittoria, un risultato che al Milan, nel Derby, mancava da cinque anni. E’, adesso, il nuovo beniamino dei tifosi, che lo battezzano “Attila”, come l’omonimo sovrano barbaro. Ha razziato il risultato depredando il suo avversario, il disprezzato Giuda ha avuto la paga per il suo tradimento.