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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Il diritto alla normalità

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Un Empoli-Juventus che può segnare le sorti della squadra di mister Allegri in una stagione strana, di quelle che non si vedevano da anni. Una di quelle in cui l’Italia non bianconera spera finalmente che qualcosa sia finito nell’albo d’oro della serie A, che quella dell’Inter non sia stata solo una scorribanda fatua, un sogno a colori durato un solo anno. Eppure sembra che questo scudetto non lo voglia davvero nessuno.

La svolta della stagione è una frase che ci siamo detti fin troppe volte dall’inizio di quest’anno calcistico, nonostante i tentativi di Allegri di ridimensionare la pressione di ogni match, nonostante i nostri tentativi di non lasciarci prendere dall’ansia di un Empoli che all’andata riuscì nell’impresa di espugnare lo Stadium. Ma questa è un’altra Juve, almeno così dicono. Noi però siamo gli stessi. O forse no.

Con una lista di infortunati in grado di formare un’altra squadra, Allegri si presenta a Empoli dando a Moise Kean l’opportunità di affiancare dal primo minuto Dusan Vlahovic. Il primo squillo dalle parti di Vicario è di Danilo, che su ottimo spunto di Cuadrado manda il pallone sopra la traversa. La fiducia di Allegri viene però subito ripagata da Kean, che grazie ad un assist delizioso di Rabiot scarta una splendida caramella alle spalle del portiere.

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Il vantaggio bianconero dura poco, la solita manciata di minuti necessaria a lasciarsi cullare sugli allori. Zurkowski insacca nella porta di Szczesny dopo meno di dieci minuti in cui l’Empoli non si era affatto lasciato intimorire dal goal preso, anzi aveva cercato anche a muso duro di mettere in  difficoltà gli uomini di Allegri, ai quali le grane fisiche hanno sottratto buona parte delle linee difensive, per non parlare dei guai rimediati in occasione del pari europeo con il Villarreal. Nemmeno a dirlo, ad Empoli è il turno di Zakaria, costretto ad uscire per un guaio muscolare.

Insomma, tocca metterci una pezza bella grossa. E a pensarci è il signor settantacinque milioni, un metro e novanta di forza fisica e fiuto per il goal. Non è che nel passaggio dalla Fiorentina alla Juve se ne sia dimenticato: il suo primo goal europeo messo in archivio martedì scorso non ha fatto altro che mettere ulteriore pepe nei piedi di Dusan Vlahovic, e il ricordo di Cristiano Ronaldo, seppur ancora dolce, è ormai sbiadito. Il numero sette mette a segno la sua prima doppietta in maglia bianconera, riportando la Juve in vantaggio con assist di Cuadrado prima, e lasciandosi aiutare dal subentrato Morata per il secondo sigillo. A nulla serve il secondo goal dell’Empoli con  La Mantia, se non a far soffrire i migliaia di tifosi bianconeri già certi di dover sopportare l’ennesimo pari, e l’ennesima occasione sprecata di rosicchiare punti sulle milanesi.

Così non è stato, riaccendere il sogno scudetto è pane per i denti di sognatori ed illusi, magari cominciamo con il desiderare il quarto posto, per il resto ci penseremo poi.

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Ciò a cui invece non possiamo e non dobbiamo smettere di pensare, nel calore e al sicuro delle nostre case, sono gli occhi blu di Pavel Nedved che riempiono lo schermo nel prepartita. Quante volte li ho guardati quegli occhi, quante volte mi sono sentita sicura nel vederli in quella zazzera di capelli biondi, occhi senza paura in grado di mangiarsi il campo, di fulminare palloni, di bucare reti. Oggi non c’era nulla di tutto questo in quegli occhi. In un secondo, questo divano non è più un luogo sicuro, perché gli occhi di Nedved conoscono la paura, la stessa che fingiamo di non vedere, di non sentir scorrere lungo la schiena perché quel mondo ci sembra così lontano da noi.

Pavel si scusa perché non riesce a concentrarsi sul campo. Non scusarti Pavel, anzi parliamo, facciamo cerchio intorno a te, al coraggio di Szczesny, facciamoci sentire, rendiamoci conto di quanto tutto ciò che sta succedendo sia molto più vicino di quanto crediamo, e ci riguarda tutti. E per quanto piccoli e inermi siamo davanti a degli eventi che sconvolgono le nostre vite senza saperne nemmeno il motivo, dobbiamo alzare la voce, dobbiamo urlare e sperare, sperare fortissimo, che presto chiunque possa tornare a trascorrere un tranquillo sabato pomeriggio tra le mura della propria casa, sul proprio divano, davanti alla tv a tifare, a gioire, a vivere la serenità che dovrebbe essere garantita a qualunque essere umano.

Che a nessuno mai, e per nessuna ragione al mondo, venga mai più negato il diritto ad una vita al sicuro, una vita normale.

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