Rubriche
Flachi, c’è chi esce dal tunnel in piedi e c’è chi sceglie di rimanerci seduto

Alzi la mano chi non c’ha mai fatto almeno un pensierino a prenderlo durante le aste del fantacalcio tra il 2003 e il 2007? Francesco Flachi, detto Ciccio, con 110 reti è il terzo marcatore di sempre della Sampdoria, dietro ai gemelli del gol Roberto Mancini (171), detto Mancio, e Gianluca Vialli (141), detto Lucagol. Otto anni con la maglia detta blucerchiata, Flachi ha esordito in serie B, prima nel ’93/’94, e in A la stagione successiva, con la Fiorentina di Claudio Ranieri, di un bomber strabordante come Batistuta e di un amico geniale come Rui Costa. Altezza media più o meno normale. Peso-forma leggermente sopra la media per un 1,72 di altezza, ma tutto sommato gli uccelli per diabetici erano per i difensori che dovevano letteralmente spostarlo per non farlo girare, scattare, azzannare la palla. Insomma era materiale da serie A, pur essendo e rimanendo uno di noi. Dopo 12 anni di squalifica per recidività all’utilizzo della cocaina (all’epoca ancora ritenuta una sostanza dopante), a 46 anni Flachi ritornerà a calcare i piedi su un campo di calcio per un campionato. In partite ufficiali, con il Signa 1914, squadra fiorentina di Eccellenza. In una banda esuberante di giovani del 2000 con 2 trentenni a fargli da mamma chioccia. In forma, quella che vuole ritrovare. Ma soprattutto in piedi dopo l’errore, dopo l’inattività, dopo la consapevolezza di aver fatto un autogol, dopo una galleria buia di scoraggiamento nella quale era sprofondato.
ALLA FINE DEL TUNNEL. Alla fine del tunnel si apre un dibattito lungo quanto lo stesso. Si può considerare sicuramente non un esempio da imitare chi fa uso di cocaina (non meno di chi nel calcio ha truccato le partite, i bilanci, i passaporti o dei calciatori che, in campo, hanno comportamenti che definire poco etici sarebbe fare loro un complimento), ma quanto la cocaina o la cannabis possono essere considerate veramente doping, e quindi imbroglio e truffa? Quanto la cocaina può essere considerata una sostanza che migliora la prestazione psico-fisica di un atleta? Il, quantomeno, tarlo del dubbio deve aver eroso le certezze di molti a tal punto, da cambiare le regole. Ciccio Flachi, anche per sua stessa ammissione, s’è fatto del male da solo, sbagliando, non l’ha fatto agli altri e non è stato un modello fuori dal campo. Ciò però non può cancellare il suo essere attaccante vero e carismatico, il suo essere umano autentico con gioie, dolori e debolezze, il suo bisogno rieducativo, in quel momento, di essere accompagnato. Attenzione che non ha ricevuto. Dagli altari al fango. Ma, in realtà, chi nel fango c’è rimasto, è chi non è rimasto umano, puntando il dito, giudicando, marchiando a fuoco l’eretico, emarginandolo. La disumanità resta la prima vera dipendenza da mandare in soffitta. Una macchia, questa sì, davanti alla quale, come canterebbero i Maneskin, ci vorrebbero tutti in religioso silenzio “zitti e buoni”. C’è chi sa di essere in un tunnel cupo e s’impegna per uscire e c’è invece chi sceglie di rimanerci in quel suo livello d’intolleranza e d’indifferenza, seduto, e non si rende conto di essere ancora intrappolato lì.
P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente esistenze, incontri ed emozioni….
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