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ANGOLO SALERNITANA – Al Lavoro

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Il rischio da scongiurare, a parlar di Salernitana-Lazio, è di cadere nel ridicolo.
È stata gara tra organici di categorie diverse: come poco tempo fa, all’andata. Non c’entrava e non c’entra il Covid, nello specifico. Gli ospiti hanno approcciato con umiltà che non va sottaciuta: hanno onorato quel che resta degli avversari ed in fretta l’hanno chiusa. Amen.
Il discorso, se proprio va affrontato, è sul prodotto che resta spettacolo e come tale andrebbe trattato: non lo è stato. L’Industria Calcio non se lo dovrebbe permettere, tuttavia la soluzione -temo- va trovata in altre stanze. Quelle del Governo, che dovrebbe interrogarsi sulla vita di tutti i giorni. Le cui problematiche, le cui priorità travalicano di gran lunga ventidue ragazzi in calzoncini in mezzo al prato.
Era emergenza, non lo è più.
Se il carrozzone deve andare avanti, ebbene vada. Turiamoci a turno il naso ed ognuno si prenda il suo: senza star troppo a lamentarsi, se questo è.
Il tifoso del Calcio, l’Uomo della Strada non ha che da accettare le scelte ed investire a lungo termine sulla propria passione. Passerà, deve passare per forza. Se fermare tutto, rinviare ad oltranza costa troppo ebbene: si prosegua, ognuno come può. Pretendere dal Pallone normalità oggi è esercizio velleitario e probabilmente fuori luogo. Purché se ne esca, il conto lo si paghi a turno.
Nel mentre, Salerno vive la Rinascita che prescinde dai gol di Immobile ed una classifica che non da oggi piange.
Le parole hanno ammaliato, seguano prosaici i fatti: servono un sacco di giocatori. La rosa, costruita inadeguata da personaggi cui donare null’altro che oblio, va rafforzata se non rifatta. Se ci si vuol provare, come s’è detto, c’è da muoversi con premura, risorse e competenze.
Ampie schiarite dona l’orizzonte: ad ora, tuttavia, il quadro triste rimane.
Una volta tanto, non è colpa del Covid.

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