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ANGOLO SALERNITANA – Fabiani Vattene

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Non disturba tanto il presepio che ci propinano, ché il periodo si presta pure.
Non ci duole nemmeno l’undici iniziale, talmente inadeguato da far giocare male pure gli avversari: problemi loro.
Non è che gli allenatori delle altre, risparmiando contro di noi i big, ci mortifichino chissà quanto: lo fanno già i Romani, da tempo.
Non è che guardi Ribéry e ti accorgi che si è scocciato: chi glielo ha fatto fare lo sa lui, sopravviverà.
Non conta più che nessuno dei nostri centrocampisti giocherebbe titolare in Serie A, nessuno, forse Mamadou ma è rotto: che ne parliamo a fare…
Che parliamo a fare del campo, della partita, di SanSiro che si onora di accogliere il Popolo Fiero. Di Pioli che ci snobba, del Milan che la chiude subito e trotterella per il resto. Di Colantuono che deve avere sulle palle Bonazzoli, di Belec che non ci vede e Gyomber che non ci sente.
Di una squadra talmente scarsa da mettere in imbarazzo finanche chi la commenta, in TV.
No, non serve a niente.

Non serve nemmeno rimarcare quanto inadeguato sia il responsabile dell’Aria Tecnica, colui che ha raffazzonato un organico talmente miserevole da far tenerezza a noi e compassione agli altri.
Piuttosto, è utile ricordare a noi stessi che, alla vigilia, Salernitani immeritevoli della maiuscola al direttore hanno riconosciuto un voto alto. Un giudizio lusinghiero. Cattedre magistrali. Invocando il Trust quale coefficiente di difficoltà, anziché stigmatizzarlo quale offesa alla dignità della piazza.
Descrivendolo quale capolavoro diplomatico, laddove era preludio di sventura. Per noi, perché chi lo ha pensato, commissionato e confezionato ne gode i dividendi. Eccome, se ne gode.

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5 dicembre: alleluja.
Qualunque cosa accada, si rimarchi che a Salerno c’è Fabiani da cacciare ed uno stuolo adulante da emarginare. Sennò non si va da nessuna parte. Chiunque la prenda, la Salernitana nostra.
Via Fabiani. E tutti i Farisei.

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