Approfondimenti
ÇA VA SANS DIRE – Le mani in pasta

Campionato 85/86: una neopromossa approccia sprovveduta al primo anno in Serie A.
Il Presidente, senza una ragione apparente, cambia allenatore e smantella la squadra: MilanoFiori non regala gioie e si tenta col Mercato Brasiliano. Senza un DS, ci si affida all’intermediario che tira il mister per la giacchetta e si propone: attraverso un aggancio più o meno inserito a Rio, il viaggio della speranza accusa importanti battute d’arresto ma il finale è lieto. Lietissimo: pur senza uno straccio di scouting s’ingaggia una promessa, un crack, una Perla Nera.
Voi ridete e scherzate, ma con l’acquisto di Aristoteles -grazie ai servigi di Bergonzoni e Giginho- il Calcio scivola nelle mani dei procuratori.

fonte: www.wikipedia.com
Third Party Ownership
Che un artista si affidi ad un manager, per ottenere ingaggi dai quali ricavare il massimo, è nella natura delle cose: le percentuali da riconoscere pure. La prospettiva cambia quando sono le società ad elargire prebende agli agenti: non solo per i trasferimenti a parametro zero. La Serie A nel 2017 ha speso in commissioni oltre 100 milioni.
TPO: vi dice niente l’acronimo?
I Third Party Ownership sono investimenti coi quali un privato acquisisce diritti economici su atleti professionisti, al fine di ricavarne un profitto con una futura vendita. La squadra X non può permettersi il calciatore Y, interviene l’investitore Z ed il tesseramento si realizza: di fatto, un finanziamento esterno. Se il valore del calciatore cresce, l’investitore ha interesse alla cessione per realizzare il profitto, di fatto coartando la volontà della società titolare del cartellino. Che spesso non ha altro modo per rimborsare il capitale finanziatole se non, appunto, versando parte del ricavato della vendita del calciatore.
Nel 2015 la FIFA dichiara la pratica fuorilegge. E allora, le commissioni monstre ai procuratori? L’agente che chiede una percentuale sulla futura rivendita del calciatore non è forse un third party owner? E per i parametri zero, laddove la Juventus ha versato al procuratore di Ramsey una commissione di 9 milioni, non è lo stesso?
Le Società, che avrebbero dovuto giovarsi del divieto di TPO statuito dalla FIFA, hanno invece trovato modo di aggirarlo. Stipulando esse stesse contratti di mandato con l’agente del calciatore, affinchè rappresenti con la società che vende non solo il calciatore, ma pure la società che compra. L’agente di Ramsey, in sostanza, ha guadagnato 9 milioni non perché rappresentasse il calciatore, ma perché faceva -contrattualmente- gli interessi della Juventus. La quale ha finito col pagare il cartellino o comunque parte di esso: non all’Arsenal ma al procuratore stesso.
fonte: profilo twitter Avid Sports & Entertainment Group
Cui prodest?
All’epoca della Longobarda, l’Italia del Pallone viveva il boom demografico: tutti, tutti i bambini giocavano a calcio ed il tesseramento di stranieri era limitatissimo. Null’altro serviva -alla base- se non i Maestri di Football che insegnassero lo stop di petto e la marcatura stretta. Nient’altro occorreva alle Società che Uomini di Calcio -volgarmente definiti DS- che scegliessero la manodopera giusta, secondo le proprie competenze.
Poi la Bosman, la Globalizzazione, la PlayStation. Sempre meno ragazzini a calciare per strada, nuove frontiere cui attingere low cost.
Oddio, chi s’è attrezzato -tipo Udinese– ci ha fatto i soldi: il discorso, tuttavia, sta tutto lì. Per guardarti in giro su vasta scala ci vogliono le competenze: quelle si sono inesorabilmente rarefatte.
Se i procuratori sono un virus per l’Universo Calcio, ebbene essi si sono insinuati nel vulnus che ha squarciato il sistema immunitario dello stesso. La capacità di fare calcio dei Padroni della Baracca è via via crollata: molto più facile affidarsi a due, tre procuratori che ti fanno la squadra e amen. Risparmi in investimenti, perdi in progettualità.
I Direttori Sportivi li vedi meno nei campi di periferia che negli uffici in centro: a che serve scovare i talenti, quando puoi imbastire affari cogli agenti?
Il dedalo di rapporti diviene impressionante. Ai procuratori viene consegnato il Gioco.
Certi amori non finiscono
Il CalcioMercato, da un dato momento in poi, non lo fanno le esigenze degli allenatori ma le scuderie di riferimento. Sono montagne russe.
Capita che, in pochi giorni, Tinti litighi con Tare per Inzaghi e faccia pace con Lotito grazie a Zaccagni. Altre relazioni sfidano i secoli: appena tornato in Serie A, Fabiani piazza i colpi Simy e Kechrida, accompagnati a Salerno da Alessandro Moggi, del quale il DS è amico di famiglia dal tardo Novecento.
Se il Wolverhampton è il cottage estivo di Mendes, a livelli più infimi basta capire il gioco di procuratori e le vicende intricate di mercato si dipanano in un libro aperto.

fonte: profilo Twitter U. S. Salernitana
Pertanto
I tempi di Oronzo Canà sono lontani: non tanto nel tempo, quanto per gli interpreti della domenica. Zico, Pruzzo e Platini sono chimere: più che loro, manca chi li scovi. Affidarsi ai procuratori, ben che vada, fa lievitare i prezzi: ad un certo momento, non te lo puoi più permettere.
Più che la causa, gli agenti paiono l’effetto della malattia.
Da quando s’è sentita la puzza di marcio, anziché mettersi sopravento la Confindustria del Pallone s’è turata il naso ed ha attraversato la nube del miasma: come diavolo avrebbe potuto non impregnarsi?
E sì che nell’85 ci avevano già spiegato tutto.
Chè più che in pasta, Giginho le mani le aveva nella monnezza.
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