Lazio
Sarri è tornato sè stesso, la Lazio gongola
Sarri si è presentato ai suoi tifosi e lo ha fatto a modo suo, senza usare maschere deformanti, senza bavagli o “correttivi” imposti dall’alto. Come in campo il Comandante non ama fare “0-0” quando è chiamato alla dialettica.
I laziali lo conosceranno a poco a poco, ma di certo hanno avuto già una sensazione forte: le sue dichiarazioni difficilmente saranno mai banali, gli spunti saranno certamente tanti, anche quando sarà chiamato a dirimere dialetticamente le questioni più spinose.
Il “giallo” Luis Alberto
E’ bastato sentirlo commentare la vicenda Luis Alberto: “Luis Alberto non ha risposto a una convocazione, è un problema societario dal punto di vista gestionale. Dal punto di vista morale sto aspettando che si confronti con me e i compagni per convincermi di ciò che ha fatto. Se ci convince, il problema scompare, altrimenti dovrà chiederci scusa. Luis Alberto è un calciatore che deve esprimere le sue qualità negli ultimi metri di campo, lo vedo più in quelle zone piuttosto che come mediano. La pena di morte non c’è, ho litigato con tanti giocatori, ma poi una volta arrivato il chiarimento tutto è andato a posto. Può anche essere che siamo d’accordo con quello che lui sostiene, ma serve un atteggiamento costruttivo. ”
Parole chiare, semplici e forti. Nessuna dichiarazione di circostanza o tentativo di rimbalzare la domanda, anzi.
Idee chiare sulla rosa
Messaggi diretti anche a qualche calciatore, vecchio e nuovo: ” I centrocampisti? Lucas ha caratteristiche da incontrista, Sergej (Milinkovic ndr) ha una qualità incredibile ma la sua stazza fisica gli permette di spadroneggiare anche in fase difensiva. Se credo a Felipe Anderson? Se non ci credevo, non lo facevo prendere. Anni fa lo vedevo con la Lazio e a me sembrava un giocatore stratosferico, uno di quelli destinati a Barcellona e roba del genere, poi non ha avuto continuità e io vorrei lavorare con lui per cercare di migliorarlo da quel punto di vista, quando arriverà ci parlerò e capirò”.
L’esubero in attacco
Anche sui propositi di mercato non è stato “diplomatico”. Quando è stato interpellato sulla rosa si è lasciato andare ad un’affermazione che fa il paio con il tenore dell’intera conferenza. Sarri non ha nascosto la voglia di avere ventiquattro giocatori, su cui lavorare e cominciare il suo progetto, ma alcuni di questi per lui sono di troppo, come le punte centrali: “Ce ne sono tre, io ne voglio due, vediamo come va il mercato e quello che succede”. Il riferimento è a uno tra Muriqi e Caicedo, chiaro. Limpido.
L’Europa League
Stesso refrain quando gli hanno chiesto dei propositi della Lazio per l’Europa League: “Dipende che tipo di rosa hai, è un torneo difficile, giochi il giovedì sera trasferte più lunghe e difficoltà di recupero sono non indifferenti. Serve la rosa, fatta bene, al Chelsea c’era una rosa infinita. Da una partita all’altra ne cambiavi sette o otto e la qualità restava alta, la stanchezza non è solo quella fisica, stanchezza mentale da parte di tutti, che poi si trasmette. Il mio pensiero è ‘meglio scoppiare a marzo che fare figure di merda più avanti’ “.
Al bando le dichiarazioni di circostanza, che si impongono in questi casi, dunque. Alla Lazio è iniziata l’era Sarri e Sarri alla Lazio sembra, almeno dall’approccio, tornato il Comandante che conoscevamo.