Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Napule è… solo i tre punti
Pioggia incessante, squadra rallentata e spaventata, una giocata bella e imprevista che vale – quasi da sola – 3 punti.
Basta questo, probabilmente, a descrivere i 90 minuti noiosi di Napoli-Parma, partita nella quale il momento più interessante da raccontare è quello del minuto 82, quando i ragazzi in maglia azzurra, con Politano davanti a tutti, sono andati a festeggiare in panchina abbracciando a turno Gennaro Gattuso.
Gli abbracci, come è noto, sono un posto perfetto in cui abitare, anche se di certi abbracci bisognerebbe imparare l’intensità, la durata, il calore, la rabbia, le parole silenziose e la necessità di esplodere.
I colpi sulla testa a mò di scappellotto danno infatti l’idea di essere o voler provare a diventare un gruppo vero, ma le parole del mister nel dopo-partita sono utili a confermare come si sia indiscutibilmente uomini di carattere, ma ancora – probabilmente – allenatori in divenire.
Perché indubbiamente Napoli è piazza che “bombarda” e dà pressioni, ma è innegabile che ciò accada maggiormente quando i risultati sono alterni, le idee un po’ confuse e certi post-partita un po’ ripetitivi. La “delusione”, poi, è il modo peggiore con cui la vita prova ad insegnare delle cose, una scomoda realtà che a volte ci si ostina a non voler vedere.
Legittimo, probabilmente, il risentimento di un uomo che dice di sentirsi trattato “come se fosse penultimo in classifica”, ma fin troppo agevole replicare come il Napoli 2020/2021 sia troppo simile a quel “vorrei ma non posso” e “potrei ma non riesco” con cui i tifosi partenopei hanno convissuto già da troppo tempo.
Ci sono ancora 18 partite di campionato, due (speriamo tre) di Coppa Italia e qualcuna ancora (magari il più possibile) in Europa League per dire che stagione sarà stata, ma una squadra che ha già perso 7 volte in stagione (sei delle quali nel girone d’andata) ha il dovere di tutelare il patrimonio tecnico mettendone in discussione potenziale anche la guida tattica.
La prima di ritorno racconta in ogni caso di una squadra che sembra volersi aggrappare a Gattuso in panchina, smentendo così ogni illazione o congettura, e questa è certamente una notizia da accoglier positivamente, al di là dell’idea di gioco a tratti assai confusa.
Anche perché nell’anno in cui andare in campo ogni tre giorni crea complicazioni in Europa pure a Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona e Psg, è importante provare a vincere più partite possibile, qualunque sia il modo.
Col Parma era necessario ed imprescindibile.
Farlo grazie ad una bella giocata di un interprete macedone almeno una volta schierato nel suo ruolo, probabilmente nasconde un significato metafisico nascosto, da cogliere nella sua interezza.
Nel secolo dei social network, dei tifosi da tastiera e degli allenatori col telecomando, certamente Napoli è luogo dove fare calcio è meno facile che altrove, ma la migliore assicurazione sulla vita del tecnico partenopeo rimangono le auspicate ritrovate prestazioni di Insigne e Zielinski, che si attendono tanto quanto i gol dei redivivi Mertens ed Osimhen.
A proposito di delusione, poi, l’insegnamento può cogliersi in una bella affermazione di Beverly Sills, soprano americano, secondo la quale “si può essere delusi se non si riesce, ma si è condannati in partenza se non si tenta”.
Gli schiaffi metaforici cui Gattuso ha fatto cenno citando certa stampa sono diventati, in campo, scappellotti da parte dei suoi ragazzi dopo il secondo gol.
L’auspicio è che a breve diventino carezze, manifestazioni d’affetto da parte di chi non aspetterebbe altro che gioire per vittorie che vengono e verranno.
La linea sottile che divide illusione e delusione si chiama, infatti, aspettativa.
E poiché il massimo rischio nella vita – ha detto qualcuno – è quello di non rischiare mai, la prospettiva pare segnata, checché ne dica il mister: motori necessariamente al massimo e aspettative quantomeno da prime quattro.
Testa bassa, mani sul manubrio e, se necessario, in piedi sui pedali.
Di Napoli-Parma si tengono solo i tre punti.
Per quello che verrà da adesso in poi è opportuno, al di là di tutto, sperare di non fermarsi più.