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CORNER CAFE’ – Cristiano Ronaldo, quel miliardo che rimanda l’immagine di un calcio un po’ più triste

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Nemmeno nei sogni più utopistici si potrebbe arrivare a guadagnare un miliardo di dollari. La maggior parte di noi, se non tutti, non conoscono nemmeno la reale portata di una cifra del genere. E’ roba da sceicchi, roba da magnati; roba da Cristiano Ronaldo.

Già, perché l’asso portoghese li ha guadagnati, quei soldi. Nel corso di una carriera intera giocata ai massimi livelli, s’intende; li ha guadagnati col sudore, con il duro lavoro – e anche qualche sponsor piuttosto largo di maniche, ad ogni aumento di candelina sulla torta aumentando anche il proprio fatturato. Col sudore, col duro lavoro, e anche qualche sponsor dalla larga manica che, diciamocelo, a nessuno dispiacerebbe.

C’è però una nota triste, nella idolatria della stella portoghese. Ronaldo è esempio per molti: è l’homo novus partito dal nulla e creatosi le proprie ricchezza da solo, è l’esasperazione del vero atleta portato al gradino successivo, è l’eroe omerico semidivino, noncurante dell’età, destinato al rimanere per sempre giovane. Ma Ronaldo è anche l’immagine di un calcio diverso, di un calcio più triste.

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Di un calcio fatto di soldi, di fatturato, di entrate ed uscite. Un calcio che preferisce i social alla vita reale, gli introiti televisivi allo stadio pieno, le scarpette di marca ultimo modello a quelle sporche di fango e terriccio, che sanno di vissuto. Sono anni che il pallone ha deciso di intraprendere questa via, inflazionando ogni minimo aspetto che lo rendevano vicino alle persone. La passione rimane, certo; il resto, un po’ meno.

E ora un nuovo traguardo, reso tale dal suo più fulgido emblema. Perché Ronaldo è anche questo: simbolo di un calcio basato sulle sponsorizzazioni, sul miglior offerente, il pallone degli sceicchi e dei magnati. In continua evoluzione, continua per la propria strada aprendosi al progresso che, di fatto, è fatto anche di questo, opzione tra le tante prima di divenire reale. Non so dire, in verità, se la strada intrapresa sia buona cattiva. Per me, è solo un po’ triste.

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