Approfondimenti
IO RESTO #ACASACONVLAD – La Mistica de la Plata

¿Cómo vas a saber querido amigo?
¿Cómo vas a saber lo que es la vida?
Si nunca, jamás jugaste al fútbol.
Hai l’ardire di girare l’Argentina. Hai l’incoscienza di avventurarti per il Norte. Percorri lande desolate: poche anime, il caldo soffoca l’aria. Poi le montagne, appena verdeggianti: le rovine di Los Menhires, infine la città.
Sporca, povera, delinquenza ovunque.
Benvenuti a San Miguel de Tucumàn: dove un tempo si dichiarò l’Indipendenza non cresce altro che miseria. In pieno centro, tra VeinticincoDeMayo e Chile, giace El Josè Fierro: la casa dell’Atlético, storia modesta e spalti sempre pieni.
Lì allena un certo Ricardo Zielinski: nel 2011 sedeva sulla panchina del Belgrano. All’ultima di campionato rese visita al Monumental. Il peggior River Plate della storia: se non vince, per la prima volta è retrocesso. Centomila Gallinas convinte di una formalità: gli ospiti indossano l’elmetto e strappano il pari. Zielinski, da allora, è l’incubo dei Millionarios.
Sono passati otto campionati, è di nuovo l’ultima partita e si gioca a Tucumàn: indovina chi viene a cena?
Hai la fortuna di girare l’Argentina. Hai il privilegio di camminare per Buenos Aires. Passeggi sovrappensiero, quando alzi gli occhi: case colorate, pittori ballano il tango, El Caminito. Sei alla Boca: antico porto sul Riachuelo, accolse una generazione di Genovesi. Gli Xeneizes. Delinquenza ovunque ed una religione: il Boca Juniors.
Campionato burrascoso, questo: il terremoto societario ha stravolto tutto non senza tumulti, e nella baraonda sembra essersi smarrito il giocatore simbolo. Carlitos Tevez, faccia sfregiata dalla strada e piedi ispirati da Calliope: darebbe una gamba pur di vedere esplodere La Bombonera. Gli anni passano e dalla Stanza dei Bottoni hanno mandato il segnale: Macchè rinnovo, pensa al ritiro.
La Doce, manco a dirlo, lo idolatra. È la quintessenza della povertà buenairense che sublima in arte in un prato verde. L’eleganza opaca del lapislazzuli, huevos di granito ma soprattutto la numero dieci: il Boca è la Religione, quella maglia – già vestita da Dios – è la Sacra Sindone. Indossala e sarai venerato oltre ogni concetto.
A proposito, Diego Armando Maradona s’è tolto lo sfizio di salvare il Gimnasia con una giornata d’anticipo: senza star troppo a disquisire, ha fatto un miracolo. Può godersi in serenità l’ultima di campionato, quest’anno clamorosamente decisiva per il titolo. Il suo Boca se lo gioca in casa: indovina chi viene a cena?
È la tempesta perfetta. Tutto il pathos possibile, le anime più infime tese al sentimento eccelso.
Il River Plate ha dominato la stagione ma arriva al redde rationem col fiato corto. È in testa, ma deve vincere. Deve vincere l’ultima partita. Deve vincere l’ultima partita contro Zielinski. Pochi polsi non sentirebbero le vene tremare.
Il Boca ha sofferto tutto l’anno. Ha cambiato tanto, ha resistito e gli Eterni Rivali hanno sprecato il match point sul servizio, lasciando punti in casa al Defensa y Justicia.
L’ultimo atto, alla Bombonera, è pura liturgia. Il Peublo Xeneize si gioca tanto ma c’è innanzitutto da consacrare il proprio Dio. È una processione, quella verso la panchina del Gimnasia. Maradona riceve gli onori tra cori, striscioni e lacrime d’amore che avvolgono la Boca in un unico, indescrivibile afflato. In coda al corteo arriva lui, El Hombre del Pueblo, l’Apache: Diego gli prende il faccione tra le mani, gli dice qualcosa, lo benedice.
I Pianeti si sono prodigiosamente allineati. Sei innanzi alla Mistica.
Si parte. Il River all’attacco, il Boca alla radiolina. L’Atlético Tucumàn non si gioca nulla eppure segna: sinistri cigolii straziano le menti dell’Hincha Millionaria. Il River Plate si scuote, pareggia ed assalta l’aera degli uomini di Zielinski: non la porteranno a casa, di nuovo quell’incubo…
Alla Bombonera il punteggio non si schioda, la testa è a Tucumàn. D’incanto, mistica, la pelota rotola tra i piedi di Tevez. Fosse stato per qualcuno non avrebbe neppure giocato: quando la sfera si stacca dal suo destro rabbioso l’Universo del Boca sa già che finirà in Paradiso. Il sommovimento della Doce è un’opera d’arte impressionista. La rete è gonfia e Carlitos corre. Corre verso la panchina avversaria – e dove sennò? – a ricevere il bacio di Diego l’Onnipotente, che lo aveva benedetto.
Il Boca Juniors è Campione d’Argentina.
L’Architetto dell’Universo ha disegnato l’ultima giornata del Campionato Argentino, realizzando la Summa di ogni spiritualità del Calcio.
I Milionari tremano davanti alla maledizione di un allenatore sconosciuto, finendo in ginocchio davanti alle loro stesse paure.
La parabola dell’Uomo della Gente, messo in croce da chi comanda ed infine risorto davanti al Dio del Pallone.
La fede incondizionata di un popolo ha anteposto la celebrazione della Divinità all’effimero risultato del campo. Ed al cospetto dell’Altissimo assurge in excelsis all’Eterna Gloria.
È la Mistica.
Sei in Argentina, credici e basta.