Approfondimenti
ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Neve al sole
L’abbiamo aspettata per tanto. Sapete quelle attese che proprio ti distruggono dentro, ti rovinano le giornate perché la tensione che percepisci è continua, sottile.
Pensi: “vabbè non è ancora il momento”. E invece ci siamo. Questa è “quella settimana là”. La settimana in cui il fato vuole che la mia Juve faccia finalmente capire al mondo di che pasta è fatta.
In rigoroso ordine di apparizione sulla passerella: Spal, Lione, Inter, Milan e Bologna, per non farci mancare nulla.
Come ci arriviamo? Ottimo quesito la cui risposta mi mette in serissima difficoltà.
Restiamo sempre in zona Allegri quando pensiamo alla sostanza, al portare a casa i tre punti. Dopo il Verona e il Milan in Coppa Italia, il 2-0 col Brescia ha lasciato che respirassimo un po’, forti anche di un clean sheet ormai più raro di uno vestito normale durante la Fashion Week.
Proviamo con la Spal, allora. I nostri si fanno vedere a Ferrara, dopo qualche giorno condito da notizie un po’ confuse: Pjanic si o no, Higuain si o no, Khedira che fine ha fatto. L’unico che al momento sembra essere uscito dalle mani dei fisioterapisti è Giorgio Chiellini. Mister Sarri ormai lo sa, avrà anche lui pensato ironicamente il ragazzo debba rifarsi le ossa, ed infatti decide di schierarlo dal primo minuto contro la formazione del novello mister Gigi Di Biagio.
Higuain non è nemmeno convocato, ma immaginavo che Sarri avesse intenzione di lasciarlo riprendere con calma dopo una lombalgia che lo ha fatto allenare a parte per qualche giorno. Del resto, chi toglierebbe da lì davanti un Dybala e un Cuadrado del genere? Di Cristiano è inutile parlare, o almeno è inutile farlo adesso.
Alle loro spalle, novità: regia affidata a Bentancur, ormai sorprendente allievo di un Pjanic che comunque sarà necessario recuperare in vista degli impegni europei, Matuidi ma soprattutto Ramsey nel ruolo di mezzala, dopo le deludenti uscite da trequartista. Tentar non nuoce, e qualche volta ti fa anche vincere le partite.
Soliti dieci minuti di caos dove c’è solo la Spal: non riusciamo ad entrare mai in partita subito, e nemmeno questa volta fa eccezione. Rischiamo già su un tiro di Petagna a causa di uno dei molteplici svarioni della difesa in questi primi minuti del match, colpevole senza colpa alcuna Giorgione Chiellini a cui tocca fare gli straordinari per tornare a prendere correttamente le misure della linea difensiva.
Per tirare un sospiro di sollievo sui vari malfunzionamenti in campo c’è il solito Cristiano, che insacca alle spalle di Berisha su un bellissimo cross di Dybala. Ci sono quei goal che proprio ti fa male dentro che siano in fuorigioco, e questo è uno di quelli.
Si intravedono spazi più ampi per gli inserimenti del buon gallese che mette un pallone di testa alto sopra la traversa, ma che è già tanto che riesca ad arrivare in porta.
Come capita generalmente in questo tipo di partite, la Spal per buona parte del primo tempo piazza davanti alla porta dieci undicesimi della squadra, facendo faticare non poco i ragazzi di mister Sarri per riuscire a sbloccare il risultato.
Ci riprova Ronaldo dalla distanza, poi Dybala, su punizione con il pallone che sbatte contro la barriera, e poi di nuovo Dybala, con una giocata da cineteca in mezzo a quattro avversari e con un tiro mancino che solo un palo di quelli messi bene possono fermare.
E poi di nuovo Ramsey: avvia l’azione piazzando un pallone di lusso per Cuadrado, che non perde tempo a crossare e a lasciare che sia di nuovo Cristiano Ronaldo a prendersi l’onere e l’onore di mettere il suo nome come primo marcatore di questo match. L’undicesimo di fila a segno, peraltro, raggiunti Quagliarella e Batistuta in questo ranking dal sapore infinito.
Che poi Batistuta twitterà che “con il riposo è facile”. Io mi limiterei a pensare che un trentacinquenne che segna per undici partite consecutive possa ancora insegnare qualcosa anche ai venticinquenni del 1994, ma questa è un’altra storia.
Totalmente padroni del campo, andiamo a prenderci il secondo tempo del match subito di nuovo con Cristiano, che sfiora il due a zero di un soffio con un tiro angolato, ma il suo momento è passato.
Questa sera ci aspettiamo delle risposte da parte della mezzala gallese arrivata dall’Arsenal, e direi che qualcuna la otteniamo, visti i precedenti tentativi. Può sbagliare il primo e il secondo, ma al terzo confeziona uno scavetto morbidissimo che gli dà finalmente un po’ di pace e forse anche una bella gratificazione. Perché ormai lo sappiamo che, per i giocatori arrivati dalla Premier League, abituarsi al nostro modo di giocare è difficile quanto imparare di nuovo a guidare per la sottoscritta.
Non si può concludere una partita in santa pace, non ho nemmeno il tempo di rilassarmi e cominciare a pensare a cosa preparare per cena, quando Rugani decide di mettere a terra Missiroli in area di rigore.
Ora, tralasciamo per un secondo il mio mai nato feeling nei confronti di Rugani, per quanto io sia sempre propensa a concedere un numero infinito di possibilità.
Soffermiamoci sull’assegnazione del calcio di rigore a favore della Spal. E che rigore, signori miei.
Facciamo la storia, come sempre accade alla Juventus FC, nel bene e nel male.
Impazzano in rete i meme che ritraggono l’arbitro La Penna attaccato alla ricetrasmittente cercando di comunicare con la sala VAR per un malfunzionamento dell’auricolare. L’arbitro decide di andare a rivedere il contatto al monitor, ma inauguriamo inconsapevolmente questa sera un nuovo filone arbitrale, ovvero quello del VAR in assenza di VAR. Il monitor presenta un messaggio di errore, l’arbitro non sa che pesci prendere. Ci si affida quindi (a norma di regolamento) a quanto ritenuto corretto dalla sala VAR. Rigore sia, sacrosanto peraltro, e Petagna batte Szczesny.
Ci complichiamo la vita così facilmente, che, se complicarsi la vita fosse un mestiere pagato, avremmo già comprato Messi, Neymar e Mbappè.
La Spal tenta il tutto per tutto per raggiungere il pareggio, ma anche le congiunzioni astrali non ci aiutano affatto, in un match che sarebbe potuto finire tranquillamente con almeno due goal in più da parte nostra.
Un’altra cosa che proprio non vuole aiutarci è il talento di Cristiano Ronaldo nel tirare le punizioni: questa sera al secondo tentativo sbecca la traversa.
Io sono una di quelli che ritengono che se qualcosa non mi va bene come dovrebbe è perché prima o poi c’è in serbo per me qualcosa di molto più grande. Spero tanto che anche Cristiano la pensi come me. Gli volevo comunque far sapere che una cosa grandissima potremmo ottenerla il trenta maggio, ma poi ci penseremo.
Guardiamo sempre il bicchiere mezzo pieno: tre punti, un buon Rabiot subentrato a Ramsey, il rientro di Bernardeschi per Matuidi (nuovamente esterno, nuovamente tentativi per l’ex Fiorentina che sta cercando una sua identità), mezza partita di Chiellini. La sensazione che il centrocampo stia facendo di tutto per cercare una sua linea guida, un controllo ed un’incisività che sembra pieno in alcuni dei singoli, vedi Bentancur, ma non nella collettività. Certo è che con un Dybala così, personalmente posso passare su quasi tutte le magagne che vedo nelle retrovie.
Poi, a riempire fino all’orlo il bicchiere, ci pensa Mister Sarri. Nel postpartita si lascia andare ad un paio di commenti sul rigore assegnato a scatola chiusa, o comunque mezza aperta. “Se avessero dato a noi un rigore così sarebbe venuto giù il mondo”.
Cosa vuol dire essere l’allenatore della Juventus, Sarri l’ha racchiuso in poche parole. Ne ha sbagliate diverse nelle precedenti giornate, ma questa sera il mio cuore si è finalmente sciolto per lui come un gelato all’equatore (parole e musica di Pino Daniele), e ha lasciato che Maurizio facesse finalmente capolino nel mio cerchio della fiducia. E in un attimo sono di nuovo a Giugno, conferenza stampa, giro allo Stadium con Agnelli, Nedved e Paratici, abito d’ordinanza. Ripartiamo da qui. Benvenuto alla Juve mister Sarri.