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NUMERO 14 – Una coltellata nella schiena

Amburgo, 30 Aprile 1993. Nei quarti di finale del torneo di tennis la serba Monica Seles sta conducendo per 6 games a 4 nel primo set e 4 a 3 nel secondo sulla bulgara Magdalena Maleeva. Alle ore 18:50 c’è un cambio di campo e le due atlete ne approfittano per rinfrescarsi. Un uomo, approfittando della disattenzione del servizio di sicurezza, si avvicina alla panchina della Seles. Lei gli volge le spalle, è intenta ad asciugarsi il sudore, vorrebbe bere un sorso d’acqua. L’uomo estrae qualcosa dalla borsa. E dopo le vibra una coltellata alla schiena.
Cento marchi ogni anno
La tennista serba si accascia al suolo, sulla spalla sinistra la lama le ha provocato una ferita profonda un centimetro e mezzo. L’aggressore cerca di colpirla nuovamente, solo l’intervento di una guardia glielo impedisce. Riesce ad approfittare della confusione che ha scatenato sul campo per dileguarsi. Dopo poche ore viene ritrovato ed identificato: si tratta di Gunther Parche, un disoccupato tedesco di 38 anni. Il suo movente per l’aggressione? E’ tifoso di Steffi Graf, la tennista sua connazionale. Una passione che sconfina nell’idolatria: ogni anno invia alla madre della Graf cento marchi affinché le compri dei fiori per il suo compleanno. E Monica, ai suoi occhi, è colpevole di aver strappato alla sua favorita la posizione di numero 1 del mondo in classifica WTA. Un affronto intollerabile, la serba doveva sparire al più presto dai tornei. A costo di eliminarla fisicamente e di persona. Con una coltellata alla schiena.
Ferite dell’animo
Il suo confuso racconto non lascia dubbi alle forze dell’ordine che lo interrogano: Parche ha dei problemi psichiatrici. Solo pochi centimetri, quelli che stavano tra la punta della sua lama e un punto vitale del corpo di Monica, gli hanno impedito di ucciderla. Il giorno dopo l’attentato la sua vittima ha ricevuto una visita in ospedale. Si tratta proprio di Steffi Graf, la sua rivale, la persona per cui Parche ha compiuto il folle gesto. La tennista tedesca si è sentita in dovere di andare a trovare Monica. E’ un incontro breve, formale e carico di imbarazzo. Le due non sono mai state amiche e l’accaduto amplia a dismisura la distanza tra di loro. Steffi fa gli auguri di pronta ripresa alla collega e se ne va. L’aspetta la finale del torneo, quella che, con ogni probabilità, avrebbe dovuto giocare contro Monica se non fosse successo quello che è successo. Adesso la vita della tennista serba non è più in pericolo, bisogna vedere cosa ne sarà della sua carriera. I pensieri di Monica sono estremamente cupi: è mai possibile che una tennista di talento possa rischiare di ritrovarsi paralizzata o, peggio, uccisa solo perché qualcuno è follemente invidioso dei suoi successi? E’ concepibile l’idea di tornare a disputare un torneo dopo tutto questo? I danni procurati da Parche sono ben più gravi di quella cicatrice. Le ferite dell’animo fanno più male di quella coltellata alla schiena.
Da Novi Sad alla Florida
Chi la conosce bene è pronto a scommettere sul suo ritorno all’agonismo. Monica è sempre stata una combattente, fin da piccola. E’ nata il 2 Dicembre del 1973 a Novi Sad, una città del nord della Serbia, sulle rive del Danubio, vicino al confine con l’Ungheria. E’ diventata una tennista per emulazione: suo fratello Zoltan, più grande di lei di otto anni, era una promessa di questo sport. I suoi tentativi di eguagliarlo l’hanno portata fino alla vittoria, a 12 anni, di un torneo giovanile a Miami, in Florida. Sugli spalti c’è Nick Bollettieri, il fondatore dell’omonima Accademia di tennis, che rimane folgorato dal suo talento e le offre una borsa di studio per entrare a far parte del suo centro di addestramento per futuri assi della racchetta. La famiglia Seles accetta l’offerta e Monica, sui campi dell’Accademia, si rivela una macchina da guerra: tutte le sue avversarie hanno minimo dieci anni più di lei, nessuna riesce a spuntarla contro i suoi terrificanti rovesci a due mani. La sua irresistibile ascesa è sintetizzata dalle parole dell’esperta tennista Chris Evert, sconfitta in finale in rimonta (3-6, 6-1, 6-3) al Torneo di Houston 1989 da una quindicenne Monica: “She’s the next” (“Lei è il futuro”).
Eterne rivali
Il fiuto di Bollettieri e la profezia della Evert sono ampiamente confermati dalla travolgente progressione della mancina di Novi Sad: al Roland Garros di Parigi 1989, suo primo torneo del Grande Slam, Monica gioca la semifinale contro Steffi Graf. E’ il primo incontro tra le due, l’inizio di una eterna rivalità. La tedesca è la numero uno al mondo, apparentemente un ostacolo insormontabile per la novellina. Monica non si fa intimidire, aggredisce l’avversaria con i suoi implacabili affondi sin dal primo game. Alla Graf servono tre set per avere ragione della giovanissima serba, la tensione accumulata nello scontro la prosciuga al punto di perdere la finalissima contro la spagnola Arantxa Sánchez. A distanza di un anno le due si ritrovano a giocarsi la finale della stessa competizione: stavolta è Monica che alza il trofeo, la più giovane vincitrice di sempre degli Internazionali di Francia. Ormai è uno schiacciasassi, non la ferma più nessuno, i numeri lo dimostrano: 22 titoli WTA conquistati e 33 finali vinte su 34 disputate tra il 1991 e il 1993. E, naturalmente, la posizione di numero uno in classifica WTA a discapito della Graf. Fino ad Amburgo, fino a quella coltellata nella schiena.
Triste crepuscolo
La giustizia dovrebbe giudicare Gunther Parche per tentato omicidio. Tuttavia il Tribunale gli riconosce l’infermità mentale e lo condanna solo a due anni con la condizionale, e per lesioni aggravate. Ma le disgrazie per Monica viaggiano sempre in coppia. Dopo l’attentato le sue colleghe tenniste si riuniscono per decidere in merito alla sua posizione nel ranking mondiale in attesa del suo rientro. L’idea è quella di consentirle di mantenere il suo primato, “congelando” la classifica. Ma altri interessi prevalgono, più di una ritiene che non sarà mai in grado di recuperare. E cosi, ad eccezione dell’argentina Gabriela Sabatini, l’assemblea decide di proseguire come se nulla fosse. La Graf torna ad essere la numero uno WTA, la Seles può solo masticare amaro, alla fine Gunther Parche ha avuto quello che voleva. E’ un colpo troppo duro da assorbire: Monica fatica a riprendersi, si lascia vincere dalla paura, si sfoga con il cibo. Il suo triste crepuscolo è fatto di crisi di bulimia ed attacchi di panico. Solo dopo due anni riesce a fare di nuovo la sua comparsa su un campo di tennis per una esibizione. Ma è ingrassata, imbolsita, infiacchita. Non è la pugnace atleta di prima, né lo sarà mai più. Tutto ha avuto fine con quella coltellata nella schiena.