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ANGOLO DEL TIFOSO NAPOLI – Napule é… la prova incolore dei fratelli scarsi

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Un adagio da sempre assai in voga dice che “gli opposti si attraggono”.

Vale nella fisica, forse in amore, spesso nella vita, probabilmente anche nel calcio.

Specie quando giochi di giovedì sera e decidi di mandare in campo, tuo malgrado, i “fratelli scarsi”.

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Tali sono sembrati, infatti, per oltre mezz’ora, Di Lorenzo e Koulibaly, Mario Rui e Mertens, Politano e Petagna. Lo stesso non può dirsi di Lobotka, perché lui è sempre lo stesso e finora il gemello bravo ha deciso di rimanere nascosto.

I croati del Rijeka, infatti, son sembrati per quasi un tempo fulmini di guerra, padroni del campo e del tutto in controllo. Colpa di uno stato di forma attuale degli azzurri curiosamente deficitario, ma anche – forse – delle tante partite ravvicinate che, di fatto, non conoscono mai sosta in questo inizio di stagione.

L’Europa League ha due pregi:

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  • garantisce al vincitore la partecipazione alla Champions League ed alla Supercoppa Europea;
  • assicura una trentina di milioni netti a chi, partendo dai gironi, arriva fino in fondo.

Al netto di questo, non serve a nulla.

E se non la si vince, è meglio uscire ai gironi.

Il problema, dunque, è sempre lo stesso: cercare di non snobbare gli appuntamenti del giovedì (alternati tra tardo pomeriggio e prima serata), di non sobbarcare di fatica i calciatori più rappresentativi, di non correre inutili rischi.

Insomma, esattamente il contrario di quanto fatto dal Napoli di Gennaro Gattuso in Croazia.

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In balia degli attacchi di casa per tutto il primo tempo (bravo Meret in un paio di occasioni), col fratello scarso di Koulibaly in campo per 90 minuti e l’ingresso di Insigne (che solo sette giorni fa era uscito dal campo per fastidi muscolari) nella ripresa.

Rijeka – Napoli andrà negli almanacchi con una vittoria azzurra che vale tre punti, ma chi ha seguito il match non può permettersi il lusso di sottovalutare certi segnali.

Di Lorenzo, per esempio, che è la controfigura di quello ammirato per larghi tratti nella stagione scorsa. E poi Dries Mertens, ancora incapace di calarsi a pieno nel ruolo che potrebbe garantirgli ancora un lustro importante da protagonista. Da ultimo: l’impossibilità di immaginare un centrocampo privo, allo stesso momento di Fabian Ruiz e Zielinski, con Lobotka e Demme incapaci di regalare una linea capace di contrasti efficaci e forza propositiva allo stesso tempo.

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Il centrocampista tedesco, nonostante tutto, è stato probabilmente il migliore in campo… e non solo per il fondamentale gol del pari quasi alla fine del primo tempo.

Dalla città di Fiume, dove tante pagine di storia sono state scritte in passato, rientra dunque a casa una squadra al momento un po’ incerta e titubante, che necessita di conferme e certezze da ritrovare. La chiave di volta è, manco a dirlo, come capitato nel passato recente, nei piedi di Mertens ed Insigne, perché – inutile negarlo – nascono e muoiono lì le potenzialità d’una squadra che, in Europa League, ha finora ottenuto il massimo col minimo sforzo.

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