Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Nuovo tecnico, stessa squadra

La Juventus supera in casa il Genoa con un risicato 1 a 0 e regala la prima vittoria al neo allenatore Igor Tudor.
Nuovo per modo di dire, visto che, in realtà, il croato è già alla terza fase della sua militanza in bianconero. Dopo essere stato un roccioso difensore, agli ordini di Lippi e Ancelotti, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, ha anche vissuto una breve esperienza in panchina, come vice di Andrea Pirlo, nel campionato 2020-21.
Il prosieguo della sua carriera l’ha visto alla guida di diverse altre squadre (Udinese, Verona, Lazio) ma il desiderio di essere il timoniere del suo vecchio club l’ha riportato a Torino.
Il suo compito è quello di rimediare agli errori di gestione di Thiago Motta e restituire una identità al gruppo, sia in termini di gioco che di risultati. Una sfida difficile ma suggestiva, con in palio la possibilità di essere confermato nel ruolo anche per il prossimo campionato.
L’idea della dirigenza, infatti, è quella di ripartire con un mister in grado di rivalutare appieno l’attuale parco giocatori invece di procedere ad un’altra rivoluzione. Nuovo tecnico, stessa squadra.
Rimettere assieme i cocci
Naturale che il mastodontico Igor (1,93 cm di altezza), come qualsiasi allenatore subentrante, non possa fare altro che provare a rimettere assieme i cocci.
Almeno per adesso. Troppo poco tempo a disposizione per tentare una terapia d’urto, troppo grandi le voragini (sia sul piano organizzativo che di mentalità) lasciate dal suo predecessore.
Il buon senso suggerisce di approcciarsi ai suoi uomini con cautela e provare a stimolarne l’orgoglio a piccoli passi. Nessun proclama bellicoso, nessuna distinzione tra buoni e cattivi, nessuna epurazione preventiva. Per risalire la china c’è bisogno di tutti gli effettivi a disposizione ed è fondamentale che tutti remino nella stessa direzione. La parola d’ordine è sempre quella: nuovo tecnico, stessa squadra.
Diversa fisionomia
Le correzioni apportate da Tudor all’assetto della squadra sono relative, ma sufficienti per darle una diversa fisionomia. La difesa si dispone con tre uomini in linea, due a fare da braccetti laterali e un centrale dai piedi buoni incaricato di far ripartire l’azione.
A metà campo un solido quartetto formato da due centrali a comporre una barriera di interdizione e rilancio più due esterni votati sia alla copertura che all’incursione. In avanti due mezze punte a svariare per la trequarti alle spalle di un centravanti dinamico e battagliero.
L’idea di gioco è la ricerca costante quanto immediata della verticalità per mettere nel dimenticatoio lo sterile possesso palla della precedente gestione. Si tratta di cambiare la metodologia, non gli uomini. Nuovo tecnico, stessa squadra.
Rilancio dei giocatori
In quest’ottica è chiaro che si debba puntare sul rilancio dei giocatori, specie quelli penalizzati o addirittura emarginati dal vecchio allenatore. Gente come Kenan Yildiz, ad esempio.
Il gioiellino turco, trequartista per natura e vocazione, era stato costretto a riconvertirsi esterno sinistro per trovare posto in formazione. Un compito oscuro ed ingrato che l’aveva fatto ingrigire fino a rischiare di disperdere il suo talento.
Una volta restituito al suo ruolo naturale, in mezzo al campo, ha ritrovato stimoli ed inventiva. E si è (ri)preso la leadership del gruppo con giocate da autentico numero 10, un simbolo più che una maglia. L’azione del vantaggio bianconero è il miglior spot che ci possa essere: aggancio palla sulla trequarti, slalom da fondista per disorientare gli avversari e liberarsi al tiro, conclusione secca da posizione angolata, pallone in fondo al sacco.
E un urlo liberatorio per sancire la fine di un incubo, per lui e tutti gli altri. Non serve cercare soluzioni altrove, in casa c’è già tutto il necessario per la rinascita. Nuovo tecnico, stessa squadra.
(Foto: Depositphotos)