I nostri Social

Calciomercato

Lazio, finalmente un mercato da Champions: l’analisi

Pubblicato

il

Lazio Stadio Olimpico
Tempo di lettura: 6 minuti

Finalmente un mercato da Champions League per la Lazio. Dopo l’entusiasmante cavalcata della squadra di Maurizio Sarri nella scorsa stagione, ci si aspettava molto dalla società guidata da Lotito per confermare che, all’impresa sportiva culminata con il secondo posto in campo, seguisse l’intenzione del Patron laziale di compiere ancora uno step verso l’alto. E bisogna dire che, al netto delle tempistiche che poi affronteremo, l’operazione sembrerebbe compiuta.

Dopo l’ultima qualificazione alla massima competizione continentale per club della Lazio nel 2020, seguì una sessione estiva di mercato totalmente fallimentare che ha albergato negli incubi di quest’estate dei tifosi laziali. La cessione di Milinkovic Savic in Arabia Saudita, capolavoro affaristico da 40 milioni per una scadenza contrattuale 2024, ha di fatto stappato il calciomercato biancoceleste che, orfana di Igli Tare come ds dopo 18 anni tra campo e scrivania, ha impiegato un pochino a carburare per poi chiudere in bellezza con l’acquisto finale di Guendouzi dal Marsiglia.

La rosa dopo il mercato

Nel giudizio sulla rosa, dopo il gong finale della sessione di mercato, non può non pesare la tempistica degli arrivi dei nuovi acquisti. Ad un voto totale che, analizzando entrate e uscite solo su carta, sarebbe molto vicino all’otto pieno, va quindi sottratto qualcosa per la consueta lentezza nell’operare di Lotito. È chiaro che il controllo del Presidente sui conti e sul bilancio della Lazio è improntato al mantra di “non fare mai il passo più lungo della gamba”. E infatti, prima di aver avuto la certezza della cessione onerosa di Milinkovic, non è stato fatto nessun passo per rinforzare una rosa comunque bisognosa. Il primo acquisto, quello del Taty Castellanos, è stato messo a referto il 21 di Luglio dopo la certezza dei soldi arabi e senza tenere quindi conto del denaro che arriverà dalla Uefa per la qualificazione ai girone di Champions League.

Pubblicità

Oltre alla partenza del Sergente serbo, che sicuramente riduce il livello tecnico biancoceleste, bisogna far notare anche l’addio di Stefan Radu, che, dopo aver stabilito il record di presenze nella storia della Lazio, ha detto stop al calcio giocato. Luka Romero, da svincolato, e Matteo Cancellieri, in prestito all’Empoli con riscatto e controriscatto, non sono riusciti ad affermarsi come degni sostituti dei titolari. Akpa Akpro ceduto al Monza in prestito oneroso, Luis Maximiano, all’Almeria in prestito con obbligo,  Marcos Antonio al Paok di Salonicco in prestito con diritto, hanno completato le operazioni in uscita delle “prime” linee a cui vanno aggiunte, sotto il profilo economico, quella di Acerbi riscattato dall’Inter e Gonzalo Escalante dal Cadice per una cifra complessiva vicino ai 10 milioni per tutte le uscite sopracitate.

Si è molto favoleggiato, nella narrazione giornalistica del calciomercato laziale, sulle richieste di Maurizio Sarri al presidente, su presunti litigi tra il tecnico e Lotito. La verità, che esce dalle parole incrociate del Mister alla prima conferenza e dalle dichiarazioni del Presidente mai smentite, è che l’allenatore toscano avrebbe voluto sicuramente tempi più corti nella chiusura dei nuovi acquisti, ma che una volta messo di fronte ai conti da partita doppia illustrati dal Senatore si sia rassegnato al cronoprogramma lotitiano.

Servivano rinforzi per allungare la rosa in vista del doppio impegno campionato-coppa e per sostituire Milinkovic e i rinforzi sono arrivati. L’argentino Castellanos, ex Girona di proprietà del New York City FC, coprirà il ruolo vagante di vice Immobile con la speranza di potersi preparare ad un futuro più impegnativo. Il danese Isaksen, classe 2001 ex Midtjylland, proverà ad alzare il livello della panchina dietro ai titolarissimi Felipe Anderson e Zaccagni. Tutti e due arrivano a titolo definitivo con un esborso che, tra parte fissa e bonus, si aggira sui 32 milioni di euro. Per colmare l’enorme vuoto lasciato da Savic si è guardato verso oriente riuscendo nell’impresa di far firmare a parametro zero al giapponese Kamada, già carico di esperienza europea all’Eintracht Francoforte. Un piccolo capolavoro è stato il doppio affare con la Juventus per Rovella, centrocampista dell’U21 italiana, e Luca Pellegrini, già nella rosa biancoceleste lo scorso finale di stagione.

Pubblicità

Capolavoro soprattutto per l’impatto economico visto che entrambi arrivano in prestito biennale con il riscatto obbligatorio che quindi avrà peso fra due esercizi. Ciliegina sulla torta finale l’acquisto del francese Guendouzi dall’OM che arriva in prestito con obbligo. Impatto devastante nei suoi primi minuti con l’aquila sul petto: un secondo tempo di sostanza e qualità nella vittoriosa trasferta di Napoli che dà fiducia per il suo futuro laziale. A giudizio di chi scrive però forse manca qualcosa. Per essere completamente soddisfatti si poteva tentare di alzare la qualità dei sostituti difensivi, sia per quel che riguarda il reparto centrale che quello esterno. Mandare Mario Gila a giocare con continuità e sostituirlo con un uomo di esperienza sarebbe stato un plus per una rotazione completamente efficiente mentre cedere uno dei tre terzini di piedo destro per comprare un titolare mancino di caratura europea avrebbe significato alzare molto l’asticella di qualità difensiva. Il saldo finale è in attivo calcolando che molti acquisti verranno completati economicamente nelle prossime stagioni.

La mano dell’allenatore

Che Maurizio Sarri avrebbe voluto una rosa già pronta durante il ritiro è cosa nota. La situazione economica del calcio italiano però impone diverse logiche e tutti i nostri top club, fatta eccezione per il Milan con il portafoglio pieno di sterline inglese ricevute per la cessione di Tonali, hanno dovuto far i conti della serva, bilanciando le uscite con le entrate. Il tecnico toscano, per sua stessa ammissione, un po’ lento nell’inserimento dei nuovi calciatori dovrà inventarsi qualcosa per cercare di accorciare le tempistiche e dare alla squadra il prima possibile un’identità forte come quella che lo scorso anno ha chiuso il campionato al secondo posto.

Come giocherà la Lazio di Sarri?

Sul 4-3-3 sarriano non si deroga, sarà quello il modulo di riferimento per la sua Lazio. Cambieranno gli interpreti perché la cessione di Milinkovic costringerà Sarri a modificare alcuni schemi di gioco che erano diventati ormai il pane quotidiano della squadra. Il triangolo di destra formato da Marusic (o Lazzari) Milinkovic e Felipe Anderson è stata una delle chiavi del gioco dello scorso anno e bisognerà vedere come Kamada o Guendouzi si inseriranno in questi meccanismi. Anche la palla lunga sul serbo era una carta di riserva buona per i momenti difficili della partita e sicuramente in rosa non c’è nessun altro elemento in grado di replicare quella caratteristica. Rimangono intatte le opzioni di costruzioni del gioco dal basso con la possibilità, una volta che Rovella entrerà in condizioni, di alzare la qualità tecnica in mezzo al campo abbassando le percentuali di errori in uscita a palla scoperta che alcune volte ha penalizzato la Lazio le scorse stagioni.

Pubblicità

L’uomo chiave

Pur cambiando pelle negli anni il calcio rimane un gioco semplice: la palla va data sempre al più forte. È il più forte, nella Lazio di Maurizio Sarri, è Luis Alberto.

Luis Alberto Romero Alconchel è un andaluso che sembra uscito da un posto nel mondo che sta a metà tra un’opera di Federico García Lorca e uno spaghetti western di Sergio Leone. Un gitano sofferente e ribelle che non riesce mai a godersi fino in fondo la felicità del momento. Anche quest’estate non si è fatto mancare niente del suo repertorio, compresa un’amichevole saltata perché il contratto promesso da Lotito ancora non era arrivato. Insieme al mister però hanno messo via le iniziali incomprensioni, si sono annusati, conosciuti, rispettati. Ognuno ha fatto un passo verso l’altro e alla fine le chiavi del Sarriball sono finite nelle sue mani.

La sua classe immensa e lo spirito di sacrificio che ha dimostrato da gennaio dello scorso campionato lo possono far crescere ancora. È lui che chiama il pressing, che sa quando velocizzare il gioco e quando rallentarlo.  Illumina la scena, manda in porta i compagni,  conclude l’azione. Il gol di tacco al Maradona, proprio nello stadio intitolato al D10s, ha stappato la stagione della Lazio. Sarà sempre croce e delizia, come tutti i grandi numeri 10, ma se Luis fa il mago come a Napoli chi non se la porterebbe un po’ a spasso quella croce?

Pubblicità

(Foto LBDV)

Follow us!

FacebookFacebookYoutubeTwitterTwitchTikTok

Pubblicità

in evidenza