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NUMERO 14 – Cachaça, garotas & futebol

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L’aereo DC7-C della compagnia Panair do Brasil, in partenza da Rio de Janeiro con scalo intermedio a Lisbona e destinazione finale Goteborg, ha a bordo un singolare gruppo di passeggeri. Ventidue giovani calciatori, la rosa dei selezionati della Nazionale brasiliana per partecipare alla Coppa del Mondo 1958. Anzi, meglio essere chiari: sono stati spediti in Scandinavia per vincerla. E a qualsiasi costo. Troppo fresca la ferita inferta all’orgoglio calcistico nazionale dalla beffa del Maracanazo del 1950. Troppo importante caricare sull’aereo di ritorno il trofeo che l’Uruguay di Varela, Schiaffino e Ghiggia aveva portato via dallo Stadio Maracanà appena otto anni prima. Le gigantesche aspettative di tutti hanno caricato sulle spalle della squadra una responsabilità opprimente, la tensione si taglia con il coltello. Il novellino della compagnia, il 17enne Pelè, non riesce a tenere le gambe ferme sul sedile: ha promesso al padre, ex calciatore, di tornare a casa da campione del mondo. E vuole essere di parola. Qualche posto più indietro, invece, sonnecchia tranquillamente l’unico della banda che sembra immune da gravosi pensieri. Del resto, probabilmente, era quello che stava facendo anche il giorno della tragedia del Maracanà. Una buona dormita conciliata da una bottiglia di cachaça, l’acquavite brasiliana. Magari con a fianco una delle tante garotas (ragazze) che abitualmente frequenta. Utile per riprendersi dall’ennesima partita di futebol a piedi scalzi, per strada, con gli amici del quartiere. All’anagrafe è registrato come Manoel Francisco do Santos ma per tutti è Manè “Garrincha”. E la sua vita è, da sempre,  circoscritta ai tre elementi appena citati: cachaça, garotas & futebol.

Professionista per caso

Non ha per nulla l’aspetto di un atleta. La natura e una poliomelite contratta da bambino lo hanno segnato, con diversi difetti congeniti. E’ strabico, ha la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino,  la gamba destra è più corta dell’altra di sei centimetri. Come se non bastasse ha le ginocchia a x: il destro è ricurvo verso l’interno, il mancino verso l’esterno. Tutto questo gli ha conferito una sua caratteristica andatura caracollante, molto simile allo zompettio del garrincha, un piccolo passero tipico della sua zona. Una delle sue sorelle nota l’analogia e prende a chiamarlo in quel modo. Un referto medico l’ha dichiarato invalido, più di uno spettatore l’ha definito, sprezzantemente, “storpio”. Non che gli importi tanto: per lui il calcio è puro divertimento, non pensa minimamente di farne un lavoro. Gli basta quello che svolge alla fabbrica tessile di Pau Grande, la città dove è nato. Lo studio non faceva per lui, ha finito a stento la scuola dell’obbligo. L’estrema povertà della sua numerosa famiglia (quinto di 16 figli) gli ha imposto di contribuire al bilancio domestico portando a casa uno stipendio. Il padre, affetto da una cronica dipendenza dall’alcool, è stato ben lieto di cedergli il suo posto di lavoro come operaio. Non che Manè sia un esempio di stacanovismo ma il suo impiego è salvato dalle sue mirabolanti doti calcistiche. Il proprietario della fabbrica sa bene che quella funambolica ala destra è fondamentale per la squadra aziendale e chiude volentieri un occhio sulle sue inadempienze al lavoro. Viene ampiamente ripagato dal suo  pigro dipendente con gol ed assist a getto continuo ad ogni incontro. Il suo rendimento attira anche le attenzioni di alcuni club professionistici che gli offrono, a varie riprese, dei provini. L’ineffabile Manè reagisce con sublime indifferenza ad ogni proposta fino a che il peggioramento delle sue condizioni economiche gli impone di presentarsi al campo del Botafogo per disputare una amichevole tra la formazione primavera e la prima squadra. Lui gioca con i ragazzi, il suo avversario diretto è il terzino sinistro Nilton Santos, titolare della nazionale brasiliana, il migliore di tutti nel suo ruolo. Il Destino gli offre la possibilità di svoltare, lui pensa solo che, finita la partita, ci sarà l’ennesima bottiglia da svuotare, una nuova ragazza da portare a letto e una partitella per strada con gli amici. Cachaça, garotas & futebol.

“Meglio averlo in squadra che contro”

Il suo dirimpettaio, dopo averlo visto, lo squadra con sufficienza. Pensa che sarà persino troppo facile spuntarla contro quel tizio che sembra uno scherzo di natura.  Gli passano il pallone, Garrincha lo aggancia e punta Nilton Santos con decisione. Il terzino cerca di portarlo verso la linea laterale ma viene sbilanciato con una diabolica finta e superato. Neanche il tempo di girarsi che l’ala ha già messo al centro un invitante traversone. Al secondo scontro va ancora peggio: Garrincha fa passare la palla tra i piedi del terzino con un irriverente tunnel e lo scarta di nuovo. Al terzo tentativo gli fa passare la palla sopra la testa con un elegante “sombrero” e passa ancora. Al quarto confronto un imbufalito Nilton Santos cerca di stenderlo con un fallo ma è tutto vano contro la velocità di Manè: nuova fuga e palla al centro. A questo punto il raziocinio ha la meglio sull’orgoglio ferito del campione. Nilton Santos si avvicina a dirigenti del Botafogo chiedendogli di ingaggiare immediatamente Garrincha con la seguente motivazione: “Uno cosi meglio averlo in squadra che contro”. Manè è al settimo cielo: potrà guadagnare  e provvedere alla sua famiglia facendo quello che più gli piace. Al netto, ovviamente, delle sue altre due passioni. Cachaça, garotas & futebol.

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Verso il Mondiale

In realtà le famiglie a cui badare sono due: ad appena 19 anni ha dovuto sposare una compagna di lavoro in fabbrica dopo averla messa incinta. Alla primogenita seguiranno, nel corso degli anni, altre sette pargolette. Una nutrita e chiassosa tribù che mette a dura prova gli introiti garantiti dallo stipendio che gli versa il Botafogo. Non che la somma sia altissima, anzi è la più bassa in assoluto di tutto il campionato. I dirigenti della squadra, approfittando della primitiva ingenuità del ragazzo, l’hanno ingaggiato per il classico tozzo di pane. Lui peggiora la situazione con una gestione dissennata delle sue finanze, tra abbondanti libagioni con gli amici e innumerevoli relazioni extraconiugali con inevitabile contorno di figli illegittimi. Il suo rendimento sul campo, tuttavia non ne risente. Il suo dribbling è ubriacante, la sua velocità fulminea, l’avversario diretto è sempre lasciato sul posto. La vittoria nel campionato carioca del 1957 gli vale la convocazione nella nazionale brasiliana. Vicente Feola, il c. t., vuole quell’ala dalla finta diabolica nel gruppo che andrà all’assalto del Mondiale in Svezia. Manè festeggia offrendo da bere a tutti, scambiandosi esplicite occhiate con la ragazza di turno e dando due calci al pallone nella stradina davanti a casa sua. Cachaça, garotas & futebol.

“Non ha l’intelligenza per fare l’autista d’autobus”

I criteri per selezionare i 22 atleti da portare alla competizione sono rigidissimi. I dirigenti federali vogliono un gruppo di provata affidabilità e hanno istituito, allo scopo, una apposita commissione medica per scremarli tramite test psicoattitudinali.  Il Dottor João Carvalhaes, lo psicologo incaricato dell’esame, è sconcertato quando si trova di fronte Manè. Il ragazzo si dimostra incapace di distinguere una linea orizzontale da una verticale, ha difficoltà ad apporre la propria firma, totalizza un desolante risultato di appena 38 punti sui 123 disponibili. Il verdetto, per  Carvalhaes, è inappellabile: Garrincha non ha i requisiti minimi per poter far parte della nazionale, non possiede neanche l’intelligenza per fare l’autista d’autobus. La relazione dello psicologo (che boccia per inadeguatezza anche Pelè) finisce sulla scrivania del c. t. che, però, se ne infischia e inserisce i due nell’elenco dei convocati. La delegazione brasiliana arriva in Svezia: Manè e il ragazzino divengono immediatamente una attrazione. Le bionde svedesi non hanno mai visto degli uomini di colore, ne sono irrimediabilmente incuriosite. L’inesperto Pelè si limita a delle romantiche passeggiate mano nella mano con la sua neo fidanzatina nordica mentre Garrincha rimane fedele a se stesso. Seduce una cameriera 17enne che di li a nove mesi gli darà un erede vichingo, si fa trovare ubriaco alla vigilia della prima partita e rimane fuori dalla formazione titolare, fa ammattire i compagni con le sue giravolte nelle gare di allenamento. Cachaça, garotas & futebol.

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