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NUMERO 14 – Mani spezzate

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“Superman è rumeno”. Il titolo a nove colonne del Corriere dello Sport datato 8 Maggio 1986 non lascia spazio ai dubbi. Un marcantonio di un metro e novanta, con baffoni spioventi degni di uno spaghetti-western, si è reso protagonista di un’epica impresa sportiva. L’apice della sua carriera è stato anche l’inizio della sua repentina fine.

L’eroe di Siviglia

Il suo nome è Helmuth Duckadam, formalmente è un militare. A quei tempi, in Romania, ogni club aveva il suo Ente di riferimento. Quello della Steaua Bucarest , la sua squadra, era l’Esercito, ogni affiliato aveva l’obbligo di vestire la divisa. Anche se poi erano più i giorni passati sul campo che quelli in caserma. E lui, imponente quanto atletico, era finito fatalmente tra i pali, adatto più di tutti a vestire i panni di estremo difensore. Aveva iniziato cosi nell’Arad, la squadra della sua regione di origine, dalla quale l’aveva prelevato lo Steaua nel 1982. L’allenatore Jenei aveva visto in lui un potenziale campione e non aveva esitato a proporlo come titolare, al contrario del trainer della nazionale rumena più orientato su altri nomi per la porta della sua squadra. Non un grande cruccio per lui, dal momento che lo Steaua era divenuto in breve il più celebrato club della Romania, capace di vincere lo scudetto due volte di fila. E poi di affermarsi anche a livello internazionale, con una esaltante cavalcata che porta gli audaci soldati rumeni fino alla finale di Coppa dei Campioni 1986 a Siviglia. E’ li che Duckadam andrà incontro al suo Destino, diventando l’eroe di quella partita. E subendone le conseguenze, nel bene e nel male.

Teoria dei giochi

L’avversario che hanno di fronte è di quelli che fanno tremare le gambe. Si tratta del Barcellona, un club di grandi tradizioni e munito di diversi fuoriclasse. Hanno il pubblico di casa dalla loro e una irrefrenabile voglia di vincere il trofeo. Sono arrivati lì in scioltezza, surclassando ogni avversario che hanno avuto di fronte mentre lo Steaua è giunto alla finale da outsider. Almeno sulla carta sembrerebbe non ci sia speranza, nessuno dei giornalisti presenti scommetterebbe sulla vittoria dello Steaua. E anche il trainer Jenei sembra orientato alla massima prudenza, con uno schieramento prettamente difensivo. L’obiettivo è di mantenere la partita in parità anche nei supplementari con l’obiettivo di giocarsi tutto nella lotteria dei rigori. Sapendo che nei tiri dal dischetto sarà fondamentale l’apporto di Duckadam che, da bravo studente di ingegneria, è ben istruito nella teoria dei giochi, lo studio strategico delle probabilità. Serviranno intelligenza e nervi saldi per neutralizzare i tiratori del Barca.

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Quattro tiri

L’isolazionismo deciso dal regime rumeno impedisce ai calciatori persino di documentarsi per bene sui prossimi avversari. Nel ritiro dello Steaua sono pervenute poche videocassette e in nessuna di queste c’è registrata una partita del Barcellona finita ai rigori. Duckadam dovrà fare affidamento solo sul suo istinto. Intanto il suo compagno Majearu è il primo a tirare. E’ il migliore rigorista della squadra ma ha i nervi fragili. Gli viene un tiro centrale, facile preda del portiere spagnolo. Per il Barca si fa avanti il capitano Alexanco. Duckadam lo attende, impassibile. L’avversario sceglie l’angolo destro, lui si tuffa e respinge. E’ ancora 0 a 0. Ora tocca al centrocampista Boloni. Lui sceglie di mandarla sul secondo palo, l’estremo difensore avversario neutralizza il suo tiro. Ancora il Barca sul dischetto con Pedraza e sempre Duckadam freddo come il ghiaccio. Non ha tabelle in testa, solo determinazione. Immagina cosa pensa l’avversario e sceglie ancora l’angolo giusto. Tuffo verso destra e pallone respinto. Punteggio sempre in parità ma ora gli spagnoli lo temono. Va a tirare l’attaccante Lacatus e segna con una gran botta sotto la traversa. Il vantaggio rende insicuro il prossimo rigorista, adesso Pichi Alonso sa di non poter sbagliare. Sceglie ancora di tirare sul lato destro ma ormai Duckadam fa muro: azzecca ancora l’angolo giusto e blocca il pallone. Esulta ma c’è ancora da soffrire. Il suo compagno Balint mette a segno il suo rigore in maniera glaciale. Marcos Alonso va a tirare consapevole di giocarsi tutto. Duckadam lo aspetta, serafico. E’ la sua notte, è invincibile. Lo spagnolo tira a sinistra ma è una mossa prevedibile. Il portiere rumeno ci arriva ancora. Respinge il pallone e consegna la vittoria alla sua squadra. E’ il momento del trionfo. Ma sarà anche l’ultima partita di Duckadam con lo Steaua.

Il prezzo della vittoria

Al rientro in patria i calciatori dovrebbero essere accolti come eroi. Invece il regime, nella persona del dittatore Ceausescu, si  mostra indifferente alla loro impresa. Un formale invito per un ricevimento e qualche complimento di circostanza è tutto quello che ricevono. Oltre alla promessa di ricevere ognuno in premio una moto nuova di zecca che, alla prova dei fatti, si tramuta però in un fuoristrada di seconda mano, residuati dell’armamento bellico del paese. A Duckadam, però, la sorte ha riservato una gradita sorpresa. Un ignoto ammiratore dell’eroe di Siviglia, infatti, gli ha fatto recapitare a domicilio una fiammante Mercedes. Il misterioso benefattore ha tenuto a conservare l’anonimato e voci indiscrete sussurrano che l’autore dell’omaggio sia Re Juan Carlos in persona, noto tifoso del Real Madrid e, quindi, immensamente grato al portiere per aver strappato di mano la Coppa all’odiato Barcellona. Il giocatore è lusingato ed orgoglioso per l’inaspettato regalo ma non sa che non potrà accettarlo tanto facilmente. Un regime anti capitalista non può tollerare che un ordinario cittadino possieda un simile bene di lusso. Ma, soprattutto, Valentin Ceausescu, figlio del dittatore e vero padrone dello Steaua di Bucarest, ha messo gli occhi su quella macchina. La vuole ad ogni costo e da per scontato che il portiere gli consegnerà le chiavi dell’auto e si farà ossequiosamente da parte. Duckadam ha un soprassalto di orgoglio e pretende di tenere per sé l’oggetto che si è guadagnato con le sue mani. Il suo interlocutore incassa il rifiuto senza batter ciglio. Almeno sul momento. Ma sta di fatto che Duckadam non scenderà più in campo con lo Steaua. Dopo poche settimane sarà operato al braccio e dovrà mettere fine alla sua carriera. Il che significa anche l’espulsione dall’esercito e la revoca dello stipendio da soldato. La versione ufficiale parla di una grave forma di trombosi che l’ha colpito. Ma più di uno sussurra che, in realtà, le sue mani sono state rese inutilizzabili da un commando di uomini inviati da lui per una spedizione punitiva. Altre voci parlano addirittura di un colpo di fucile sparatogli volontariamente da un compagno di caccia. La kryptonite dell’ormai ex Superman rumeno, in grado di spezzargli le mani e la carriera, era stata la vendicativa invidia di un meschino burocrate.

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