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NUMERO 14 – 124 secondi

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Torino, 27 marzo 1983. Per la città, da sempre elegante quanto algida, non è un giorno qualsiasi. E’ in programma l’unico evento in grado di infrangere il rigido aplomb sabaudo, il Derby della Mole. Dallo scontro tra la Juventus, squadra simbolo dell’aristocratico potere degli Agnelli, e il Torino, espressione dell’anima proletaria della metropoli, sono sempre venuti fuori match memorabili. Ma quello di stavolta è ai limiti dell’incredibile.

La corazzata bianconera

La partita sembra essere il classico Davide contro Golia (tranquilli, non mancherà il colpo di fionda risolutivo, anzi..), basta vedere la formazione dei bianconeri guidati da Mister Trapattoni. Ai sei campioni del mondo in carica (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) si aggiunge un altro che non ha partecipato al trionfo spagnolo dell’anno precedente solo perché infortunato (Bettega) più due fuoriclasse stranieri che hanno trascinato le loro nazionali, rispettivamente, al terzo e quarto posto nel Mondiale (Boniek e Platini). A complemento di una simile batteria di campioni ci sono il gigantesco stopper Brio e l’inesauribile mediano Bonini. Una squadra che somiglia ad una corazzata, assemblata ad arte per vincere tutto e con obiettivi finali di prestigio, come lo scudetto e la Coppa dei Campioni.

L’incrociatore granata

Il Torino, invece, si presenta con un organico molto più modesto e con ambizioni limitate, da centro classifica. In porta c’è il discreto mestierante Terraneo, i due terzini sono l’olandese Van De Korput e il prodotto delle giovanili Beruatto. Vigore e dinamismo, niente di più. La coppia centrale è composta dal diligente libero Galbiati e dal rude stopper Danova. A centrocampo la guida della manovra è affidata al regista Dossena, uno che in Spagna c’è andato solo da spettatore. Attorno a lui si muovono degli onesti gregari come il capitano Zaccarelli, l’ala Torrisi e il trequartista argentino Hernandez. Infine, in attacco la punta di diamante è Franco Selvaggi, un altro che ha vinto il Mondiale da turista, affiancato dall’altra punta Borghi. I granata sentono intensamente la partita, è certo che non molleranno di un centimetro. Ma, grinta e cuore a parte, non sembra che il team di Mister Bersellini possa puntare le sue fiches di vittoria su niente altro. A contrastare la mastodontica corazzata che hanno di fronte c’è solo un agile incrociatore.

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Il doppio vantaggio della Juventus

La squadra di Trapattoni prende subito il comando del gioco, costringendo il Torino ad arroccarsi in difesa per poi puntare tutto sulle sortite in contropiede. Tattica che non rende granché: già al quarto d’ora il furbo Rossi capitalizza al massimo uno sciagurato retropassaggio di Van De Korput e infila Terraneo per il vantaggio della Juventus. Partita, quindi, che si mette subito bene per i bianconeri e si presenta in ripida salita per i granata. Sono ora costretti a venire avanti e lasciano ampio spazio per la manovra degli avversari, affidata per gran parte ai lanci vellutati di Platini che innescano le travolgenti galoppate di Boniek verso l’area del Torino. Chi si trova a contrastare il polacco a volte riesce a fermarlo con le buone, molto più spesso si deve arrangiare con le cattive. Più volte viene atterrato ai limiti dell’area e in un paio di occasioni anche dentro. Alla terza volta l’arbitro decide di non graziare più i granata e concede il penalty per un fallo di Zaccarelli sull’imprendibile attaccante bianconero. Sul dischetto va lo specialista Platini che, anche se si vede respingere il tiro dal bravo Terraneo, lo infilza poi sulla ribattuta. 2 a 0 per la Juventus al minuto 65 dell’incontro.

La rimonta del Torino

Lo scenario è da tragedia: in svantaggio di due gol contro una squadra molto esperta e che finora ha dominato la gara dal punto di vista del gioco. Senza contare che ormai manca poco più di un quarto d’ora alla fine della partita. Solo un miracolo potrebbe ribaltare la situazione. Un miracolo fatto di orgoglio,grinta e determinazione. Un miracolo che inizia a materializzarsi a partire dal minuto 71: cross di Galbiati, colpo di testa di Dossena e palla nell’angolino alla sinistra di Zoff. Il tempo di ripartire con la palla al centro, i granata la riconquistano e la smistano a Dossena che innesca Beruatto sulla sinistra. Cross al centro del terzino e il subentrato Bonesso la mette nello stesso angolino di prima. E’ passato neanche un minuto dalla rete precedente e ora la partita è in parità. I bianconeri non riescono più a capire cosa stia succedendo in campo, hanno incassato due gol senza quasi rendersene conto. Di nuovo palla al centro, i movimenti sono lenti, meccanici. Fatale che il Torino riprenda subito palla, stavolta è Zaccarelli che fa involare il terzino Van De Korput sulla fascia. Altro cross in mezzo e mezza girata di Torrisi che infila Zoff per la terza volta. E’ il minuto 74, dalla prima marcatura non sono passati che 124 secondi. Tanti sono bastati ai granata per rovesciare il risultato e portarsi in vantaggio.

Mai dire Toro

Il Derby finisce cosi, con una clamorosa vittoria in rimonta dei granata ai danni dei bianconeri, troppo spocchiosi e sicuri del fatto loro. I sorrisi di sufficienza dei giocatori juventini, ormai certi del buon esito dell’incontro, sono stati il propellente necessario all’orgoglio dei torinisti. Che, ad onor del vero, non hanno mai mollato la presa sulla partita, anche quando sembrava tutto perduto. E, parafrasando quello che diverrà un modo di dire proverbiale del Mister bianconero Trapattoni, “Mai dire Toro se non ce l’hai nel sacco”.

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