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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Senza giacca e cravatta

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“Se indovinate la formazione vuol dire che qualcuno ve la dice”: e vabbè Mister, le talpe esistono dovunque, mica devo dirtelo io. Ma se indovinassimo la formazione e anche il risultato passeremmo dal livello talpa a quello sibilla cumana, e magari Mister, almeno ci salveremmo le coronarie.

In un Allianz Stadium splendidamente pieno zeppo, ché non avete idea di quanto sia bello da vuoto, ma così pieno di noi e della voglia che abbiamo di azzannare questo Derby d’Italia è meglio di un tramonto a Ibiza con un gin tonic in una mano e la prospettiva di un mese di ferie davanti. Io però le ferie non le voglio Mister, anche se sono stanca. Io voglio una partita portata a casa anche con dolore, perché cosa non provoca dolore a questa vita? Ma lasciami almeno la certezza di averci provato, ma quale amore su questa terra non ci lascia delle cicatrici.

Già ho dovuto digerire l’addio annunciato di Dybala. E vederlo in campo per il suo ultimo Juve-Inter in bianconero, che magari l’anno prossimo si allenerà ad Appiano Gentile, Mister ma che c’ho scritto Gioconda in fronte io?

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E quindi hai fatto bene a dire a quei tre davanti, a Dybala, Vlahovic e Morata con contorno di Cuadrado di non trattare l’Inter come se fosse un semolino in una fredda serata di Aprile. E qui tutti noi, dopo un pre match pieno di emozione dedicato a quella pace che tutti noi non vediamo l’ora di abbracciare, ci abbiamo creduto davvero Mister. Due minuti e vediamo Locatelli bendato, come novello Chiellini, per un bel calcione in faccia rimediatogli da Lautaro. Mi si stringe il cuore a vederlo uscire in favore di Zakaria, piange come un bambino e non so perché, ma vorrei quasi cominciare anche io. Sesto senso femminile, diranno quelli bravi.

Mezz’ora di fisico e muscoli, Irrati colorerebbe di giallo anche le divise dei giocatori se solo avesse un Uniposca.

Ma insomma Mister, dicevamo. Morata rifila un pestone a Dumfries in area. Va bene arbitro, facciamo conto che sia rigore. E facciamo conto che Szczesny sia così bravo da ipnotizzare Calhanoglu e parargli il rigore, ribattendo il pallone. E facciamo anche conto che nel caos generale la palla entri in porta ma che tu abbia fischiato ben prima. Ti abbraccerei fortissimo Tek, ma non ho tempo adesso, perché devo capire il motivo per cui qui si stia per ribattere il rigore.

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E allora Mister io e te abbiamo lo stesso pensiero, toglierci la giacca. Perché io comincio a sentire caldo, e non so se sono i nervi, l’ansia, lo stress di dieci minuti in campo a non sapere se stiamo perdendo, pareggiando, se c’è una punizione in arrivo, se Irrati per mandare tutti a prendere una birra e non pensiamoci più alla partita che la vita è breve.

Niente, andiamo negli spogliatoi sotto di uno a zero perché il povero Tek mica sta sul calendario. Io però ce lo metterei.

Torniamo con il sangue agli occhi, e io mi toglierei anche la camicia onestamente, non so tu Mister, e questo non è Nove Settimane e Mezzo, è più dodici mesi di tormento, e mai come stasera Roma mi sembra Rio de Janeiro. Occasioni a pioggia per Paulo Dybala, per non parlare di Vlahovic che manda il pallone a un soffio dalla porta.

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Poi Zakaria decide di farsi mezzo campo da solo galoppando come nella migliore delle tradizioni allgriane, e punta Handanovic mandando il pallone sul palo. Mister se su sapessi come ho trattato questa tastiera in quell’attimo…lasciamo perdere Mister, che la Apple mi fa causa.

Intanto è entrato Vidal, fischi abbondanti come il vino alla sagra di Marino. E scusa Arturo, ma tu vai a Milano con due tatuaggi addosso con gli scudetti vinti su questo campo e che ti aspettavi, il baby shower? I cupcake fatteli fare alla Pinetina.

Mister che ti abbracci Rabiot? Sì va bene, stasera sembrava quasi un giocatore di calcio. Forse bastone e carota funzionano, magari hai ragione. Fammi sapere se è un sistema valido anche al di fuori del rettangolo verde che ho un paio di situazioni da gestire.

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Adesso scusami, ma domani è lunedì, è stata una settimana lunga e controversa e si conclude con un’ennesima sconfitta, che poi lo sai quanto faccia male con l’Inter. Tu rimettiti la giacca che a Torino si gela e stasera abbiamo proprio il cuore freddo, io vado a farmi una camomilla.

Che secondo me è un modo carino di chiamare una birra.

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