Approfondimenti
NUMERO 14 – Al posto di un mito – Parte II

Goteborg (Svezia), 29 Maggio 1983. E’ appena finita la partita che vede in campo la nazionale italiana contro i padroni di casa. Il tabellone riporta il risultato di 2 a 0 per gli scandinavi, la sconfitta ci preclude la partecipazione all’Europeo dell’anno successivo in Francia. Ma non è questa la notizia peggiore, molto più grave è l’annuncio, in conferenza stampa alla fine dell’incontro, che questa è stata l’ultima partita della carriera per il portiere Dino Zoff.
L’addio che lascia un vuoto
Il capitano azzurro chiude dopo 112 presenze (di cui 59 con la fascia al braccio), numerosi trionfi e una serie incredibile di record stabiliti. Per il c.t. Bearzot è stato più di un giocatore. Entrambi friulani, carattere saldo come una roccia e poche parole, sempre misurate, sempre dritte a bersaglio. Inseparabili anche fuori dal campo facevano coppia fissa in infinite sfide a carte con una sola, indimenticabile eccezione: la partita fatta sull’aereo del ritorno dal trionfale Mondiale dell’82. In quel caso il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, aveva pensato bene di scindere l’inossidabile coppia per avere Zoff come compagno d’avventura. Ma il tentativo non gli aveva portato fortuna, data la scaltrezza dell’ineffabile Franco Causio, nuovo partner di Bearzot, che aveva garantito la vittoria finale con grande disappunto del Presidente. Che aveva sicuramente approfittato della cena organizzata al Quirinale in onore della squadra per prendere accordi per una rivincita. L’allenatore azzurro, ormai pienamente riabilitato dai giornalisti dopo la conquista della Coppa del Mondo, aveva già dato l’avvio a un processo di rinnovamento della squadra che, tuttavia, non prevedeva avvicendamenti tra i pali. Per lui, a dispetto di suoi 40 anni, il portiere rimaneva un punto fermo. Purtroppo, alcune delusioni cocenti e qualche critica di troppo, avevano indotto Zoff a dire improvvisamente “basta”. E’ il momento di scremare i candidati e pensare alla sua successione.
Il vice di sempre, il giovane rampante e il nuovo arrivato
Gli aspiranti al ruolo sono tre: l’interista Ivano Bordon, il fiorentino Giovanni Galli e il romanista Franco Tancredi. I primi due sono nel giro della nazionale già da qualche tempo, entrambi hanno fatto parte della spedizione azzurra in terra spagnola. Ma il cannibalismo sportivo di Zoff non ha lasciato scampo a nessuno, per loro solo scampoli di partita in qualche amichevole mentre Tancredi ha avuto modo di giocare nella Nazionale Olimpica. Il più rodato è sicuramente Bordon, per lui ci sono già anni di militanza come titolare dell’Inter con esperienza anche nelle Coppe europee. Galli, invece, pur vantando un modo di parare che sembra il più simile a quello dell’illustre predecessore, non ha molti gettoni di presenza in campo internazionale. In ogni caso, al di là dei loro pregi e difetti, il dilemma si presenta di difficile risoluzione per l’uomo con la pipa. Promuovere a titolare fisso Bordon dopo anni di gavetta come vice? Lanciare in pianta stabile Galli puntando tutto sul suo entusiasmo giovanile? Premiare la costanza di rendimento di Tancredi? Nessuno ha il carisma di Zoff, almeno non ancora. Ma è un qualcosa che non si trova tanto facilmente in giro, occorre sostituirlo con altri elementi. E, comunque, il tempo è un ottimo alleato del c.t., l’eliminazione dall’Europeo ’84 è passata sotto silenzio. L’Italia è Campione del Mondo, l’unica cosa che conta è allestire una squadra che difenda degnamente il titolo nei prossimi Mondiali messicani. La qualificazione non è un problema, la vittoria ottenuta in Spagna porta in dote la partecipazione di diritto al torneo successivo. Si può lavorare con calma, le numerose amichevoli in programma prima della partenza aiuteranno a dissipare i dubbi.
La filosofia dell’alternanza
Il Vecio non perde tempo: nelle prime partite dopo l’addio di Zoff affida la porta a Bordon ma, spesso, Galli gli subentra nella ripresa. Ad un certo punto l’avvicendamento tra i due al termine del primo tempo diventa una consuetudine. E tale rimane anche quando, nel lotto dei pretendenti, spunta Tancredi. Nei primi mesi dell’85 Bearzot vorrebbe anche tentare la carta a sorpresa, precettando per una partita il neo portiere dell’Inter Walter Zenga. Il prescelto però, non sospettando minimamente di poter essere convocato in azzurro, aveva sfruttato la sosta per concedersi un romantico week end. Con l’amante. L’ignara consorte del portiere nerazzurro aveva involontariamente indirizzato le indagini della società che avevano scoperto la tresca. Scandalo di proporzioni inaudite (lei è un volto noto della RAI), pubblica reprimenda per il fedifrago Walter e bocciatura in tronco da parte di Bearzot. Non può mettere tra i pali della Nazionale uno con troppi pensieri extracalcistici. Per adesso si va avanti con la consueta staffetta Galli-Tancredi (Bordon ormai è stato ufficialmente depennato), alla fine si stabiliranno le gerarchie. Ma solo all’ultimo momento.
Indecisione fatale
Chi conosce il c.t. rimane perplesso da questo atteggiamento. Bearzot ha sempre fatto scelte precise, soprattutto per quanto riguarda un ruolo cosi delicato. Una volta deciso di puntare su un giocatore non è mai tornato sui suoi passi. Ha sempre protetto Zoff in ogni modo. Al Mondiale d’Argentina ’78 gli ha affiancato il carneade Paolo Conti come dodicesimo e un giovane Bordon come terzo. Escludendo dalla lista il suo eterno rivale, il grande vecchio Ricky Albertosi. Per quest’ultimo sarebbe stato il quinto mondiale della carriera, un record. E il suo curriculum in azzurro avrebbe anche meritato questo riconoscimento. Ma per non turbare la serenità del suo numero uno Bearzot aveva deciso di lasciarlo a casa. E anche il rendimento altalenante di Zoff in Argentina, con l’aggravante dei quattro gol subiti su altrettanti tiri dalla distanza, non aveva scalfito le sue certezze. E’ vero che il suo capitano aveva ripagato alla grande la fiducia con le prodezze spagnole ma quanti sarebbero stati capaci di un simile atto di fede? Quindi, ora, come si spiega questo temporeggiare ad oltranza? Nessuno degli aspiranti gli ispira piena fiducia? Il Mondiale è ormai alle porte.
Messico e papere
Neanche l’elenco ufficiale dei convocati per la spedizione messicana risolve l’enigma. La maglia numero uno è di Galli ma questo non fa di lui il sicuro titolare. Entrambi i portieri partono alla pari, il verdetto solo alla partita d’esordio contro la Bulgaria. Che vede in campo Galli mentre Tancredi si accomoda in panchina. Il terzo portiere del gruppo è il riabilitato Zenga, in vacanza studio per capire come ci si guadagna il posto tra i pali. La squadra gioca bene, domina l’avversario, va anche in vantaggio con un gol di Altobelli. Ma, a pochi minuti dalla fine, una incertezza di Galli favorisce il pareggio dei bulgari. Finisce 1 a 1, un debutto insipido per i Campioni del Mondo in carica. Alla seconda partita, contro l’Argentina di Maradona va anche peggio. Al vantaggio azzurro (rigore di Altobelli) replica un gran gol del Pibe de Oro. Segnato con l’involontaria collaborazione del portiere azzurro, però. E’ vero che il tocco chirurgico del campione sudamericano è un imprevedibile colpo di biliardo. Ma è altrettanto vera la passività di Galli che si lascia sfilare il pallone accanto senza nemmeno tentare di stendere il braccio. Una autentica papera che acuisce i rimpianti e suscita lo sdegno dei fans di Tancredi. Lo stesso Bearzot medita su un cambio tra i pali ma, nella terza partita del girone, conferma il portiere fiorentino anche per non distruggerlo sul piano psicologico. Purtroppo tanta delicatezza non sortisce gli effetti sperati: l’estremo difensore azzurro trasmette sempre incertezza ai compagni di reparto e finisce per incassare due reti anche dai non irresistibili coreani. Ormai la comitiva azzurra viaggia sul filo del rasoio e il definitivo naufragio è certificato dalla Francia di Platini che, nel primo incontro ad eliminazione diretta, ci estromette dalla manifestazione con un secco 2 a 0. Il portiere, additato come uno dei maggiori responsabili del disastro, chiude nella peggior maniera possibile la sua esperienza con la Nazionale. Stessa sorte per Tancredi. Il successore di Zoff, nel post Messico, avrà lo sguardo sfrontato e il ciuffo ribelle di Walter Zenga.