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#LBDV – Il velo azzurro che porta via l’ipocrisia

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Vesuvio lavali col fuoco”, “Milano in fiamme”, “Odio Roma”, “-39”, “Devi Morire”, si potrebbe continuare all’infinito. Cori che ogni settimana ascoltiamo, in maniera sistematica, sui campi della nostra “amata” Serie A. Sembra quasi che il nostro udito si sia abituato a tanto scempio. Inutile fare i perbenisti, questi cori negli stadi esistono più o meno da quando è nato il calcio. I tifosi, quelli che si sentono tali, i famosi ultrà, parlano di semplici sfottò. E quindi, se in curva mi fai una bella coreografia con un aereo che si schianta sulla montagna, è solo sfottò. Strano, uno pensa che si possa trattare di mancanza di rispetto nei confronti delle vittime e delle loro famiglie ma no, che maliziosi, è solo “sano” sfottò.

Ma perché nel nostro paese si assiste ancora a scene di questo genere? Semplice, lo stadio è una zona franca, andare allo stadio è un’occasione per insultare l’altro piuttosto che per sostenere la propria squadra. Si ascoltano in ogni stadio cori di insulti verso tutte le tifoserie, e da parte di tutte le tifoserie. Su tutti i social network si leggono messaggi di odio, anche laddove non si sta parlando di una squadra o di una partita in particolare, solo per il cattivo piacere di ribadire il proprio disgusto nei confronti di chi è tifoso di altri colori. È la cultura tutta italiana, una cultura che si tramanda di padre in figlio, come un cancro sempre più ramificato, sempre più difficile da estirpare. Ma tutto questo odio, tutta questa violenza, tutti questi “sfottò da stadio”, all’improvviso, come per magia, sembrano svanire nel nulla. All’improvviso ci si trova tutti d’amore e d’accordo. Tutti uniti sotto la stessa bandiera, quella dell’ipocrisia.

Il calcio, quello dei campionati nazionali, si ferma, vivremo quindici giorni tranquilli, giorni in cui non sentiremo cori da stadio, giorni in cui saremo tutti uniti, tutti tifosi della stessa maglia, degli stessi colori, quelli della Nazionale italiana. Perché si sa quando gioca la Nazionale diventiamo tutti patrioti, tutti uniti, tutti fratelli, tutti orgogliosamente italiani. Per molti, quando scende in campo la Nazionale, sono in gioco l’onore, la patria, l’orgoglio, in pratica “le magnifiche e progressive sorti”, per citare Leopardi.

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Nord e Sud, ricchi e poveri, imprenditori e operai. In un paese dove l’essere diviso, dove l’essere “io meglio di te” regna sovrano, nello stadio, quando gioca la Nazionale le barriere sembrano scomparire. La Nazionale italiana sembra essere il mastice che tiene unito il nostro paese. È l’unico momento in cui, davvero, tutti remano dalla stessa parte. E allora lì, nello stesso spicchio di stadio, seduto uno accanto all’altro, il tifoso che grida “Milano in fiamma” si abbraccia ed esulta insieme al tifoso che canta “Odio Roma”. Si raggiunge l’apoteosi dell’ipocrisia, ieri nemici, ieri in guerra, oggi insieme per il tricolore.

Eppure non tutti amano la Nazionale, quante volte avete letto, oppure ascoltato la frase: “Io l’Italia non la seguo, non mi emoziona”. Sono in tanti, infatti, coloro i quali non amano la Nazionale, coloro i quali preferiscono godersi le gesta e le emozioni del proprio club di appartenenza, snobbando i colori azzurri. Si definiscono coerenti, non si identificano in un’Italia che spesso li ha dimenticati, non amano sedersi al fianco del “nemico”  per esultare inseme a lui. Piuttosto preferiscono stare lì, seduti dietro la propria scrivania, davanti al loro PC, a criticare chi “ama” la Nazionale, sono colori i quali durante le disfatte della Nazionale scrivono: “L’Italia perde, come godo”.

Ipocriti, coerenti, non si riesce a capire chi “è meglio di chi”. In un’ipotetica “guerra” forse a vincere sarebbero gli ipocriti, sono in numero maggiore, o forse i coerenti, fanno più rumore. O, forse, non vincerà nessuno, ognuno resterà con le proprie idee, e ognuno vivrà questa Nazionale come meglio crede. Intanto prepariamoci, tra un po’ si scende in campo, gli azzurri si giocano la qualificazione ai prossimi Mondiali in Qatar, mano sul petto, schiena dritta e via… “Fratelli d’Italia, l’Italia se desta dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa… Siam pronti alla morte l’Italia chiamo, SI”. Alla morte? Siam pronti? Ma va! Forse meglio sposare il partito dei coerenti.

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