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Coppa Italia, i balletti di Mourinho e Sarri tra lacrime e discontinuità

Sfugge tra le mani la Coppa Italia alle romane. Scappa e il divario con le milanesi sembra incolmabile, chilometrico. Salta e con essa i nervi di Mourinho e Sarri, eliminati dal torneo. Il primo, rivelazione del Corriere dello Sport, al termine della partita persa contro l’Inter ha demolito tutti con parole dirette e sferzanti, frustandoli anche con il giudizio finale severissimo di andare a giocare in serie C. Nei cori della curva forse quest’invito non ci sarebbe stato. Durissimo Mou. E altrettanto appuntita è stata la critica di Sarri, preventiva rispetto al quarto di finale perso a Milano, alla competizione, soppesata come antisportiva per favorire le squadre con più appeal televisivo. Due accuse non solo gravissime, ma anche esagerate e certamente ingenerose. La prima verso giocatori della Roma che, più che “cacarsi sotto” nei 10 minuti iniziali, sono stati aggrediti in maniera rigorosa dai nerazzurri, desiderosi probabilmente di chiudere la partita nel più breve tempo possibile, visto il doppio impegno con Napoli e Liverpool da qui ad una settimana, decisamente in questo momento due avversarie fantascientifiche rispetto ai giallorossi. Riguardo all’uscita di Sarri, è apparso più un mettere le mani davanti prima del quarto di finale, dove sarebbe sceso in campo un Milan in una forma strepitosa che quell’Inter stratosferica l’ha battuta nel derby pochi giorni fa. Strategia mediatica quella dei due tecnici romani per tirarsi fuori dalle critiche di casa propria? Non sarebbe la prima volta in questi mesi che tentino di discolparsi e di “piangere”, parlando di giocatori ora inadatti, ora complessati, insinuando ora inesistenti cospirazioni interplanetarie, ora di essere piccoli agli occhi del potere. Riguardo alla Coppa Italia invece è stata l’ultima.
IL GIOCO DELLE SEDIE. Sotto processo, in pasto all’accusa di Sarri e Mourinho, da una parte i calciatori e dall’altra la Lega. Loro in panchina praticamente si autoassolvono (capitolo Bodo Glimt a parte), o meglio si dissolvono non assumendosi le proprie responsabilità sugli andamenti ondeggianti da montagne russe delle loro squadre, su prestazioni fatti di fenomenali poteri cosmici e di spaventosi cali drastici. Di note melodiose le romane ne hanno tantissime. Le abbiamo potute ammirare e deliziarci anche gli occhi. Al momento manca lo spartito della discontinuità. Che lo scansare l’essere il bersaglio, sia con loro. Che il ballare nel gioco delle sedie, sia con loro. E lo Special One e il Comandante nel trovare la sedia libera sulla quale scaricare i peccati, ci stanno riuscendo molto bene. Ma, quando si tireranno le somme, per giudicare il loro operato tra inferno o paradiso, se anche in campionato dovesse essere disfatta su tutta la linea, sarà molto difficile per loro giustificarlo. Perché se la Coppa Italia serviva per cancellare le speranze fin qui deluse, missione fallita.
P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente esistenze, incontri ed emozioni….
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