Angolo del tifoso
ANGOLO ROMA – Giallorossi in smart working
Odio il derby. Penserete: “grazie al ciufolo (zufolo, piffero, spesso usato come riferimento sessuale), hai perso”. No, no, odio il derby, sempre, anche quando vinco. Perchè nessuna vittoria (schiacciante o per goduriose papere avversarie) mi ripaga mai dell’ansia e dello stress che vivo prima.
Becero tifoso che non crescerà mai, per cui la stracittadina NON è una partita normale. E’ una partita che per me perdiamo sempre, poi per fortuna la maggior parte delle volte ho torto.
Ma se fosse stata una partita normale, la Roma la avrebbe giocata e invece di “normale” c’è stata solo la prestazione contro una diretta concorrente. Non giocata come a Napoli, non giocata come a Bergamo, e parente dei venticinque minuti imbarazzanti contro l’Inter.
Sarebbe stato bello vedere le curve piene, i colori, il fumo e qualche striscione divertente. Avrei preferito bullarmi del gemellaggio dei cugini coi sacerdoti, non bagnarlo con improperi al cielo. Avrei preferito fare battute tipo: “col DPCM a Roma dall’altri comuni nun ce poi entrà!”, invece di vedere i miei fare smart working da Trigoria. Niente.
Squadre al completo e all’inizio la Roma cerca di fare la partita. Fraseggia ma le iniziative sono sterili, sembra quasi far correre la Lazio, da subito arrembante, per provare a colpirla. I giallorossi però mostrano troppa sicumera nel dribbling e nel passaggio di prima e piano piano i bancocelesti capiscono il giochetto e rubano palloni.
La sensazione dura poco: da azione di calcio d’angolo parte il contropiede. Pallone a Immobile che lancia Lazzari, Ibanez lo anticipa in totale tranquillità e qui il capolavoro. Ne ho viste tante, ma dimenticarsi del giocatore appena anticipato, mai. Ibanez – dicevamo – si addormenta con tutto il tempo di controllare e spazza su Lazzari, il pallone arriva a Immobile solo, cui basta appoggiare, senza che altri difensori si destino dal torpore.
Altri dieci minuti in cui la Lazio maramaldeggia contro una squadra stordita e azione quasi fotocopia. Lazzari supera Ibanez in velocità, cade, ha il tempo di lamentarsi, di controllare la posta e lavare la macchina che il pallone arriva a Luis Alberto che, col tempo concesso a un cecchino per montare il fucile, pesca l’angolino e fa 2 a 0.
Essendo questo l’Angolo del tifoso e non del giornalista equo, eviterò di fare cronaca precisa del match, perchè di fatto sarebbe un’elegia dell’assedio laziale e ci sono altri preposti a ciò, ma il primo tempo già fa temere l’imbarcata.
La ripresa prosegue sullo stesso tema. Lazio aggressiva, con gli occhi di fuoco, e Roma inerme.
In tutta la partita si conta una sponda di Dzeko per Mhkytarian, che al volo tira molto a lato, e un pallone messo in mezzo da Karsdorp, nel finale, con Dzeko che si mangia l’unico pallone toccato, tirando su “er Maiolica” Reina.
Nulla spostano i cambi della Roma e nulla cambiano quelli della Lazio in termini di inerzia del match.
Nel mezzo di un secondo tempo inaccettabile, un pallone di Akpa Apro arriva a Luis Alberto che dipinge un altro splendido gol all’angolino, solo che un pittore avrebbe avuto meno tempo per finire la sua opera.
Inutile parlare dei singoli: tutti non pervenuti. Spicca Ibanez (travestito da Wallace) sul cui lato Lazzari fa ciò che vuole, non aiutato da Spinazzola ancora fuori condizione. Si salva solo il portiere, protagonista in negativo nel derby precedente, con un paio di ottime parate su Immobile.
Centrocampo svagato: Veretout e Villar vagano senza meta, incaponendosi in dribbling fastidiosi e inutili. Mhkytarian annullato dal centrocampo laziale, Pellegrini annullato da se stesso e Dzeko moscio come poche volte. Piccola menzione per il rientrante Pedro, ben lungi dall’aver giocato bene, ma almeno ci ha messo grinta, cazzimma.
Siamo sempre là. La Roma, quando può giocare in spensieratezza, è concreta e bella da vedere, ma quando si alza l’asticella e guarda giù, crolla psicologicamente.
In più è squadra “gentile” e quando lo scontro va sul fisico e sull’aggressività, è disarmata. Queste caratteristiche le sono avulse, diversamente dalla Lazio che, tanto più nei derby, ne fa la sua forza.
Insomma, il bel campionato disputato finora – che non viene certo cancellato – porta comunque fuori dall’obiettivo (anche se gli altri devono ancora giocare), ammesso che poi sia vero questo obiettivo. La bella Roma si trova ai punti con la Juve più “brutta”, con un Napoli criticatissimo, dietro a una “pessima” Inter.
Il problema è che, temo, i giallorossi siano meritatamente dove sono, ma esprimendo il massimo del loro potenziale, mentre le altre si stanno assestando, col rischio di far tornare la Champions, se non impossibile, quanto meno improbabile.
Speriamo nel mercato, ma soprattutto in una crescita mentale. C’è ancora tanto da lavorare, pur essendoci buone basi. Una squadra matura avrebbe saputo reagire ad un “infortunio”, capitato con tutta la partita da giocare.
Sarà una partita come le altre, ma a me me rode er chiccherone (er culo pareva brutto).
Follow us!