Angolo del tifoso
ANGOLO MILAN – Il Milan soffre ma vince ancora. Goodbye 2020
Il pullman del Milan diretto a San Siro è passato per un chilometro in mezzo ad un cordone di torce rosse accese dai suoi tifosi. Un’immagine che la dice lunga sia sull’attesa per questo big match, sia sull’impresa che sta compiendo la squadra di Pioli.
Il Milan regge bene i primi venti minuti con una difesa ordinata e movimenti rapidi. Calhanoglu spesso parte palla al piede abbassandosi a centrocampo e i suoi passaggi di prima mettono in moto Rebic, schierato esterno sinistro e Leao attaccante centrale. Il vantaggio arriva al nono minuto, primo gol di Rebic in questa stagione, ed è su calcio d’angolo. Strano per questa squadra abituata più a subirli che a farli. Il raddoppio su rigore, poco più tardi. La partita buona del Milan finisce qui.
La Lazio comincerà a spingere con una trama di pochi tocchi, molta precisione e tanta fisicità. Il centrocampo milanista, orfano di Kessie, naufraga. Tonali e Krunic sballottano da una parte all’altra senza riuscire mai a ripulire un pallone, ripartire veloci, mettere ordine alla manovra.
A destra Calabria soffre Marusic e la serata del terzino si complica non poco se si aggiunge anche Luis Alberto che esce dalle linee centrali per cominciare le azioni da defilato. Dall’altra parte del campo, invece, Lazzari costringe la fascia sinistra del Milan a coprirsi e raddoppiare le marcature.
Il gioco che Simone Inzaghi ha dato ai suoi prevede il cambio continuo di sponde, destra-sinistra-sinistra-destra, e viene perseguito con regolarità e senza mai perdere palla.
Il Milan ne esce disorientato e i reparti si sfilacciano e offrono spazi per gli inserimenti. E così, dopo il gol che dimezza lo svantaggio al 28’ per un rigore inesistente, arriverà il pareggio al 59’, con un assist al bacio di Milinkovic-Savic per Immobile che, di prima, la insacca alla sinistra di Donnarumma. Gol da attaccante di razza.
La forma fisica cala dopo il settantesimo e allora risale la squadra padrona di casa, animata dalla foga e dall’immagine della classifica che vedrebbe l’Inter prima con due punti.
Le squadre si allungano, gli spazi aumentano e, con tanti avversari che tirano il fiato, il Milan sfodera la sua vera, unica arma alternativa a Ibrahimovic: Theo Hernandez che, ancora una volta, risulterà decisivo.
Per la dirompenza fisica impressionante fino al triplice fischio finale, per lo scompiglio che provoca ogni qualvolta che scende palla al piede. Per la capacità di essere determinante. Di farsi trovare pronto. Discesa all’ottantasettesimo, assist in mezzo all’area dalla linea di fondocampo. Solo un grandissimo Reina nega il gol ancora a Rebic. Ennesima discesa poi al novantunesimo, tentativo di tiro che Luis Felipe manda in corner ed è proprio dal cross che ne scaturisce che il terzino francese incorna il pallone forte, insaccando il gol del 3-2. La partita finirà da lì a due minuti.
Il Milan non ha giocato bene, non ha dominato. 38% possesso palla, 333 passaggi tentati di cui solo il 78% riusciti, 12 soli cross: questi numeri dicono chiaramente che ha sofferto. Ma ha vinto. E ha ripreso quello che gli era stato tolto col pareggio contro il Parma. In questa, come in quell’occasione, non vince chi fa meglio ma chi butta la palla dentro. E fa un gol in più degli avversari.
Aspettando la sfida contro la Juvetus, i rossoneri ottengono punti all’ennesimo big-match. Dopo Inter, Napoli e Roma, anche la Lazio.
Venticinquesimo risultato utile consecutivo, sedicesimo match con almeno due gol segnati. Nessuno mai in Serie A come questo Milan che saluta il 2020 portandosi dietro più record e imprese che rimpianti.