A(F)FONDO
ANGOLO DEL TIFOSO MILAN – La presa della Bastiglia rossonera
La serie di partite senza sconfitte del Milan si ferma a 24. La venticinquesima la perde contro il Lille, in Europa League, a San Siro. E la perde male.
La squadra francese arriva a San Siro con una striscia di risultati positivi di sedici incontri e trova una squadra padrona di casa svogliata, sciatta, imprecisa. I francesi dominano e dettano i tempi di gioco da subito. Sono ovunque, sempre ordinati, tengono le redini del centrocampo e infilano un Milan troppo statico, con i loro elementi veloci: Ikonè, David, Bamba e Yazici, rapidi e con le idee chiare su cosa fare con la palla al piede. Si riveleranno clienti pessimi per la difesa del Milan, stasera con la testa fra le nuvole. Il rigore per il Lille, nel primo tempo, fa da evento spartiacque. Romagnoli commette un’ingenuità stupida, con una spinta evidente che l’arbitro, Bartosz Frankowski, punisce severamente col penalty.
Lo svantaggio non buca il torpore che fiacca il Milan e, allo stesso tempo, mette le ali ai francesi spinti dall’entusiasmo. Il Lille continua a spingere, legittima il vantaggio, dimostra che non è un caso e aumenta il profumo di impresa. Gli uomini di Galtier ci credono e il tempo darà loro ragione. Ai francesi non ha mai tremato la mano. Bravi in contenimento, aiutati da un Milan poco verticale e sempre incisivi in attacco. Il vantaggio diventerà incolmabile, crescerà anche nel secondo tempo, quando Pioli proverà a invertire l’inerzia della partita. Entreranno Leao, Calhanoglu, Rebic e Bennacer ma non cambierà nulla. Il Milan chiuderà una partita giocata con la testa fra le nuvole e le gambe chissà dove, senza davvero mai impensierire il portiere Maignan.
Non sarebbe giusto non riconoscere i meriti di un avversario chiaramente di una categoria superiore, rispetto allo Sparta Praga e al Celtic. Menzione speciale per Renato Sanches, oggi versione “Edgar Davids dei tempi d’oro”, all’altezza di tutti i trofei vinti con il Bayern Monaco di Ancelotti, pur rimanendo sempre in panchina. E riconoscimento di migliore in campo, al turco Yazici, autore di una tripletta storica.
Nel Milan, svagato, la lista delle cose che non hanno funzionato è lunga ma forse c’è da porre l’accento soprattuto sul centrocampo e sullo scarso apporto delle due ali. Il primo non è mai stato all’altezza, nè in fase difensiva né in quella propositiva. Kessie non fa filtro e Tonali deve ancora capire come recitare il suo ruolo nel centrocampo a due. La rapidità della giocata e la dinamicità sono chiaramente sconosciute al centrocampista lodigiano che naufragherà presto fra i marosi francesi. Ibra non riesce a districarsi in mezzo ai due centrali avversari, anche perchè non aiutato da tre mezzepunte bloccate. Krunic e Castillejo inadeguati, con lo spagnolo che incespica persino sui suoi stessi passi. Non può essere un’alternativa, non in un Milan che vuole costruire un futuro ben diverso dal recente passato.
I milanisti non vedono l’ora di ritornare a giocare le partite importanti, quelle con la musichetta della Champions. E questa sera hanno avuto un assaggio di quello che potrebbe essere, solo un antipasto parecchio indigesto.
Se davvero si vuole tornare fra le prime quattro, match con il livello tecnico e l’intensità visti stasera saranno il pane quotidiano. Faremmo bene a fissare nella mente questa partita persa cosi male contro questo Lille.
Le vittorie danno sicurezza nei propri mezzi ma le sconfitte – solo per chi le capisce davvero – aumentano la motivazione, soprattutto per chi, come il Milan di Pioli, è solo all’inizio di un percorso.
E la prossima tappa si chiama Hellas Verona. L’avversario giusto per capire se il Milan di questa sera ha fatto suoi gli insegnamenti di questa brutta partita.
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