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La guerra di Lotito e ADL a Sky: le grandi manovre del Calcio (INDISCREZIONE)

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Il Calcio italiano si starebbe svincolando, o perlomeno starebbe tentando di farlo con decisione, dal colosso americano SKY, l’indiscrezione arriva da ambienti molto importanti della politica e filtra come un sibilo nelle stanze che contano, portando con sè gli strascichi e i veleni di una guerra che potrebbe fare, a questo punto, morti e feriti. Sono ore febbrili non solo per quel che accade sui campi di calcio, ma anche e soprattutto per quello che sta accadendo in tema di diritti televisivi tra i “signori” del pallone italiano e le TV, più in particolare SKY.

E’ un dato acclarato che la Lega e il colosso della Comcast siano ai ferri corti, un po’ per il comportamento “arrogante” della TV a pagamento americana, un po’ per la diatriba post-Coronavirus che ha visto da un lato Dazn e Img disponibili ad onorare i propri debiti, dall’altro SKY, ferma e arroccata sulla propria posizione, nel pretendere un sostanzioso sconto sull’ultima rata da erogare ai club, in grande difficoltà.

Questo comportamento è stato maldigerito dai dirigenti del calcio italiano, con Lotito e De Laurentiis capofila del gruppo dei “ribelli”. Al momento, dalle stanze in cui si prendono le decisioni importanti filtra un gelo polare, perché non c’è nemmeno una trattativa tra le due parti, cioè manca la volontà comune di sedersi attorno ad un tavolo per trovare un accordo che accontenti tutti. Si andrà, dunque, in tribunale a colpi di carte bollate.

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De Laurentiis e la sua guerra “giusta”

Il presidente del Napoli, che ha la nomea di essere un personaggio fuori dai canoni, ma quando si tratta di affari è sempre molto oculato, pacato e riflessivo, non ha visto di buon occhio il comportamento della TV a pagamento, trovando largo sostegno da una parte importante del fronte, incluso Claudio Lotito.

E’ il produttore cinematografico a serrare le fila, con il sostegno del presidente della Lazio, lanciando il guanto di sfida e arrivando addirittura a minacciare di togliere il segnale all’emittente satellitare per le ultime sei gare di campionato. Perchè le ultime sei e non subito? Facile, perché SKY ha già pagato l’80% per la trasmissione degli incontri del campionato di Serie A, quindi si passerebbe in un baleno dalla ragione al torto. E De Laurentiis e Lotito, da vecchie volpi, sanno bene che se si vuol vincere una partita a scacchi, non si può sbagliare nemmeno una mossa.

La prossima asta come “Spada di Damocle”

Quel che preoccupa più della questione ultima rata è il futuro del calcio, che dipende direttamente dai milioni dei diritti TV, con la prossima asta per l’aggiudicazione dei diritti che stanno per scadere. Il mondo in piena emergenza Covid-19 sta cambiando, così come le economie dei paesi occidentali. Ci si attende una crisi su scala planetaria senza precedenti, i cui effetti stanno iniziando sin da ora a farsi intravedere. Questo cambia decisamente gli scenari anche dell’industria calcistica, perché i club avevano puntato su un introito a seguire il nuovo bando di almeno 1,5 miliardi di euro, da cui dipenderebbe la vita stessa del pallone del Belpaese. Una soluzione potrebbe essere “congelare” l’attuale status contrattuale e rinviare di un anno la prossima asta sui diritti, ma per ora, dati i rapporti col maggiore attore in gioco (SKY), resta un’ipotesi poco percorribile.

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L’asso nella manica di Lotito e De Laurentiis

E qui entrano in gioco i proprietari di Lazio e Napoli, capofila di una lunga schiera di presidenti che comprenderebbe anche Ferrero, Cellino e Comisso, tra gli altri. Quello che trapela timidamente dagli ambienti della politica e che vi riportiamo sotto forma di indiscrezione, è che si starebbe formando un vero e proprio “cartello” con l’obiettivo ambizioso di rimuovere SKY come Broadcaster della nostra Serie A. Ci sarebbe pronto un fondo miliardario, di cui non si conosce provenienza ed estrazione, che metterebbe i soldi necessari all’operazione che “libererebbe” di fatto il calcio italiano dall’essere ostaggio del colosso della Comcast (si parla, ma sono per ora soltanto rumors, di circa 15 miliardi di euro).

In questo scenario Aurelio De Laurentiis si occuperebbe di tutti gli aspetti di natura commerciale e contrattuale, lo sviluppo del brand del calcio italiano e degli aspetti marketing, mentre Ferrero, da par suo, metterebbe a disposizione tutta la parte tecnica, le attrezzature broadcast, i comparti tecnici e tutto ciò che servirebbe per mettere in piedi un progetto di tale portata.

Per ora si tratta soltanto di voci, per quanto molto attendibili e provenienti da ambienti importanti, ma niente di più. E’ chiaro che sarebbe una svolta epocale, nell’ottica della ricerca della tanto agognata autonomia del calcio, che esige di poter trattare indipendentemente la vendita dei propri diritti. Che sia la volta buona?

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