Approfondimenti
Buon compleanno, signor Presidente!
“Dream, believe, do, repeat!”
In italiano suona ancora meglio: “sogna, credi, fallo, ripetilo!”
Se è vero, come qualcuno dice, che senza la geometria la vita non ha punti di riferimento, allora bisogna dar credito ad una leggenda dalle dubbie origini indiane secondo la quale la vita di ogni uomo può dirsi “di valore” quando il segmento esistenziale può riassumersi non con aggettivi, ma utilizzando verbi.
Massimo Moratti è nato il 16 maggio del 1945, quarto di sei figli, in un momento in cui il papà Angelo aveva già esercitato vari mestieri: rilevato una torbiera, fondato una società per il commercio di olii combustibili, acquistato una miniera, realizzato una centrale elettrica, un centro manifatturiero, una vetreria ed uno stabilimento per la produzione di ceramica. Terminata la seconda guerra mondiale, poi, col piccolo Massimo che ancora non camminava, si aggiunse una raffineria acquistata in Texas, la realizzazione di uno dei più grandi insediamenti industriali in Sicilia e la creazione di una società per il trasporto petroliero marittimo. Poi, via via, la comproprietà del Corriere della Sera ed una serie di altri investimenti.
Insomma, quanto basta per vivere diverse generazioni di rendita, benessere e serenità, almeno economica. Ma se di cognome fai Moratti ed hai la capacità di raccogliere dai genitori quanto di meglio possono darti, vale a dire “ali” e “radici”, l’alternativa non esiste: si sogna, si comincia a crederci, lo si fa e poi… lo si ripete.
Chi ama il calcio, qualunque sia il club per cui fa il tifo, vorrebbe che – a capo di tutto – ci fosse un numero uno come Massimo Moratti, capace di fare il tifo per l’Inter, divenirne proprietario (come regalo per i primi 50 anni, nel 1995, 27 anni dopo papà Angelo) e più volte Presidente, avendo il coraggio di dimettersi nei momenti di difficoltà, ma collezionando dal 2004 al 2010 una serie incredibile di trofei, culminati in una stagione (2009/2010) che è passata agli annali come quella del “triplete” di José Mourinho.
Durante i ventuno anni da azionista del club (di cui diciannove da Presidente), l’Inter ha vinto sedici trofei, tra i quali spicca senza dubbio la Champions League vinta contro il Bayern Monaco il 22 maggio 2010 con doppietta di Diego Milito.
Javier Zanetti come primo grande acquisto, Ronaldo (il “fenomeno”) preso dal Barcellona, Paul Ince ingaggiato alla fine del famoso match del “calcio al tifoso” di Eric Cantona, Wesley Snejder acquistato dal Real Madrid seguendo il consiglio di un barman di Forte dei Marmi. Quattro tra i tanti pilastri di squadre fortissime, vincenti – però – meno di quel che era lecito aspettarsi.
Perché l’Inter di quegli anni è stata quella (tra gli altri) di Roberto Carlos, Diego Simeone, Alvaro Recoba, Christian Vieri, Adriano, Julio Cesar, Ivan Cordoba, Walter Samuel, Esteban Cambiasso, Dejan Stankovic, Sinisa Mihajlovic, Juan Sebastian Veron, Zlatan Ibrahimovic, Gabriel Milito e Samuel Eto’o.
Massimo Moratti è un gentiluomo da stretta di mano e sorriso sincero, capace di formalizzare il trasferimento di Luis Figo in nerazzurro facendo apporre una duplice firma su un tovagliolo di carta colorato in spiaggia.
Manca moltissimo nel calcio contemporaneo una figura come quella, fatta di passione e signorilità, dell’industriale Presidente della Saras.
Simbolo di un ventennio pieno zeppo di amore e del tutto scevro da pregiudizi, Massimo Moratti è stato uomo capace di mettersi in discussione, ma anche di alzare sempre l’asticella ed assecondare la voglia di vincere di un popolo che giammai dimenticherà l’occhialino intellettuale ed il sorriso sornione di chi – immedesimatosi nei colori che ama – è stato capace di diventarne l’emblema.
Settantacinque anni sono l’età giusta per voltarsi indietro e vedere la strada che s’è fatta. Osservarla costellata di soddisfazioni e piacevoli ricordi, consente di metter da parte inevitabili rimpianti e rimorsi sempre presenti, ma anche di guardare con fiducia in avanti, cercando – perché no – anche nuove ambizioni e sfide rinnovate.
Se è indubitabile, infatti, che non possa parlarsi di Moratti senza dire dell’Inter, è altrettanto impossibile raccontare dei nerazzurri senza ricordare prima il grande Angelo e poi, più di recente, l’eterno Massimo, tra tutti i Presidenti il più longevo.
E’ per questo che il 16 maggio non sarà mai un giorno qualunque.
“Dream, believe, do, repeat!”
Buon compleanno, signor Presidente!