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Angolo del tifoso

Lazio, l’irresistibile vizio della società: con una mano chiama i tifosi, con l’altra li allontana

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L’incomprensibile politica della Lazio sul costo dei biglietti allo stadio continua imperterrita, incurante (o troppo auto curante) del momento sociale che stiamo attraversando. Subito dopo l’uscita del calendario di anticipi e posticipi diramato dalla Lega Calcio per le prossime giornate è arrivata la mazzata che molti tifosi biancocelesti si aspettavano: il biglietto meno caro per assistere a Lazio-Milan del 24 Aprile costerà 40 euro. Una cifra spropositata per un tagliando di curva considerando non solo la stagione altalenante della squadra ma la qualità della visione, dai settori popolari, della partita.

Chi ha frequentato (e frequenta) le curve dello stadio Olimpico sa benissimo che le azioni che si svolgono dalla parte opposta della loro posizione sono spesso impossibili da decifrare. Se anni fa  bisognava tornare a casa per capire la reale dinamica dei gol segnati sotto l’altra curva adesso con i telefoni e lo streaming la cosa è più immediata ma rimane il fatto che si paga una cifra per non vedere.

Tifoso-cliente ma almeno vincente

Quello che rimane difficile da comprendere è il nesso tra gli appelli della società per la presenza dei tifosi, per l’importanza che rivestono nella vita della S.S.Lazio, e una politica dei prezzi che allontana la gente dall’unico vero momento di unione tra squadra e tifosi: la partita allo stadio. Una frase che colpi molto la tifoseria laziale a cavallo degli anni 90 e 2000 fu proferita dall’allora presidente biancoceleste Cragnotti: “I tifosi sono dei clienti”. Ma l’ex patron sapeva bene che i “clienti” se non si può agevolarli a livello di prezzi si dovevano invogliare sul piano della competitività e delle ambizioni, clienti si ma vincenti.

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La calcolatrice di Claudio

E allora conti alla mano il presidente Lotito fa quello che gli riesce meglio: trarre il massimo profitto dall’evento. Lazio-Milan sarà crocevia importante per il campionato rossonero, la cui colonia di sostenitori è folta in tutta italia. Meglio allargare il settore ospite e forse vendere 10mila biglietti ai milanisti che riempire lo stadio di laziali. Meglio trentamila a 50 euro di media che cinquantamila a 25. È matematica, sono soldi e pazienza per chi non ce la fa a spendere magari 80 euro insieme al figlio per una curva.

Giustificazioni e scuse

Un girone d’andata senza promozioni, senza agevolazioni, senza uno straccio di abbonamento che abbattesse i costi. “C’è il Covid, la pandemia, come si fa a fare gli abbonamenti” era la litania che spesso risuonava a giustificazione della linea di condotta societaria. Certo c’era e c’è per tutti, anche per le altre società che gli abbonamenti però li hanno fatti ugualmente e che anzi per riempire lo stadio hanno imventato promozioni mai viste, roba da compri uno (di biglietto)e ne vedi tre (di partite).

La china sembrava essere cambiata nelle ultime partite, prezzi bassi e politica intelligente, mano rivolta verso chi è sempre stato lì, al fianco della squadra. E invece ecco il colpo di genio, da stratega del marketing: prezzi esorbitanti per i settori popolari e giustificazione servita su un piatto d’oro a chi non aspettava altro che poter dire: “Sarei andato ma con questi prezzi…”

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Tanto chi è sempre presente, continuerà a farlo, sarà sempre lì, a quaranta, a dieci o a sessanta euro a partita. Ma è proprio a questi che la società ha dato lo schiaffo più sonoro, ha mostrato la sua irriconoscenza. “Non sarai mai sola” è un coro buono per gente facoltosa, gli altri aspettassero prezzi più popolari.

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