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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Tutto già visto

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Renato Veiga Juventus
Tempo di lettura: 2 minuti

La Juventus perde per 1 a 0 in trasferta a Parma e lascia per strada tre punti che avrebbero fatto molto comodo per la qualificazione alla prossima Champion’s League.

Tutti sanno quanto sia indispensabile centrare questo traguardo, a maggior ragione lo sa il buon Igor Tudor, la cui (eventuale?) permanenza sulla panchina bianconera è legata a doppio filo al conseguimento di questo obiettivo.

Senza contare che il destino di molti giocatori della rosa sarà determinato dal budget a disposizione a giugno, quando sarà tempo di fare le scelte in vista del prossimo campionato.

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Senza il denaro garantito dalla partecipazione alla più remunerativa delle Coppe, ogni cosa diventa complicata. E molti riceveranno l’invito a trovarsi un’altra squadra per sgravare il bilancio societario dai loro pesanti ingaggi.

Eppure, nonostante questa consapevolezza, il gruppo guidato dal tecnico croato, ieri, è apparso come la copia carbone della squadra gestita dal suo predecessore. Confusa, approssimativa e senza nerbo.  Tutto già visto.

Orgoglio, questo sconosciuto

Si è già detto, più volte, su queste pagine che nessuno pensa che Tudor sia un mago del calcio, provvisto di unguenti rivitalizzanti adatti a ribaltare ogni situazione. L’ex difensore è un allenatore nella norma, dotato di tanto buon senso e altrettanta buona volontà.

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Chi l’ha chiamato ha fatto leva sul suo senso di appartenenza al mondo bianconero e gli ha affidato il compito di stimolare innanzitutto l’orgoglio degli uomini a sua disposizione.

Restituirgli autostima e voglia di riscatto per la volata finale con vista sull’Europa del calcio che conta. Ma, a giudicare dalla prestazione in Emilia, il programma succitato è rimasto nel limbo delle buone intenzioni e il tanto invocato orgoglio è ancora uno sconosciuto nel suo spogliatoio.

Esattamente come nel recentissimo passato. Tutto già visto.

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Avere una meta

E, quando una squadra senza identità e senza una rotta da seguire incontra un’altra che ha voglia e obiettivi, cominciano i guai.

Il Parma ha una salvezza da inseguire e gli uomini giusti per farlo. Qualcuno di loro è già nel mirino dei grandi club, uno stimolo in più a farsi valere.
Tantopiù se ti trovi di fronte proprio uno dei suddetti grandi club: quale migliore occasione per dimostrargli che ha visto giusto? Il giovane difensore Leoni (nomen omen) coglie l’attimo: si incolla al suo diretto avversario, un poco convinto Dusan Vlahovic, e gli toglie il respiro per novanta minuti.
D’accordo che il centravanti serbo non è nella sua giornata migliore, d’accordo pure che i compagni non lo assistono come dovrebbero ma un marcatore cosi deciso e grintoso è una sentenza di condanna.
E non è la prima volta che gli capita, quest’anno. Tutto già visto.

Verdetto inevitabile

Riassumendo: l’attacco è spuntato e il centrocampo non gira a dovere.
Cos’altro resta  da fare, quindi, se non assestarsi in trincea e augurarsi che il bastione difensivo regga almeno fino al triplice fischio finale? Strategia obbligata, in questi casi: tutti dietro e che il cielo ce la mandi buona.

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Peccato però che la Sorte volga lo sguardo in un altra direzione e, invece, il centravanti dei parmensi abbia occhio e mira giusta per imbucare il pallone che da il vantaggio ai suoi e decide l’incontro.
Quello che succede dopo è un film già proiettato fino alla nausea in questa stagione.
Movimenti da isterici, palloni buttati in avanti alla rinfusa, frenesia ossessionante di liberarsi della sfera, imprecisione irritante nelle conclusioni.
Il verdetto inevitabile è la sconfitta, come da copione fin troppo prevedibile. Tutto già visto.

(Foto: Depositphotos)

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