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Premier League: Il punto dopo 26 giornate

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Premier League
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E’ una Premier League comandata dal Liverpool quella che stiamo vivendo. Di contro possiamo già dire che i flop portano dritto verso Manchester, laddove sia sponda City che United le delusioni sono scottanti.

L’ultimo turno si è infatti chiuso con gli uomini di Amorim che hanno pareggiato a Goodison Park contro l’Everton (ultima sfida disputata nel leggendario stadio prima che i Toffees cambino casa), e quelli di Guardiola che invece sono stati umiliati sul piano del gioco e del risultato dal Liverpool di Slot.

La lotta al titolo

Sembra quasi non esserci storia in Premier League visto che il Liverpool di Slot ha attivato fin dalla prima giornata la modalità “ingiocabili” e ha accumulato 19 vittorie, 7 pareggi e una sola sconfitta rimediata in casa contro la sorpresa Nottingham Forest. Una squadra che non ha abbandonato i vecchi concetti di Klopp e che non ha nemmeno cambiato la struttura della rosa.

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Ai Reds infatti bastava una ventata d’aria nuova per ritrovare quello smalto dei tempi migliori, grazie al quale ora si ritrovano a +11 sull’Arsenal secondo seppur con una partita in più. Meno pressing in avanti, più verticalità e nuova centralità per Momo Salah, autore di una stagione senza senso. Sono 25 i gol per l’egiziano conditi da 16 assist contando solo il campionato. Numeri da capogiro.

L’unica squadra che prova a tenerne il ritmo è l’Arsenal di Arteta. Dopo le ultimi due stagioni in cui i Gunners si sono ritrovati a battagliare contro il Manchester City, quest’anno credevano di poter puntare all’obiettivo grosso.

Tuttavia le cose non sono andate sempre nel migliore dei modi fin qui. Soprattutto ad inizio anno infatti la squadra del tecnico spagnolo faticava a trovare la via del gol con la stessa facilità con cui avveniva lo scorso anno. Frutto di un infortunio ad Odegaard, fantasista della squadra, che è stato più lungo e determinante del previsto.

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Ad alimentare i problemi ci ha pensato poi la sfortuna e la poca lungimiranza del club nell’andare ad acquistare una punta sul mercato di gennaio. Gli infortuni di Gabriel Jesus e Havertz (stagione finita) sono infatti stati il carico da 11 di cui Arteta avrebbe volentieri fatto meno.

Ora non resta che macinare punti per alimentare il sogno del titolo, ma lo sconfitta rimediata in casa nell’ultimo derby contro il West Ham non depone certo in questo senso.

Bagarre in zona Champions

Premessa: l’Inghilterra avrà certamente un quinto posto utile per l’accesso alla prossima Champions League in virtù del perfetto percorso fatto fin qui dalle squadre in Europa. Alla luce di ciò sono davvero tanti i club coinvolti nella lotta per un posto nella massima competizione continentale.

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Al momento quella casella la occupa il Newcastle, che guidato dal proprio attaccante Isak (19 gol in Premier) ha recuperato terreno dopo una prima metà di stagione difficoltosa. La squadra di Eddie Howe è reduce da un pirotecnico 4-3 al St. Jakobs Park contro il Nottingham Forest e vede nel mirino il City di Guardiola appena una lunghezza avanti al quarto posto in classifica.

Un gioco armonioso quello costruito dall’allenatore dei Magpies che sfruttano molto l’apporto dei terzini senza dare troppi riferimenti agli avversari. Centrale è in questo senso il catalizzatore Isak. Lo svedese si è ormai consacrato in Inghilterra ripagando l’investimento da circa 70 milioni fatto dal club qualche stagione fa.

Nella lotta Champions sono poi invischiati il Bournemouth, il Chelsea, l’Aston Vila e il Brighton. Quattro squadre in 4 punti. Riguardo ai primi possiamo dire che si tratta, insieme al Forest, della vera sorpresa di quest’anno. L’ex squadra di Howe, oggi al Newcastle, è un piccolo meccanismo perfetto reso tale da Andoni Iraola. Marchio di fabbrica? La propensione al pressing.

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Evanilson rimane come riferimento più alto, alle spalle si muove l’ex romanista Justin Kluivert, che solitamente prende il riferimento in seconda linea. Nel frattempo i due esterni alti,  Semenyo e Tavernier, rimangono in una posizione intermedia, pronti a seguire la diagonale esterno-interno in caso di un retropassaggio.

Il tutto suggellato da una ricerca della verticalità in fase di possesso che fin qui è stata vincente ed è anche forse la nuova frontiera del calcio moderno.

Guardiola, che succede?

Per chi avesse visto l’ultimo City-Liverpool la fotografia della stagione dei Citizens è un tiro di De Bruyne finito in fallo laterale. Proprio lui, l’uomo di maggior talento che però già da un anno sta pagando il conto dell’età che avanza e degli infortuni che aumentano. Parlando di infortuni ce ne è forse un che Guardiola non avrebbe mai voluto: quello di Rodri.

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Il pallone d’oro in carica si è fermato ad inizio anno per un infortunio al crociato ed ha aperto quella falla che sta facendo imbarcare acqua ad una nave che forse non arriverà in porto. La preoccupazione di una sanzione dalla FA ha aperto di fatto il nuovo ciclo che chissà se sarà con Guardiola in panchina.

Khusanov e Marmoush i due colpi costosissimi di gennaio, per quanto entrambi siano ancora acerbi per potersi caricare sulle spalle il peso di una squadra che nell’ultimo lustro è stata leggendaria. Al momento gli uomini di Guardiola si sciolgono come neve al sole alla prima difficoltà e ricostruire una macchina perfetta non sarà affatto scontato.

Capitolo Chelsea

Dopo i recenti disastri avvenuti nonostante le vagonate di milioni spesi dalla presidenza Boehly, il Chelsea sembrava aver cambiato marcia con Enzo Maresca.

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Via gli esuberi, rosa più corta ed un impianto di gioca basato sulla filosofia del suo maestro Guardiola. Fino ad un mese fa le cose stavano andando anche bene. I Blues erano secondi o terzi e vincevano nettamente diverse partite guidati da un Cole Palmer che è un giocatore di un’altra categoria.

Ultimamente però il meccanismo si è inceppato. Nelle ultime 5 gare infatti sono arrivate tre sconfitte contro City, Brighton e Aston Villa. Quest’ultima in realtà è stata figlia di un disastroso Jorgensen in porta. E verrebbe da chiedersi come mai dopo centinaia di milioni spesi i Blues siano da anni deficitari in quel ruolo.

Ad ogni modo il treno per L’Europa può ancora essere preso ma servirà ritrovare presto quelle certezze che erano state impiantate nella prima metà di stagione.

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La favola Nottingham Forest

Quanti di voi c’erano quando il leggendario Nottingham Forest guidato da Brian Clough alzava al cielo le due coppe dei campioni nel 1979 e nel 1980? Probabilmente in pochi se lo ricorderanno, ma quelle notti potrebbero ben presto tornare. La favola Nottingham è nuovamente d’attualità grazie alle idee in panchina di Nuno Espirito Santo e ad una stagione straordinaria di Chris Wood (18 gol per lui).

Dl suo arrivo nel dicembre del 2023 l’allenatore portoghese ha reso la squadra più solida, consentendole di rimanere in Premier League nonostante i quattro punti di penalizzazione che le erano stati dati per alcune violazioni delle regole economiche e finanziarie.

Sul piano del gioco la svolta è giunta questa stagione. Il Nottingham ha acquisito sempre maggior organizzazione e sicurezza, proponendo un calcio in controtendenza con quanto oggi fanno la maggior parte delle squadre di successo.

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Banalmente un’ottima fase difensiva e contropiedi ben organizzati con le sgroppate dell’ex Torino Ola Aina e dell’ex Chelsea Hudson-Odoi. Due velocisti che fanno al caso di una squadra che veloce ci va in tutto e per tutto. Terza in classifica davanti a colossi come City e Chelsea.

Il Nottingham Forest è inoltre la squadra con il minor possesso palla del campionato: mediamente la tiene per il 39,4 per cento del tempo. Come direbbe qualcuno il calcio è semplice, anzi Football is easy.

L’infinita crisi del Manchester United

Non c’è fine al peggio verrebbe da dire pensando al Manchester United. Una squadra che da anni fatica e stenta in campionato e non solo. Il cambio tecnico in panchina sembrava potesse far svoltare le cose, ma quando i problemi sono strutturali non c’è allenatore che tenga. Lo United va peggio di prima ed è 15esimo con 30 punti.

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L’unico motivo per cui non rischia di retrocedere è perché dietro vanno pianissimo, ma la situazione ad Old Trafford rimane da psicodramma. Una vittoria nelle ultime cinque per una squadra che non riesce da 13 anni nemmeno lontanamente a lottare per il vertice. A nulla sono serviti i miliardi spesi in questo decennio.

Chiunque arrivi a Manchester, sponda Red Devils, viene risucchiato in un vortice negativo come nel celeberrimo triangolo delle Bermude. A gennaio l’ultimo in ordine di tempo è stato Patrick Dorgu per il quale 40 milioni forse sono stati troppi.

Ad ogni modo Amorim e compagni dovranno ben presto archiviare anche questa stagione e provare l’anno prossimo, per una volta, a programma con serietà un progetto tecnico che non sia solo una collezione di giocatori costosi e dal buon potenziale, ma piuttosto uomini funzionali ad un idea di calcio che l’allenatore portoghese a Lisbona ha saputo trasportare sul campo.

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La zona retrocessione

Venendo alla lotta salvezza le squadre coinvolte sono soltanto quattro. Questo perché il Southampton, ultimo a 9 punti, è ormai già in Championship. A nulla è servito l’arrivo di Juric che francamente ha preso in mano una situazione disastrata. 

Rimangono coinvolti invece il Leicester, l’Ipswich Town e il Wolverhampton. Tre squadre per due posti con i Wolves che però hanno un discreto vantaggio di 5 punti sulle dirette concorrenti. Dal proprio canto il Leicester è delle tre quella con la peggior difesa e fa affidamento, una volta di più, sulle spalle di un leggendario Jamie Vardy che nonostante l’età prova a tirare ancora una volta la barca in porto.

(Foto:DepositPhotos)

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