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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – I limiti della prudenza

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Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

La Juventus torna dalla trasferta di Bruges con un altro punto in classifica, frutto di un pareggio a reti inviolate. Ma, considerando che siamo alla penultima giornata del girone di qualificazione, più che alle imprese in campo dei ragazzi di Thiago Motta, sui giornali tengono banco calcoli e percentuali di accesso.

Ai playoff, non a quello diretto agli ottavi di finale del torneo. Quello è appannaggio esclusivo soltanto delle prime otto  e sappiamo già che i bianconeri non sono tra queste. In altre parole, ci sarà da giocarsi il prosieguo nella manifestazione in due partite di spareggio. Dentro o fuori in 180 minuti. Senza alcun conteggio, stavolta.

Del resto, nel corso della stagione, ne sono stati fatti già tanti, probabilmente troppi. E cosa hanno prodotto? Soltanto la certezza di dover sempre inseguire gli altri, oppure di legare il proprio destino ai loro eventuali risultati negativi. I limiti della prudenza.

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Ritorno al passato

Fino a qualche mese fa si ironizzava su un tecnico interessato solo a conseguire il risultato, a prescindere da quanto fatto vedere dalla squadra sul campo. Allo stato attuale la situazione è peggiorata: non solo le piacevolezze estetiche continuano a latitare, ma anche i successi hanno fatto perdere le proprie tracce.

Eppure la società non ha badato a spese nel rifondare il gruppo, le facce nuove alla Continassa si sprecano. Denaro speso male? Abbagli nel valutare le qualità degli atleti ingaggiati? Incapacità dell’allenatore di impiegarli nel modo più adeguato? Tanti interrogativi, che si trascinano dall’inizio del campionato, e che, presumibilmente, non hanno una risposta definitiva.

L’unica certezza è che, vedendo la squadra giocare, si ha una terrificante sensazione di già visto, di un deprimente ritorno al passato. Tendenza ad assestarsi sempre negli ultimi trenta metri di campo, riluttanza ad alzare il baricentro della manovra, incapacità di rovesciare velocemente l’azione, mancanza di precisione nel concludere a rete.

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Tutti difetti ereditati dalla precedente gestione e non corretti dalla nuova, evidentemente affetta dalle stesse sindromi cautelari. I limiti della prudenza.

Ingressi ed esclusioni

Le idee conservatrici del mister italo brasiliano sono ben chiare già all’annuncio delle formazioni. Fuori i due giocatori più imprevedibili e creativi, il turco Yildiz e il portoghese Conceição, e spazio sulle fasce ai più muscolari Weah e Mbangula. Vero che questi ultimi due sono in ottimo stato di forma e non hanno demeritato più di tanto.

Ma, trovandosi di fronte una squadra come quella belga, esperta nel chiudere gli spazi per soffocare la manovra avversaria, sarebbe stato opportuno cercare di far saltare il muro tattico dei fiamminghi puntando sull’estro dei due fantasisti. Il fatto che siano stati inseriti solo nel finale di partita dimostra che si è deciso scommettere sui loro guizzi solo in extremis, ad ennesima riprova di una miope mentalità sparagnina. I limiti della prudenza.

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Ritmo basso

In mezzo al campo, dall’inizio, il brasiliano Douglas Luiz. In teoria dovrebbe essere lui a scandire i tempi di gioco, alzando ed abbassando il ritmo a seconda delle necessità. In pratica il numero 26 bianconero si limita a gestire comodamente la palla, dispensando tocchi vellutati con passo compassato.

I belgi ringraziano per tanta cortesia, si dispongono senza fretta nella loro metà campo e aspettano di vedere se la sfera riesce a materializzarsi a meno di trenta metri dalla loro porta. Nel qual caso sono pronti ad intervenire, altrimenti si possono perfino permettere il lusso di sorvegliare da lontano gli avversari, tanto rischi concreti non ne corrono.

Molto meglio nel secondo tempo, quando il fiato corto del carioca lascia la responsabilità dell’impostazione al più essenziale Manuel Locatelli, uno che, ogni tanto, si ricorda che nel calcio è indispensabile verticalizzare. Ed innescare giocatori di cui, altrimenti, non si capisce l’utilizzo. A cosa serve un Conceição se non può involarsi sulla fascia?

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Cosa può fare Yildiz se deve andarsi a raccattare palloni in mediana per poi cercare di trascinarli da solo fino alla porta avversaria? La potenza in progressione di un Koopmeiners quando si esprime? Tutti giocatori sminuiti dai limiti della prudenza

Il miraggio della rete

E, dulcis in fundo, l’anemia da gol. Se si fa una fatica immane a far avanzare il pallone, allora per metterlo in fondo al sacco serve uno sforzo sovrannaturale. Di certo non è la mansione abituale di Nico Gonzalez, scelto ieri per interpretare il ruolo di punta centrale. Al posto, e per scelta tecnica, di chi questo incarico ce l’ha in appalto. Per attitudine, valutazione e contratto Dusan Vlahovic dovrebbe disputare ogni match per mettere la palla in rete.

E, invece, la sua idiosincrasia alla marcatura, oltre a fargli giocare la reputazione, gli sta facendo perdere anche il posto in squadra. Esaurito ogni alibi relativo ad infortuni, è rimasto fuori perché ritenuto meno in forma di altri. E la sua esclusione, voluta e non forzata, apre ad ogni scenario, anche in considerazione del suo maxi ingaggio, vero e proprio macigno per le casse della società.

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I compagni non lo aiutano, lui non sa trarsi d’impaccio da solo, la rete assomiglia sempre più ad un miraggio. E, come se non bastasse, c’è un allenatore che non è più disposto ad aspettarlo, né a modificare l’assetto della squadra in modo più aggressivo per favorirlo. I limiti della prudenza.

(Foto: DepositPhotos)

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