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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Inferno, andata e ritorno

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Politano Napoli
Tempo di lettura: 3 minuti

Giocare col Milan, non solo nell’ultima stagione, non è stato mai cosa semplice.

Nei primi venticinque minuti, per nulla indimenticabili nonostante un avvio con un ritmo piuttosto elevato, la vera differenza è stata purtroppo nei portieri, con quello azzurro che ha perso un’altra occasione per rinsaldare le convinzioni di chi continua a credere in lui come uno dei migliori esponenti del ruolo. 

L’episodico vantaggio dei rossoneri, peraltro, ha cambiato del tutto lo storytelling del match. 

Il resto lo ha fatto Olivier Giroud, che con gli azzurri ha evidentemente un conto aperto, grande quanto l’ingenuità di Rrahmani nel lasciarlo colpire indisturbato alla mezz’ora nell’area piccola.

Rinunciare al centrocampo improvvisando Elmas accanto a Lobotka e Zielinski, quando hai di fronte avversari fisicamente più preparati e tatticamente meglio posizionati, è errore gravissimo, non giustificabile neppure con la precaria condizione di Anguissa e con alla brutta prestazione Champions di Cajuste.

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Inevitabile la figuraccia, con due gol subiti per effetto delle stesse dinamiche in mezzo al campo ed in difesa.

Rossoneri padroni del campo, con una sensazione abbastanza netta di essere addirittura in superiorità numerica sul rettangolo verde, tanta e tale è sembrata nei primi quarantacinque minuti la differenza tra le due squadre in campo.

Azzurri parsi in condizione fisica deficitaria, con corse all’indietro senza energia e contrasti poco decisi.

Di contro, avversari su ogni palla con coraggio e contrasti decisi, con buon palleggio e facilità di raggiungimento continua del limite dell’area, potendo correre bene anche sulla fascia grazie ai due terzini. Inesistente lettura della partita, solo maldestri tentativi.

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Le potenzialità reali dei Campioni d’Italia sono però parse evidenti nei primi venti – irreali – minuti della ripresa, quando la squadra di casa ha ripreso in mano la partita, dando la sensazione di poterla vincere in ogni momento, cambiando totalmente atteggiamento mentale e approccio alla partita.

Il calcio è psicologia, con un Milan in pieno controllo nel primo tempo che ha seriamente rischiato fino all’ultimo secondo della ripresa di andar via da Napoli senza neppure un punto a causa della foga con cui gli azzurri sono rientrati in campo dopo l’intervallo.

Sarebbe stato molto pesante perdere per i padroni di casa, che hanno reagito da grande squadra dopo un imbarazzante prima parte del match.

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Il 2-2 finale non accontenta probabilmente nessuno, neppure i puristi del calcio, poiché nei novanta minuti non sono mancati gli errori e le leggerezze da entrambe le parti, maggiori di numero rispetto alle belle giocate, che pure non sono mancate.

Il cambio totale di mentalità non è stata conseguenza dei tre cambi operati – di fatto – nello spogliatoio, ma la scelta di campo fatta da Rudi Garcia è servita quantomeno a dare una scossa a quelli che sono sembrati per lunghi tratti lontani parenti di coloro che hanno riportato lo scudetto sotto l’ombra del Vesuvio dopo trentatré anni.

L’inferno è, normalmente, lo stato di chi ha smesso di sperare.

Il Napoli pareva essersi arreso.

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Poi – però – è improvvisamente riemerso.

E’ sceso negli inferi, ma poi ne è tornato fuori con veemenza ed orgoglio.

Non si può raccontare la storia degli uomini senza ricorrere alle immagini dolorose e forti di condizioni poco piacevoli ed è per questo che non può ragionevolmente pretendersi la replica dello straordinario cammino della stagione passata.

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E’ lecito, pero, sperare che mai più si veda una squadra spenta, passiva e indolente come quella del primo tempo contro i rossoneri.

L’inferno, nel calcio ma anche nella vita, è assenza di idee, mancanza di felicità, penuria di valori e rarità di soddisfazioni con prevalenza di dolore e rabbia.

I giocatori in maglia azzurra sembravano totalmente risucchiati, indirizzati verso la terza sconfitta in casa dal sapore, già alla decima giornata, di una sentenza quasi definitiva.

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E’ tutto – però – nella mente, risiede tutto nel cervello e nella capacità di resistere nelle avversità.

L’ottimista ha l’obbligo di vedere sempre il mezzo pieno, concentrandosi – dunque – soprattutto sui venti minuti di alta qualità giocato quando si era 0-2.

Chi, invece, vuole evitare altre torture come quelle patite per 45 lunghi minuti al Maradona, deve rivederli tutti e novanta, deve porre dubbi, sviluppare riflessioni e trarre, forse, qualche conclusione.

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(Foto: Depositphotos)

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